Mentre ascolto partecipe le parole arrabbiate di una mamma precaria che l'ennesimo nano ha osato apostrofare con (in)sufficienza; mentre leggo in corrosivo silenzio la notizia che gli evasori hanno (ancora e ancora) vinto a nostre spese (e però in conformità formale di una legge scritta dagli evasori stessi). Mentre penso ad emigrare lontano, abbandonando le mie amate radici, la mia casa, la mia famiglia d'origine, per offrire ai miei figli la protezione che meritano da questo schifo. Mentre annego nell'amarezza di chi sa di valere di più di così, e però qui non può dimostrarlo, perchè da quando è nato sente riecheggiare questa dannata parola, "crisi", in tutte le declinazioni concepibili (economica, morale, finanziaria, occupazionale, diplomatica, petrolifera, cubana, mediorientale, coreana, araba, informatica, politica, fiscale, demografica, culturale, educativa, vocazionale, nucleare, bancaria, previdenziale).
Mentre faccio tutto ciò, in un sabato pomeriggio di giugno.
Vedo una rondine, leggera, sfilare via come un pensiero.
Un raggio di sole la rincorre, tiepido.
Tutto tace. Solo garriti e cinguettii.
Un campana lontana ci rammenta che è passato un'altro quarto d'ora.
Ringrazio di esserci.
Mi bevo un bicchier d'acqua.
Poi mi rimetto l'armatura.
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