Devo ammettere che sono molto preoccupata e triste.
La nostra Fagiolina, di solito piuttosto reticente nel raccontarci quello che fa a scuola (e viceversa, racconta poco a scuola di ciò che fa a casa) negli ultimi giorni, sempre più spesso, ha cominciato a lasciarsi sfuggire qualcosa. L'ultimo giorno prima delle vacanze di Pasqua, per esempio, mentre pranzavamo ci fa:
-Oggi ho pianto a scuola.
Noi abbiamo subito drizzato le orecchie. Fagiolina non piange quasi mai a scuola. Ce lo hanno confermato anche le maestre.
-E perchè?
-Perchè gli altri bambini mi prendevano in giro.
-E perchè ti prendevano in giro?
-Perchè io non sapevo il Natale.
Abbiamo tentato di capire meglio cosa significasse quest'ultima cosa, ma non ne siamo venuti a capo. Forse aveva confuso il Natale con la Pasqua? Forse non sapeva la poesia di Pasqua (ma a casa ce l'ha detta benissimo!)? Forse non sapeva le circostanze della nascita di Gesù?
Non siamo molto religiosi in famiglia, mentre la scuola dell'infanzia (privata) di Fagiolina è, proprio per statuto, di impostazione cattolica. Forse il fatto che a casa non catechizziamo nostra figlia fa sì che sia discriminata a scuola?
-Ma tutti tutti i bambini ti prendevano in giro? Che ti dicevano?
-Mi cantavano quella brutta canzoncina.
-Quale?
-"E. non la sa-a! E. non la sa-a!!"
Avreste dovuto vedere con che faccina ce lo diceva. Un po' tra il "voglio fregarmene" e il "mi dispiace" e il "ma perchè? perchè mi facevano questo??".
Fagiolina non è abituata alla competizione. Neanche riesce a spiegarseli certi comportamenti degli altri, ma capisce che c'è qualcosa di offensivo nei suoi confronti, e questo la addolora. Lei, il nostro treno in corsa, la nostra mangiasassi.
Ieri sera a cena, dopo il primo giorno al rientro dalle vacanze.
-A me non mi piace fare le schede. La maestra ci fa fare sempre le schede, io mi annoio.
Stiamo parlando delle schede di pregrafismo che, a quanto pare, da quest'anno sono entrate nel quotidiano della scuola. Bah.
-Tu glielo dici alla maestra che ti annoiano?
-Sì, però lei mi rimprovera sempre.
-E agli altri bambini piace fare le schede?
-Loro fanno sempre le gare. E poi mi prendono in giro, perchè io sono lenta.
-Ma a X (la sua amichetta del cuore) piace fare le schede?
-La maestra ha detto che X e io dobbiamo stare separate.
-Senti, ma tu lo capisci cosa devi fare nelle schede?
-No, io non lo capisco.
-Diglielo allora alla maestra che non hai capito...
-La maestra mi sgrida sempre.
Cosa dobbiamo cogliere da tutto questo?
C'è che mi dice che sono cose normali. Che non devo sentire solo la "versione" di mia figlia, ma anche quella delle insegnanti (certo, come se fossimo in un tribunale!!). Che magari Fagiolina ha interpretato male i fatti. Che le insegnanti hanno 28 bambini e non riescono a star dietro alle paturnie di ogni singolo. Che forse Fagiolina è un pochino immatura e fa fatica a seguire il programma (su questo... mah! Una bambina super-autonoma sotto tutti i punti di vista e poi "immatura" nel seguire i programmi scolastici. Sarà che i programmi non sono adatti alla sua età e lei, essendo meno arrendevole di altri bambini, quelli considerati "i bambini buoni" -schifosa definizione che qualcuno si ostina ad usare ancora- si ribelli all'imposizione?). Che forse Fagiolina fa per tutto il tempo
comunella con X e tutte e due si isolano dal gruppo e non danno più ascolto a nessuno. Che tutto questo le serve a "farsi le ossa", perchè tanto prima o poi nella vita le capiterà di incontrare la competizione e lo scherno.
Io e GF abbiamo un'altra versione.
Mi sembra che questa scuola voglia formare un esercito di bambini obbedienti e silenziosi. Che i bambini che restano indietro, i bambini che non capiscono, i bambini che semplicemente
non hanno voglia (di star seduti, di scrivere, di fare le schede/letterine/compiti/ecc.) e vogliono giocare vengano derisi e/o sgridati. Che il principale obiettivo della scuola dell'infanzia, e cioè la
socializzazione (non ce lo scordiamo!!!), sia stato completamente messo da parte e scansato dal dover preparare i bambini ad entrare trionfalmente, da vincitori, nella scuola elementare. Che il bambino che
non sta al passo non viene accolto, ascoltato, preso per mano e aiutato. Che si umilia e spaventa un bambino in difficoltà con la minaccia di allontanare il suo "rifugio": l'amichetto del cuore. Che le gare e le competizioni (il preambolo dei voti) sono incoraggiate e non avversate.
Stamattina, come molte altre mattine, Fagiolina ci ha messo un secolo a vestirsi per andare a scuola. Voleva giocare a nascondino, l'ho inseguita per tutta casa, abbiamo giocato a rimpiattino per mezz'ora. E mi sono chiesta se questo non sia il suo modo di dirmi che a scuola non ci vuole andare. Non ha mai fatto una lacrima all'ingresso a scuola, quando entra va sicura come sempre. Ma da qualche tempo quando la riprendiamo ha un faccino serio.
Questi sono i segnali che la nostra bimba ci sta mandando. Questi sono segni che NOI non vogliamo sottovalutare.
Fagiolina non è felice.
Questo è un fatto.
Ditemi tutto quello che vi pare a giustificazione della scuola, delle insegnanti, dei comportamenti degli altri genitori e di conseguenza degli altri bambini. Ditemi quello che volete, ma Fagiolina non è felice. Ed è nostro DOVERE fare in modo che, a 4 anni, lo sia.
E allora la scelta diventa facile: cambiare.