giovedì 22 maggio 2014

Crema di nocciole e... uova di Pasqua!

Già il titolo dice tutto, no?
Se anche voi, come me, vi ritrovate ANCORA per casa le uova di Pasqua che attendono l'estate per diventare un pappone impresentabile, ecco la ricetta che fa per voi.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare: non ho di sicuro inventato niente.
Di ricette di Nutelle fatte in casa sul web se ne trovano tante. Io sono partita da questo bellissimo sito (guardate anche il canale Youtube, molto ben fatto!), ma ho fatto come al solito le mie modifiche, in base agli ingredienti che avevo in casa. Soprattutto quelle malefiche uova di cioccolato al latte. Parenti, ve lo dico ora e spero che lo ricordiate la prossima Pasqua: uova fondenti, pliiiis!! :-)
L'escamotage del cioccolato al latte mi è comunque stato utile a risparmiare zucchero (non ne ho aggiunto affatto, visto che il cioccolato era già molto/troppo dolce), latte e olio.
Insomma, 10 minuti ed avrete una buonissima crema spalmabile.

INGREDIENTI

Nocciole: 200 g
Cioccolato al latte: 100 g
Olio di semi di mais: 50 ml

Tostate le nocciole per 10 minuti a 180°C nel forno, togliete l'eventuale pellicina. Frullatele poi alla massima potenza finchè non diventano una sorta di burro (ci vuole un frullatore potente: il mio non lo è abbastanza e la crema alla fine è rimasta un po' granulosa... ma quasi quasi lo scrocchierello ci piace!). Aggiungente poi il cioccolato a pezzi (le nocciole calde lo scioglieranno) e l'olio. Frullate fino ad ottenere la consistenza desiderata (se necessario potete aggiungere un po' di latte), invasate in contenitori di vetro.
Se non si aggiunge latte si può conservare anche fuori dal frigo, col latte secondo me è meglio mettere in frigo. Comunque io la consumerei entro una decina di giorni... se ci arriva!
Se si indurisce, basta una scaldatina al microonde o a bagnomaria e riprende la consistenza cremosa.


giovedì 8 maggio 2014

BREAKDOWN

Un turno orrendo. In 11 anni di guardie mediche non mi è mai capitato di essere stata offesa e umiliata così. Ho voglia di mollare questo lavoro di merda subito. Adesso. Poi penso che ho 3 figli e la pagnotta da portare a casa, e mi sento con l'acqua alla gola. Ancora un rospo da ingoiare. Ancora buon viso a cattivo gioco.

Ieri sera alle 21,45, mi chiama una signora. Mi spiega che ha dolore ad una caviglia da 2 giorni, che fa fatica a camminare. Che però il giorno prima ha fatto un ecodoppler arterioso e venoso agli arti inferiori, che non ha rilevato presenza di trombosi. Le chiedo se la gamba è rossa, se è calda, se è più gonfia dell'altra (per indagare l'ipotesi di flebite/tromboflebite, o di erisipela): niente. Le chiedo se ci sono stati traumi, se ha mai sofferto di gotta: niente. Dopo l'anamnesi farmacologica e rilevata l'assenza di interazioni, le consiglio terapia antalgica con paracetamolo, arto in scarico e applicazione di ghiaccio, e ovviamente osservazione. Al momento di chiedere le generalità, per annotarle sul mio registro di lavoro, la signora si inalbera, rifiuta di darmi il suo nome, perchè:
"come si permette di chiedermi il nome senza neanche essermi venuta a vedere? che razza di medico è lei? come c... si è permessa di indicarmi dei farmaci senza nemmeno avermi vista?"
La signora NON mi aveva chiesto una visita domiciliare, e io avevo interpretato la sua chiamata come una richiesta di consigli. Come avviene molte volte durante il mio lavoro. Come è previsto tra le mansioni del mio lavoro, tant'è che c'è anche una voce sul nostro registro: "consigli telefonici". Qual'è il dosaggio di questo farmaco? faccio bene a prendere questo con questi sintomi? quali sono le interazioni tra queste medicine? ho questo problema, vengo da lei o vado direttamente in pronto soccorso?
Le chiedo di darmi l'indirizzo, che non avevo capito che volesse una vista a domicilio, che peraltro non ritenevo indifferibile e urgente, ma che comunque sarei andata.
Mi chiude il telefono in faccia.
Dopo 15 minuti mi telefona la Centrale Operativa del 118, che aveva ricevuto una chiamata dai Carabinieri, i quali avevano ricevuto una segnalazione dalla signora per "omissione di soccorso" da parte mia. Spiego l'accaduto all'operatore, il quale mi mette in comunicazione con la signora e partecipa anche lui alla conversazione. La signora continua a sostenere che sono un'incapace, che ho rifiutato di visitarla. E rifiuta nuovamente di darmi l'indirizzo. L'operatore le dice: "signora allora dia l'indirizzo a me: se ritiene necessaria una visita urgente e non vuole la guardia medica le mando un'ambulanza!" E la signora risponde: "ma lei chi è? come si permette di scherzare?" e rifiuta nuovamente di dare l'indirizzo. La conversazione si chiude, vengo rassicurata dall'operatore, che lui scriverà: "l'utente rifiuta l'intervento" e si chiuderà tutto lì. Le chiamate al 118 sono TUTTE registrate, e questo mi tranquillizza un po'. Risulta evidente l'arroganza della signora.
Dopo altri 15 minuti mi chiama la Croce Gialla, presso la quale si è recata la figlia della signora per chiedere un intervento. I volontari mi chiedono se posso andare a domicilio. FINALMENTE ho l'indirizzo e vado.
A casa della signora vengo travolta da una valanga di insulti, da parte sua e della figlia.
"La chiamo 'signora' perchè lei come dottoressa fa schifo"
"Lei non capisce un cazzo"
"Tanto lo so che mettono a fare le guardie i medici incompetenti"
"Se volevo solo un consiglio telefonico chiamavo qualcun'altro, che cazzo me ne frega del consiglio della guardia medica, che tanto lo so che siete tutti incapaci? io volevo che venisse qui a farmi la ricetta!"
"Che me ne frega che lei è laureata? tanto lo so che ormai la laurea la danno a cani e porci!"
"Lei è la persona più maleducata del mondo"
"Tanto la denuncio! I Carabinieri mi hanno detto che lei ha fatto un'omissione di soccorso!"
"Lei voleva il nome da mettere sul suo bel registrino, così figurava che aveva fatto una visita che non ha fatto e che NOI paghiamo!"
E così via.
In questo clima, faccio la visita. Confermo TUTTO quello già detto telefonicamente: dalla visita non è emerso nulla di nuovo. Pratico un'iniezione di antidolorifico. ("eh, almeno le iniezioni le sa fare!").
Alla fine cerco di raccogliere tutta la mia calma (ne è rimasta ben poca) e ribadisco che la signora NON aveva richiesto una visita domiciliare, che comunque è mia facoltà valutare quali sono le situazioni meritevoli di visita e quali no, che svolgo CONTINUAMENTE consulenze telefoniche, che non sono i pazienti a decidere se io andrò o meno a visitarli, ma io, perchè io ho la capacità (e la responsabilità) di decidere se è necessario e urgente il mio intervento domiciliare.
Che mi denunci pure.
Che io non merito tutto questo.
Che faccio le guardie da 11 anni e che ho sempre lavorato bene e preso le mie decisioni in scienza e coscienza.
Che SE, e dico SE c'era stata un'incomprensione sulle necessità e richieste della paziente ('sta visita, me l'ha chiesta o no? COSA avrei rifiutato di effettuare? ciò che non mi era MAI stato chiesto??), che comunque io ero lì, e che se mi avesse detto subito il suo indirizzo non ci sarebbe stato bisogno di quel polverone. E che ero lì non perchè aveva chiamato i carabinieri, ma perchè FINALMENTE qualcuno mi aveva fatto sapere il suo indirizzo, e volevo chiarire le cose.
Alla fine erano più calme, lei e la sua figlia ventenne che si è permessa di dirmi di tutto e di più.
Saluti.

Uscita di lì tremavo come una foglia. Dalla rabbia, dalla frustrazione, dall'umiliazione. Ho fatto un giro in macchina per calmarmi, ho chiamato mio marito per sfogarmi e piangere lacrime di rabbia.
Non è giusto.
Il mio è un lavoro difficile, duro, specialmente se fatto con coscienza, come ritengo di farlo io, senza presunzione. Lo so che ci sono colleghi che non rispondono al telefono e dormono tutta la notte.
Io non l'ho mai fatto così: vado moltissimo a domicilio per essere tranquilla e non sbagliare diagnosi, visito tutti, anche neonati, mi impegno, cerco di essere sempre gentile.
Io non me lo meritavo.
Io che lascio tutta la notte 3 figli piccoli a casa senza di me, fin da quando avevano 4 mesi. Io che faccio e chiedo un enorme sacrificio alla mia famiglia.
Mi denuncerà. Scriverà ai giornali... non so. Le chiamate alla guardia medica non sono registrate, sarà la sua parola contro la mia, e si sa che i medici sono sempre degli imbroglioni fannulloni, no?
La verità è che siamo SOLI. Soli letteralmente, nelle lunghe notti negli ambulatori di periferia. E soli in senso figurato, di fronte alle pretese, alle arroganze e alle violenze di certi pazienti.

Fare le guardie mediche è faticoso e con pochissime soddisfazioni. Quando poi ti capita, come stanotte, di essere insultata così tante volte, la voglia di mandare tutto e tutti a cagare diventa irresistibile.