giovedì 26 luglio 2012

Si parte!

Malgrado la stanchezza, il caldo, i lavori per la nuova casa, i malefico virus che ci ha colpiti, noi si parte!
Si fanno quintali di bagagli, si stra-riempie il camper affittato per l'occasione e si va. Destinazione: Selva Nera, Baviera e Romantikstrasse. Germania, insomma. Che io, tra l'altro, non ci sono mai stata.

Sì, siamo matti. Ce l'hanno detto. Ci hanno detto: "ma perchè non siete andati a riposarvi in qualche albergo?" "ma non vi stancavate di meno a casa?" "ma come fate con tre bambini così piccoli?" e blabla.
Noi si prova. Vediamo come va. In caso ci fermiamo prima, tanto le provviste le carico su.
E poi siamo in carovana, con altre due famiglie di amici, ognuna col suo camper. 6 adulti e 7 bambini, di cui la più grande ha 7 anni, e il più piccolo 4 mesi.
Una sicurezza ce l'ho: ai miei figli i wurstel piacciono un sacco. E a GF piace un sacco la birra. Sul cibo  cascheremo bene.

A presto!!

venerdì 13 luglio 2012

Il miracolo della vita

Capita che un vecchio amico, dopo alcuni anni trascorsi in giro per il mondo, sia tornato al paesello natio. Capita anche che la compagna di questo vecchio amico aspetti il loro secondo bambino. La coppia vuole vivere la gravidanza e il parto in modo naturale e non medicalizzato: decidono pertanto di partorire in  casa, come del resto avevano fatto con il loro primo bambino. Di solito, chi decide di partorire a casa si fa seguire da una ostetrica, che si affida a delle precise linee guida.
Capita però che la coppia in questione non abbia voluto fare analisi, visite, controlli durante la gravidanza; che non voglia allertare l'ospedale vicino e il 118 quando inizierà il travaglio (come da linee guida), che non sia in possesso di esami che attestino l'assenza di condizioni a rischio per la mamma e per il bambino. Capita quindi che nessuna ostetrica si voglia prendere la responsabilità di assisterli durante il parto e che non vi siano neanche le condizioni per ottenere il rimborso spese dalla ASL di appartenenza.
Cosa fa la nostra coppia? Decide di partorire a casa, senza assistenza. Pensano: "il parto è un evento naturale, le donne sanno partorire da milioni di anni, non c'è necessità di una persona che dica ad una mamma come fare. Tantomeno di un medico".

Il travaglio fila liscio, la fase espulsiva dura pochissimo, la bambina nasce e sta bene. La mamma anche. Tutto è andato alla perfezione. Nessuno si è intromesso, nè prima, nè dopo, nè durante questo meraviglioso e terribile evento.

Due giorni dopo, il neo-papà vuole registrare la bimba all'anagrafe e si chiede quali documenti siano necessari. Si chiede se ci saranno problemi, visto che non ha alcun certificato medico. Telefona ad una vecchia amica, medico (che non sapeva niente del lieto evento), le annuncia la splendida novità e le chiede se può redigere tal certificato. L'amica, che è una dottorina non convenzionata e non ha mai sentito una cosa del genere, non sa che pesci pigliare, ma sa sicuramente che non può certificare una cosa a cui non ha assistito, e quindi rimanda l'amico ad informarsi all'anagrafe.

L'amica-dottorina passa poi due giorni a farsi un sacco di domande. A preoccuparsi. A cercare di dare un ordine ai pensieri. E anche a fare qualche telefonata per capire meglio cosa fare.
La dottorina, che di figli ne ha tre, tutti nati col cesareo vabè, ma che comunque di parti ne ha visti, si è sentita molto male di fronte a questa situazione. Spiazzata.
E se qualcosa fosse andato storto? Le donne partoriscono da milioni di anni, sì, ma a volte muoiono, anche. O i loro bambini muoiono. O rimangono con gravi handicap. Succede molto raramente oggi, non per fortuna, ma perchè la gravidanza e il parto sono seguiti da persone competenti. All'ospedale o a domicilio, questo importa meno. La dottorina si chiede se questa coppia sia del tutto incosciente o se accetti semplicemente la possibilità della morte come un'evento anch'esso naturale.
La dottorina in (piccola) parte un po' ammira questa donna così fiduciosa nel suo corpo e nelle sue possibilità. Un pochino le invidia questo parto così intimo, mentre lei ha visto un estraneo tirarle fuori dalla pancia i suoi tre figli. Ma pensa anche che questa donna abbia preso dei rischi troppo grandi, in nome di cosa... non si sa.
La dottorina pensa inoltre che questo vecchio amico non abbia fatto una cosa molto carina a chiederle quel certificato. In pratica le ha chiesto un falso. Ed è difficile pensare che non si sia reso conto di ciò che chiedeva. Tuttavia la dottorina ha fatto anche un po' di ricerca contattando colleghi, ostetriche, avvocati, per cercare di aiutare il vecchio amico. Si è sentita chiamata in causa, coinvolta, e non voleva che il vecchio amico passasse dei guai.
Infine, la dottorina pensa che la legge sia ben strana. Basta presentarsi all'anagrafe, fare un'autodichiarazione (sia il padre che la madre) e scrivere: "questa neonata è figlia mia", et voilà. Parlando per assurdo: ma se nessuno ha assistito all'uscita di quella bambina dal corpo di quella madre, come si è sicuri che sia figlia sua? che, sempre per assurdo, quella donna non sia andata in ospedale e non abbia rubato una neonata? la legge funziona quindi così: se un professionista assiste alla nascita, sono necessari documenti e certificati da portare all'anagrafe, mentre se nessuno ha assistito, la procedura è molto più semplice. Mah.

Insomma la dottorina, cioè io, mi sono trovata in crisi di fronte a questa scelta così radicale. Da una parte l'amicizia. La tolleranza verso chi la pensa diversamente. L'ammirazione verso la coerenza, anche se portata all'estremo. Dall'altra una distanza di idee che si rivela insormontabile. E il fatto che io appartenga a quella categoria, quella dei medici, così aborrita, non facilita le cose. E in mezzo ci sta anche il "trauma" dei miei cesarei, che rimarranno una ferita inguaribile nel mio subconscio.

Non mi sento di condividere la loro decisione. Nel confrontarmi con ciò che è accaduto, mi sforzo di ricordare Voltaire: 
"Ltolleranza è una conseguenza necessaria della nostra condizione umana. Siamo tutti figli della fragilità: fallibili e inclini all'errore. Non resta, dunque, che perdonarci vicendevolmente le nostre follie. È questa la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani".
Sono molto turbata.

domenica 8 luglio 2012

"Noi siamo ancora qui (...), noi non abbiamo paura!!"

Sono assente dal blog, lo so.
Scrivo un post veloce prima di tuffarmi di nuovo nell'affanno di queste giornate caotiche.
L'arrivo di Fagiolino non ha scombussolato le nostre routine tanto quanto i lavori per la nuova casa. E con questo dico tutto, perchè ogni neomamma sa quanto è complicata la vita con un nuovo bimbo per casa. C'è da dire che il bimbetto ha capito subito la situazione e ha avuto pietà dei suoi affaticati genitori: si fa sentire quando è ora di mangiare, si spara anche 5-6 ore di sonno notturno senza interruzioni, cresce senza fare storie. L'assetto notturno della famigliuola attualmente è così: GF, Fagiolina e Nanetto nella camera "grande", tutti e 3 nel lettone, io e Fagiolino nella cameretta (in 2 in un letto singolo). In attesa del trasloco, questa è la soluzione che ci fa dormire meglio.
Intanto Scipione, Caronte e Minosse impazzano sulla nostra mansardina di 40 metri quadri rendendola rovente. La sera, già alle 21, siamo disfatti dalla stanchezza e riguardiamo film visti e rivisti giusto per rilassarci un po'. In questi giorni tocca alla trilogia di Matrix.
La ristrutturazione della nuova casa è quasi conclusa. Fra poco si faranno gli scatoloni e ci si trasferirà.

Ieri io e GF ci siamo caricati e scaricati 700 kg di pacchi Ikea. Quando eravamo gggiovani, liberi e indipendenti, andare all'Ikea e passarci due ore a progettare il nostro nido d'amore era romantico e piacevole. Adesso, con il bimbo-zecca attaccato alla tetta e gli altri due da incastrare stile Tetris tra nonni e asili, è solo ESTENUANTE.
Cinque carrelli stracarichi da issare sul furgone (gentilmente prestatoci da amici), alle 14, sotto 40°C, e un bimbetto da tenere in braccio. Quando eravamo sul punto di cedere allo sconforto, un gentilissimo ragazzo di colore si è fatto avanti come un miraggio nella calura e si è offerto di aiutarci. Aveva delle braccine grosse come le cosce di GF, e ci è sembrato un dono del cielo. Anche perchè io, col Fagiolino in braccio, potevo giusto sollevare una matitina Ikea.
Al momento di salutarlo, gli abbiamo chiesto come si chiamava.
-Zion- ci ha risposto.
UAU!!!



Ommioddio.
Se il giorno dopo aver visto Matrix Reloaded incontri uno Zion grosso come Morpheus che ti salva la vita, come la chiami 'sta cosa? Destino? Coincidenza? Intervento divino?
Se capitano queste cose è un segno. Di cosa non so, ma è un segno.