domenica 31 luglio 2011

Supereroi

GF ha una maglietta, comprata ad un mercatino di Londra, che rappresenta un Batman panzone stravaccato su una poltrona a leggere e Robin che gli stira le camicie.

"Fagiolina, come si chiama questo qua che sta stirando?"
"Mhh...Robinne!"
"E quest'altro qua che sta leggendo?"
"Mhh... BANCOMAT!"

Eh, questo sì che sarebbe un supereroe utile!

venerdì 29 luglio 2011

Esperienze al nido - 2: La psicomotricità

Io, figlia di una maestra elementare, sento parlare di psicomotricità fin da quando ero bambina. Non avevo mai capito di cosa si trattasse con esattezza: immaginavo che i bambini a scuola facessero una specie di sport, chessò, una ginnastica pensata, o un pensare ginnasticoso. Anche perchè mi risultava difficile figurarmi mia madre che correva per la palestra o faceva gli addominali. E chi la conosce sa perchè.



Quando all'inizio dell'anno scolastico le educatrici di Fagiolina ci presentarono gli ambienti e le attività quotidiane del nido, posero grande enfasi sulla "Stanza magica": una grande sala piena di tappetoni, cuscini, stoffe, cordicelle, palle di ogni dimensione, dove i bambini sono liberi di scatenarsi e sfruttare liberamente tutto lo spazio e i materiali a loro disposizione. Nella Stanza magica si può correre, ballare, strillare, fare le capriole per terra e stare scalzi: bisogna rispettare le uniche regole di non farsi male e di non farne agli altri. Successivamente, i bambini sono invitati a rilassarsi e riposare; quindi si dedicano al disegno. Fagiolina, da bimba selvatica quale è, ha mostrato subito una particolare predilezione per la Stanza magica, e sia dalle sue parole che da quelle delle maestre abbiamo constatato che era uno dei suoi momenti preferiti al nido. Io ho sempre pensato: "Però, furbille 'ste maestre! Li fanno scatenare per bene, così poi i bimbi, almeno per un po', se ne stanno tranquillini!".
E invece no.
Non si tratta di una furbata. Si tratta proprio della famosa psicomotricità.
Ho avuto l'illuminazione grazie, ancora una volta, al libro dei lavori di Fagiolina. La Stanza magica mi si è rivelata quindi come uno strumento educativo molto potente. In fondo, bastava che leggessi con maggiore attenzione il progetto educativo* che il nido ci aveva fornito ad inizio anno: c'era scritto tutto!

Psicomotricità
Il metodo psicomotorio favorisce il processo di identità e crescita del bambino utilizzando:
  1. il gioco, dove tutto può essere sperimentato e dove ognuno può scegliere le soluzioni più adatte alla realizzazione di sé;
  2. il corpo, come sede della comunicazione non verbale, protagonista dello sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale.
La psicomotricità attraverso l’osservazione e le conoscenze delle tappe di sviluppo del bambino e le problematiche ad esse relative entra con tatto nel gioco del bambino, aiutandolo se necessario nell’evoluzione delle sue problematiche.
Le attività di psicomotricità avvengono attraverso l’utilizzo di oggetti e materiali particolari: materie morbide e dalle forme indefinite, quali stoffe e cuscini; palle di diverse dimensioni, consistenze e colori; corde di diverse lunghezze e consistenze; cerchi di diverse dimensioni; tubi o “bastoni” sia rigidi che morbidi;“materiale da costruzione”, ovvero cubi, parallelepipedi e cilindri che permettono di dar forma a paesaggi e scenari fantastici.
La psicomotricista annota le fasi più significative del vissuto  di ogni bambino.
Alla fase di gioco in movimento segue una fase di rielaborazione grafica per condividere le esperienze vissute e stimolare la coscienza rispetto ai messaggi che ognuno veicola con i propri gesti e comportamenti coscienti o inconsci; per questo al termine della seduta il bambino depone le emozioni del suo vissuto con il disegno.

Sfogliando il librone di Fagiolina ecco i commenti delle educatrici ai disegni fatti dopo la "seduta" di psicomotricità:
A settembre:
"Utilizza tutto lo spazio della stanza magica, gioca soprattutto con le stoffe, le piace farsi dondolare sulla palla grande e farsi coccolare. Ha quasi sempre un'espressione sorridente [...] Disegna con impegno e scegliendo accuratamente i colori [...]"

Stavano per arrivare parecchi cambiamenti. Ecco cosa scriveva Roby tre giorni dopo la nascita di Nanetto (io ero ancora in ospedale):
"Insiste per entrare nella stanza magica e la accontento. Inizialmente gioca con le stoffe, poi si rotola sui cuscinoni. Mi cerca per salire sulla palla grande e per farcela dondolare sopra. Ogni tanto è infastidita da una bambina, ma non si difende come ha fatto altre volte, scoppia subito a piangere. Provo a suggerirle di reagire, di rispondere che non vuole all'altra bambina, ma sembra più abbattuta, così per oggi decido di difenderla, ed intervengo quando la vedo in difficoltà [...] durante il riposo si sdraia su un cuscino e si copre con una stoffa celeste. Disegna a lungo."

Fagiolina sulle prime reagì bene alla nascita del fratellino, tanto da stupirci molto. La bomba scoppiò un mese dopo, con crisi di pianto e capricci. Al nido:
"Cerca molto il contatto corporeo, ogni tanto mi abbraccia, le piace quando la avvolgo con una stoffa e la trascino per la stanza, poi la sollevo e la dondolo sempre nella stoffa." 
E durante il periodo più difficile:
"Oggi non è serena come al solito, gioca sempre con le stoffe, ci si copre, vuole essere dondolata sulla palla, ma soprattutto cerca molte coccole e vuole stare in braccio. La accontento."

Il librone non manca di spiegarci anche il significato degli oggetti:
Materiali informi (stoffe, cuscini, acqua) rappresentano il vissuto concreto della prima fase della vita. E' il passaggio dall'appagante sicurezza del contenimento materno (all'interno del quale non c'è però alcuna evoluzione, crescita, riconoscimento di sè) ai rischi e alle responsabilità (ma anche alle grandi soddisfazioni) del vivere e del doversi battere per realizzare i propri desideri.
Palla di gomma morbida, più o meno grande, è il simbolo dell'individualità. Le palle grandi possono rappresentare un corpo grande o parti di esso (pancia, seno)  sul quale abbandonarsi e ricercare sensazioni di intenso piacere e di forte regressione. Per un bambino la palla media è spesso l'immagine di sè stesso, mentre le palle piccole possono rappresentare parti di sè o "pezzi" della sua identità non ancora integrate. Spesso vengono tenute insieme come dei beni preziosi.


E' incredibile come riusciamo ad assistere ai moti più reconditi dell'animo di un bambino (moti di cui il bambino stesso ha scarsa percezione) grazie a dei materiali così semplici. Le educatrici, che semplicemente hanno offerto gli strumenti giusti al momento giusto e sono poi restate ad osservare, ci hanno aperto una finestra sull'anima di Fagiolina!


*Ancora una volta mi rendo conto di come siamo stati fortunati a poter mandare Fagiolina in questo nido. Ho scoperto che non è così scontato che un nido, o una scuola materna, abbiano e forniscano un progetto educativo chiaro, ampio e interessante come quello che ci è stato consegnato (e che comunque si poteva anche scaricare da internet dal sito dell'azienda che lo gestisce). 

mercoledì 27 luglio 2011

L'educazione alla libertà

In questi giorni ho parecchio da lavorare, tra guardie notturne e sostituzioni diurne, per cui sono un pochino assente dal blog. Ho iniziato da poco il libro "Educare alla libertà", che riassume alcune pagine de "Il metodo della Pedagogia Scientifica applicato all'educazione infantile delle case dei Bambini", di Maria Montessori.



Che donna!

"Un metodo educativo che abbia per base la libertà deve intervenire per aiutare il bambino a conquistarla e deve avere per mira la sua liberazione da quei legami che ne limitano le manifestazioni spontanee. A mano a mano che il bambino procederà per questa via, le sue manifestazioni spontanee saranno più limpide di verità, rivelatrici della sua natura. Ecco perchè la prima forma di intervento educativo deve avere lo scopo di condurre il bambino sulle vie dell'indipendenza."

Tutto questo lo scriveva 100 anni fa.

Per questa estate mi sono regalata anche: "Il bambino in famiglia" e "L'autoeducazione", sempre della Montessori, e "L'educazione dei figli" di Rudolf Steiner.
Per un costruttivo confronto fra i due pensieri, ecco un post interessante su La casa nella prateria

lunedì 25 luglio 2011

Le 100 cose che mi piacciono

Con questo post partecipiamo alla Caccia al Tesoro 2011 "Sogni e Desideri" di Mammafelice.
Il tema di questa settimana è 
"Le 100 cose che amo".


Io, in generale, non amo molto le liste. Faccio fatica a selezionare, e poi a mettere in fila. E poi non mi piace fissare su un pezzo di carta (o su un pezzo di web, in questo caso!) quello che amo/odio/quelchevivieneinmente: mi sembra che poi, per dovere di coerenza, non si possa più cambiare idea. Uffa! Io sostengo il diritto a cambiare idea!
Comunque, la lista del mi piace/non mi piace mi ricorda tanto l'inizio de Il favoloso mondo di Amelie, film che io adoro:


Nella lista non metto l'amore per mio marito e i miei bambini. E' ovvio. Sono fuori gara.

Ecco qua 80 motivi per cui vale la pena vivere, svegliarsi alla mattina, fare fatica... completate voi la frase. Non sono in ordine di importanza. Ho lasciato 20 posti vuoti per lasciare spazio alla mia incoerenza!

1) Annusare il collo dei miei bimbi mentre dormono
2) Mangiare il gelato della nostra gelateria preferita. E poi prenderne un altro. E se ho voglia, pure un altro.
3) Guardare il tramonto al mare.
4) Fare un'immersione subacquea in notturna quando il mare è una tavola e c'è la luna piena.
5) Rompere la crosticina della crema catalana col cucchiaino.
6) Vedere e rivedere L'attimo fuggente.
7) Sperimentare una nuova ricetta.
8) Camminare scalza.
9) Le lenzuola profumate di pulito.
10) Suonare Debussy al piano.
11) Cantare tutti insieme ad un concerto.
12) Stare sotto le coperte quando fuori piove o nevica.
13) Dormire una notte tutta intera.
14) Fagiolina che mi abbraccia stretta stretta quando sto per uscire per lavorare.
15) Le risate squacqueranti di Nanetto.
16) Le lettere d'amore di mio marito.
17) La focaccia ripiena calda della nostra pasticceria preferita.
18) Guidare la macchina all'alba.
19) Fare un falò sulla spiaggia.
20) Guardare le stelle cadenti la notte di S. Lorenzo.
21) Allattare i miei bimbi.
22) Guardare la cerimonia d'apertura delle olimpiadi.
23) Cenare d'estate in terrazzo, a lume di candela.
24) Trovare le giuste diagnosi e cure per i miei pazienti.
25) Leggere, leggere, leggere. Avere tanto tempo per leggere.
26) Raccogliere i miei pomodori che sanno di pomodoro e mangiarmeli subito.
27) Trovare qualcosa di carino nel negozio di vestiti usati.
28) Girare per i mercatini di quartiere di Parigi.
29) Organizzare una bella cenetta per gli amici.
30) La bruschetta cotta sopra la brace.
31) I picnic del primo maggio.
32) Mangiare di fronte al camino in un pub irlandese.
33) Fare le coccole in piscina coi miei bimbi.
34) Dipingere.
35) Andare al cinema a piedi o in bici tre volte per settimana. Vedere tanti tanti film.
36) Godermi la meriggia*.
37) Passare ore alla National Gallery di Londra.
38) Uscire da una libreria con due sacconi pieni di libri nuovi e profumati.
39) Il sushi.
40) Bere un birra fresca con mio marito.
41) Vincere una partita a biliardo. O a freccette. O a tresette.
42) Trovare un panorama inaspettato all'uscita di una galleria.
43) Decorare una torta per una persona cui voglio bene.
44) Guardare il panorama dalla scalinata de Le Sacre Coeur a Parigi, di notte, con GF.
45) Dare un consiglio azzeccato.
46) Passare una serata con i miei due storici compagni di spetteguless.
47) Trovare le parole giuste in un'altra lingua.
48) Fare una medicazione a regola d'arte.
49) Trovare un blog interessante e leggermi tutti i post.
50) Un percorso benessere in una SPA con un'amica.
51) Fare le copertine a maglia per i miei bimbi.
52) Fare punto a pallavolo con una bella schiacciata (eh... questo è un ricordo di anni e anni fa!!).
53) Accarezzare il mio gatto.
54) La cioccolata calda con panna. La Nutella. Il cioccolato fondente extra-amaro.
55) Chiacchierare con gli amici fino all'alba.
56) Fare l'ultima discesa con gli sci al tramonto, quando le seggiovie hanno ormai chiuso e tutti se ne sono andati.
57) I viaggi: lunghi, corti, lontano, vicino, avventurosi, rilassanti, da sola, in compagnia. I viaggi sempre!
58) Sentire i primi calcetti dei bimbi nella pancia.
59) La mano di GF che mi sfiora sul banco di scuola.
60) L'odore di un libro nuovo.
61) Risolvere un cruciverba "per solutori esperti" della Settimana Enigmistica.
62) Prendersi un intero week-end per riguardarsi la trilogia de Il signore degli anelli extended version.
63) I bimbi che mi si addormentano in braccio.
64) Le capriole e i salti sul lettone.
65) Chiacchierare con GF. O anche stare zitti. Insieme.
66) Un massaggio dall'estetista.
67) Un vestito che mi sta bene.
68) Fare il presepe. Preparare i cappelletti con mamma e nonna la sera della vigilia di Natale.
69) Le riunioni di famiglia, ma senza litigate.
70) Ascoltare una canzone che mi piace a tutto volume in macchina.
71) Riguardare le foto di quando ero piccola.
72) Dire quello che penso senza peli sulla lingua.
73) Una passeggiata nel bosco che odora di muschio.
74) La cucina bella pulita e lucida.
75) Riconoscere l'odore di mio marito sui miei vestiti.
76) Gironzolare con calma al piano inferiore dell'Ikea.
77) Leggere un bel fumetto.
78) Un cameriere gentile, un ristorante attrezzato per i bambini.
79) Rimanere incantata di fronte alla Nike di Samotracia al Louvre.
80) Cucire qualcosa di carino per me o per gli altri.

* Meriggia: è la penombra sotto gli alberi nel primo pomeriggio di primavera/estate, stesi sul prato. E' uno stato, un luogo, una condizione esistenziale...  ;-)

giovedì 21 luglio 2011

Esperienze al nido - 1

Questi sono, per Fagiolina, gli ultimi giorni di asilo nido: a settembre passerà alla scuola materna. Io e GF cerchiamo di approfittare delle ultime mattinate Fagiolina-free: i dieci giorni di vacanza (ah! ah! ah!) in montagna ci hanno ricordato la fatica di gestire 24 ore su 24 i "terrible twos".

Durante la festa di fine anno al nido (che comunque rimarrà aperto per tutto luglio), le educatrici ci hanno consegnato un bellissimo librone rilegato a mano con materiali riciclati: si intitola "Esperienze al nido" e raccoglie tutti i disegni, i pasticci e i lavoretti "prodotti" da Fagiolina.



Il libro è suddiviso in sezioni, ed ogni sezione è preceduta da brani delle opere della Montessori, di Piaget o di Steiner che aiutano ad interpretare ciò che segue. Ci sono inoltre foto di Fagiolina durante le attività quotidiane, i testi delle canzoncine cantate durante l'anno, un video, i commenti delle educatrici ai disegni o alla giornata appena trascorsa.

Questo libro mi ha commossa. Sfogliarlo è stato come ripassare un anno intero di grandi emozioni. E' stata inoltre un'occasione in più per constatare che Fagiolina ha già una vita sua: impara, sperimenta, cresce (anche) senza di noi.
In questo anno Fagiolina è stata accolta con entusiasmo, seguita con attenzione, accompagnata con rispetto. E' cresciuta tanto, grazie alla compagnia degli altri bimbi e alla guida delle educatrici.
Il libro ci ha aiutato a capire meglio le premesse su cui si basavano alcune attività o le finalità di quelli che ci sembravano semplicemente "giochi". Abbiamo anche  compreso finalmente le parole delle canzoncine che Fagiolina canticchiava a casa!

Io vorrei ringraziare, dalle pagine di questo blog, le educatrici di Fagiolina: Roberta, una guida sempre serena, attenta e sicura, Loredana, allegra e materna, e Maila, dolce e tenera. Siete state splendide, avete fugato tutte le nostre incertezze sull'opportunità di inserire così presto Fagiolina in un contesto "scolastico". Temevamo che venisse imbrigliata, addomesticata, inquadrata; l'avete invece incoraggiata ad esprimersi liberamente, l'avete guidata nella scoperta della socialità, l'avete sostenuta nei suoi momenti di difficoltà. Sempre col sorriso sulle labbra, sempre serene. Grazie.

Questa è la frase che introduce il libro del nido:

"Non si può essere liberi se non si è indipendenti; quindi, ai fini di raggiungere l'indipendenza, le manifestazioni della libertà personale debbono essere guidate dalla primissima infanzia." (M.Montessori)
Una fan come me del metodo Montessori non poteva non andare in brodo di giuggiole!


L'esperienza col nido è stata talmente positiva che siamo molto, molto spaventati dal passaggio ormai prossimo alla scuola materna. Sarà difficile trovare un così bell'ambiente.

mercoledì 20 luglio 2011

Un abito da ballo

Ho cucito il mio primo vestitino per Fagiolina: è impreciso, un po' stortignaccolo, ma le è piaciuto un sacco, e ha deciso che sarà il suo abito da ballo. Come Cerenentola, la sua eroina.
Io sono molto orgogliONA della mia prima arricciatura!


Il tessuto è Gullan Frukt di Ikea, il modello è di Claudia de: La casa nella Prateria.

lunedì 18 luglio 2011

Un'avventura da vivere insieme

Con questo post partecipiamo alla Caccia al Tesoro 2011 "Sogni e Desideri" di Mammafelice.
Il tema di questa settimana è
"La felicità è un'avventura da vivere insieme".


Barbara scrive:
Non c’è modo di essere felici da soli, e solo per se stessi. Non c’è modo di godere appieno della felicità se non possiamo condividerla esageratamente, raccontarla, abbracciarla, piangerla e riderla, conservarla e dividerla in porzioni uguali. [...] Scrivete la lettera che non avete ancora scritto; fate la telefonata che avete rimandato; dite il ‘ti amo’ che non avete avuto il coraggio di dire, date l’abbraccio che non avete ancora osato dare.


E allora la scrivo qua, questa lettera:
"Caro GF, è da quando ci siamo sposati e abbiamo avuto i bambini che non ci scriviamo. Strano, per un rapporto che nacque -ormai sono vent'anni!- in maniera perlopiù epistolare. Anche se eravamo a soli 3 banchi di distanza. Adesso siamo vicini di scrivania, e ti scrivo di nuovo. Non ho grosse cose da dire, grandi emozioni da svelare, rivelazioni da fare. Ci diciamo già tutto. Magari da una parte all'altra della porta del bagno, o con i figli urlanti in braccio. E quel che non ci diciamo, lo pensiamo insieme: una testa in due! Senza di te non c'è modo che io sia felice. Di sicuro noi la nostra felicità la condividiamo "esageratamente", come dice Barbara:  non c'è nulla che non viviamo insieme. Ti ricordi? La mattina del nostro matrimonio raccogliemmo i girasoli per le decorazioni in chiesa, e tutti ci dissero: "Ma siete matti? Lo sposo non deve vedere la sposa oggi!!". E noi a ridercela, perchè era bello fare anche quegli ultimi preparativi insieme. 
Forse un tempo speravamo in un futuro più originale. Immaginavamo più viaggi, più scoperte, più suspence. Sognavamo altre crociere indiane, altre albe africane, altri tramonti scozzesi, altre immersioni tropicali. Ora ce ne andiamo a letto alle dieci di sera, sfiniti dopo giornate per lo più casalinghe. I salti e le capriole serali  coi bambini sul lettone sono la nostra avventura quotidiana. Sono la nostra felicità condivisa.
Adesso stai vivendo un periodo di incertezze e delusioni e forse ti sembra che io non ti capisca. Forse è vero, forse no. Però ci provo, di questo puoi esserne certo. E ti appoggerò, qualsiasi cosa tu scelga. Faccio fatica ad adattarmi ai cambiamenti (retaggio familiare?). Ma se siamo insieme ce la facciamo, questo è certo. Abbiamo ancora tante avventure davanti, e che siano l'inserimento all'asilo di Fagiolina o i primi passi di Nanetto o un nuovo viaggio in India, le vivremo di sicuro insieme.
Un bacio,
Marghe."






Metto qua anche la foto del panorama dalla nostra veranda a Lobange, in Camerun. Alle 6 del mattino, appena svegli e pronti per una giornata di lavoro e impegni, prendevamo il caffè di fronte alla nebbiolina che saliva dalla foresta. Malgrado le formiche, i ragnoni nella latrina dietro casa, la mancanza d'acqua ed elettricità, la paura delle zanzare, la pioggia tropicale, le voragini in mezzo alle strade... ecco, quello era un momento unico e indimenticabile. Ed anche lì eravamo fianco a fianco.

domenica 17 luglio 2011

Guest post: ma quanto deve studiare un medico. Ma COME dovrebbe studiare un medico??

Ecco, qui Giulia ha espresso quello che ho vissuto e penso anche io.

Piccoli Vichinghi: Ma quanto deve studiare un medico

E, visto che ci sono, vi racconto come è andata a me.

IL CORSO DI LAUREA IN MEDICINA E CHIRURGIA
Durante gli anni di università sono sopravvissuta a ben DUE riforme: il numero di esami che dovevo ancora sostenere si dilatava e si restringeva a seconda di come giravano al Ministro di turno. Vecchio, nuovo, nuovissimo ordinamento: noi non sapevamo più cosa studiare, i professori non sapevano più cosa spiegare. E poi c'erano i professori che non spiegavano affatto: vecchi baroni che stavano lì da un tempo immemorabile, che non mettevano più piede in ospedale da secoli, che non avevano alcun contatto con la realtà clinica. Per non parlare di quelli -dei pazzi da barzelletta, ormai- che ci raccontavano dei mal di pancia del loro cane. E malgrado le proteste di noi studenti, le lettere al preside, i commissariamenti, nessuno poteva -o voleva- spostarli di lì, prendere atto che erano tappezzeria, che erano vergognosi.
Ho passato un'infinità di ore e giorni e mesi sui libri.
I tirocini pratici: 15-20 studenti in fila dietro ad un medico che faceva il giro del reparto alla mattina. Eravamo talmente tanti che non riuscivamo neanche ad entrare nelle stanze dei malati, figurarsi a fare un'anamnesi o un esame obiettivo. I primari ci fecero presto intendere che i tirocini erano solo una rottura di scatole, che prima ci levavamo di torno, e meglio era per tutti. Non so quante volte ci dissero: "Restate a casa. non venite in reparto, ci stareste solo tra i piedi. La certificazione della frequenza ve la diamo lo stesso".
E tu, quando sei studente, non hai un'idea di cosa sia importante e cosa no. Ti sembra che solo superare l'esame sia importante, aver tempo di studiare (sui libri) è la tua priorità. Se invece di trascorrere una noiosa mattinata a fare il codazzo in reparto ti danno la possibilità di startene a casa a studiare, ti sembra che ti abbiano fatto un regalo. E invece in quel momento ti stanno rubando un diritto. Quello alla formazione. Ma tu hai solo 20 anni, non sai minimamente cosa ti aspetta fuori, non ti rendi conto di quale fregatura ti stanno dando.
Io mi sono laureata col massimo dei voti, e pure la lode. Ero un medico-chirurgo!!
E non sapevo fare nemmeno un'intramuscolo.

IL POST LAUREA
Mi sono detta: adesso, durante il tirocinio post-laurea, forse farò qualche cosa di pratico.
Sono incappata in un'altra delle innumerevoli riforme. Quell'anno il tirocinio post-laurea è stato eliminato, per poi essere ripristinato l'anno successivo. Ma io sono capitata in quell'anno là, e il tirocinio non l'ho fatto. Ho dato l'Esame di Stato, mi sono abilitata.
Potevo FARE il medico. Presa dal giusto terrore, decisi di mettere da sola qualche pezza alla mia formazione: tirai fuori soldini e buona volontà, mi pagai un'assicurazione e andai a fare la tirocinante VOLONTARIA. Scelsi il Pronto Soccorso di un piccolo Ospedale, perchè nel nostro grande Ospedale Universitario venivi sempre DOPO: dopo il primario, dopo tutti i medici, dopo gli specializzandi, dopo gli infermieri, dopo gli studenti di infermieristica. Mai nessuno che trovasse un minuto da dedicare alla tua preparazione. Almeno, nell'ospedaletto di periferia, qualcuno si prese la briga di insegnarmi a fare le suture. Andavo alle 7 di mattina ad imparare a fare i prelievi, con gli infermieri. Andavo tutti i pomeriggi nello studio di un medico di famiglia ad imparare almeno a compilare una ricetta, che manco quello l'università mi aveva insegnato.

LA SPECIALIZZAZIONE
Speravo che con la specializzazione (in malattie infettive) le cose sarebbero migliorate.
La prima cosa che il mio professore di specialità mi disse, appena superato il concorso di ammissione fu:
"Margherita, tu devi stare in laboratorio, perchè sei brava. Di medici che sanno palpare pance ce ne sono anche troppi. Tu imparerai a fare LA RICERCA."
Peccato che io non sapevo manco palpare le pance.
La seconda cosa che mi disse fu:
"Margherita, mi raccomando, non farti mettere incinta".

Ho avuto discussioni infinite per poter andare TUTTI I GIORNI in ambulatorio. Ho dovuto contrattare: se la mattina volevo stare in ospedale, sarei dovuta restare fino alle 19,30 in laboratorio alla sera. Tutti i giorni 12 ore. Anche un sabato sì e uno no. Ho dovuto lottare per usufruire di quello che era un mio diritto: imparare. E sapete perchè? Per una questione politica. Perchè il reparto di malattie infettive, che io avrei dovuto frequentare, era ospedaliero. Cioè: non universitario. Cioè: con un primario diverso dal mio professore di specialità. Cioè: un rivale, un nemico, un'altro gallo nel pollaio.
A chi non è uso alle assurdità italiane sembrerà strano, ma esistono queste cose: una scuola di specializzazione universitaria che non ha il relativo reparto in ospedale. Riuscite ad immaginare una scuola di specializzazione in chirurgia che non ha sale operatorie dove far lavorare i propri studenti? Ecco, una cosa così.
Io, la pupilla di X (professore universitario), non dovevo finire nelle grinfie di Y (primario ospedaliero): hai visto mai che Y mi avesse insegnato qualcosa e io, invece di restare a fare la ricercatrice/biologa nel laboratorio di X, me ne fossi scappata per andare a lavorare nel reparto di quel cattivaccio di Y??
Due anni in ambulatorio, due anni in reparto (ma attenzione a non imparare troppe cose da Y, eh!, ascoltalo con moderazione!). Questo abbiamo ottenuto, e già era un grosso passo avanti rispetto agli specializzandi che ci avevano preceduto.
Però ho imparato a fare la biologia molecolare, a distinguere i differenti plasmodi della malaria al microscopio, ad allestire delle colture cellulari. Tutte cose molto utili di fronte ad un paziente con la febbre, o la diarrea o una polmonite.

IL POST-SPECIALITA'
Una volta specializzata il professore X mi chiese di restare. A gratis. Nell'attesa che di trovare una fantomatica borsa di studio. Intanto, mi sarei potuta mantenere con le guardie mediche. Vale a dire: vai a lavorare di notte, così di giorno continui ad essere la mia schiavetta.
Me ne sono tornata al paesello natio.
Ho mandato a cagare l'università e il suo mondo marcio.
Ho vinto il concorso per entrare al Corso di formazione in medicina generale. Cioè: una sorta di specializzazione per diventare medici di famiglia (da molti anni ormai non basta più la sola laurea). Un corso organizzato dalla Regione, questa volta, e non dall'università. E la differenza si vede.
Sono stati tre anni di tirocini: un anno dal medico di famiglia, 6 mesi in medicina interna, 3 mesi in chirurgia, 3 mesi in Pronto Soccorso, 6 mesi tra ginecologia e pediatria per dirne solo alcuni. Non è stato tutto perfetto, ma -finalmente- qualcuno mi ha trattata come un medico, e non più come una liceale. Ho imparato. Ho visitato tanti pazienti. Ho fatto tante diagnosi. E siccome non mi bastava, ho fatto anche (a mie spese) il corso per diventare medico del 118, e lì finalmente mi sono tolta un sacco di dubbi.

Ho capito che l'università non ne sa niente di quella che è la medicina del territorio, quella di tutti i giorni. L'università si riempie la bocca con la ricerca, con i più moderni esami di laboratorio o strumentali, con i farmaci più nuovi, ma non sa darti nessuno degli strumenti che ad un medico servono tutti i giorni, e che dovrebbero essere il pane quotidiano: scrivere un certificato, una ricetta, un'impegnativa, conoscere il nome dei farmaci più comuni, auscultare un torace, fare un prelievo, giudicare cosa è un'emergenza e cosa non lo è, scegliere l'esame clinico con il miglior rapporto utilità-costo. Non ti insegna a fare un ragionamento clinico. Non ti insegna ad ascoltare. Non ti insegna a palpare le pance. Tutte queste quisquilie le snobba.

Peccato che se le pance non le sai palpare, i pazienti magari muoiono.

CONCLUSIONE
Cosa ne penso di un anno in meno per la formazione dei medici?
Come ho commentato su Piccoli Vichinghi, siamo messi così male che un anno in meno non cambia niente. Se si trattasse di fare 5 anni, ma fatti bene, con tanta pratica e meno nozioni, anzichè 6 anni così come sono ora, sarebbe una bella novità.
C'è qualcuno che ci crede?

giovedì 14 luglio 2011

La grande manovra


Ecco, grazie Giulio, che hai pensato a noi.
1- Siamo una famiglia.
2- Abbiamo una figlia all'asilo, fra un po' due.
3- Stiamo iniziando la ristrutturazione di casa.
4- GF è uno studente.

Naturalmente, le manovre che ledono maggiormente i nostri diritti sono quelle da approvare/approvate più in fretta.

Aggiornamento del 17/7/2011:

Qua si chiarisce meglio come le famiglie come la nostra, con un reddito medio-basso, subiranno maggiormente la stangata.
Mentre gli onorevoli perdono l'ennesima occasione di adeguarsi agli altri Paesi europei.
"Doveva essere il fiore all'occhiello della manovra lacrime e sangue. Il buon esempio all'insegna dell'austerity dato dalla politica, perché - ammoniva Tremonti ancora pochi giorni fa - non si possono chiedere sacrifici agli italiani senza imporli alla classe dirigente"
E invece no. I soldi a noi ce li fregano da subito, mentre loro rimandano a chissà quando di mettere mano ai loro, di portafogli.
"Il colpo grosso è andato in scena nel chiuso delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio al Senato sulla norma più attesa. Proprio quella che avrebbe dovuto equiparare le indennità parlamentari a quelle dei paesi Ue. Falcidiata tra la notte del 12 e il 13 mattino grazie a un paio di emendamenti targati Pdl."
'Ste modifiche se le fanno durante la notte.
Proprio come fanno, guarda caso, i LADRI.

Lo spot dei misteri

Noi la televisione non la guardiamo più. Abbiamo tolto il televisore da casa appena ci siamo accorti dell'effetto ipnotico che cominciava ad avere su Fagiolina. Sinceramente, non ne sentiamo affatto la mancanza, anzi. Tutte le volte che capita di vedere qualche programma, ad esempio quando siamo dai nonni tele-dipendenti, abbiamo la conferma che non ci perdiamo ASSOLUTAMENTE niente.

Ieri alla radio ho sentito che su Canale 5 era in programma "Il ciclone": ero di turno in guardia medica e ho avuto un po' di tempo per rivederlo.
Il film ha intervallato un paio d'ore di spot pubblicitari.
Tra questi, uno mi ha colpito e lasciata in preda a dubbi esistenziali:



Ma che cacchio fa quella tipa coi baffi finti dietro Neri Marcorè? Mi sono persa qualcosa? Il senso è forse che la gnocca in mutande non può mancare, anche in versione mozzo?



Poi stamattina sono andata su youtube e ho visto che esiste anche questo (va in onda? Boh.):



Ah, adesso è tutto chiaro.

lunedì 11 luglio 2011

Il tempo della felicità

Con questo post partecipiamo alla Caccia al Tesoro 2011 "Sogni e Desideri" di Mammafelice.
Il tema di questa settimana è "Il tempo della felicità: Desidero il tempo di…Trovo il tempo di…".
Barbara ci chiede:
Per essere felici occorre anche il Tempo della felicità: tempo per sè, per i propri interessi, per annoiarsi e per creare… Che tempo dedico alla mia felicità? Quanto tempo dedico a me stessa?

Mi ricordo benissimo come trascorrevo questo periodo quando ero piccola: non c'era la scuola, molti degli amici erano in vacanza, e le mie giornate trascorrevano lente, lentissime, sonnacchiose, noiose, tra un fumetto e una corsa in bici, stesa in giardino a guardare le nuvole e ascoltare le cicale, in attesa che mamma mi chiamasse per il pranzo.

Appena tornati da qualche giorno di vacanza in montagna, boccheggianti per la fatica di spostamenti di passeggini e borsoni nella calura di quaggiù, tra Nanetto urlante e Fagiolina in fase scassa-min..ia, le domande di Barbara sembrano una provocazione. Eh sì, sono definitivamente terminati i tempi del "si parte quando ci va, ci portiamo due cose, quando abbiamo voglia ci fermiamo".
Più si cresce, più ci si accorge che il bene più prezioso è proprio il tempo. Io e GF ce lo siamo detti, sospirando (sconfortati), tante di quelle volte... E quando si diventa genitori, il tempo per sè diventa come un sorso d'acqua nel deserto: agognato, indispensabile, sempre insufficiente.
Hai voglia a sfoderare il multi-tasking, a cucinare con una mano, caricare la lavatrice con un piede e imboccare il Nanetto con l'ascella: quel che si guadagna da una parte, sfugge dall'altra, sempre. Una volta è perchè Fagiolina ha fatto la pipì per terra proprio quando stavi uscendo, un'altra perchè Nanetto ha fatto il vomitino sulla tua camicia appena stirata (uhm...stirata? E chi stira più?? Diciamo: appena lavata.), un'altra perchè se per una volta sei riuscita a metterli a dormire senza crollare anche tu, quel tempo che ti sei guadagnata te lo devi spendere per portare almeno via l'umido, che altrimenti ci va da solo al cassonetto. E non stiamo mica parlando di tirare a lucido la casa o di cucinare manicaretti! qua si sopravvive, cercando di nutrirsi, lavarsi il necessario e mettere in ordine quel tanto per non inciampare continuamente nei giochi sparsi a terra.

Eppure, chi mi legge su questo blog mi chiede: ma come fai a fare tutte queste cose? Leggere, cucire, scrivere?
Da queste pagine sembra che abbia tempo di pettinare le bambole. Letteralmente.
E invece no. E sapete come faccio?
Ho imparato a dormire meno. Cosa che mi sta anche tornando utile per il lavoro (le notti di guardia sono meno dure): l'allenamento che ti danno due gravidanze e allattamenti consecutivi è fenomenale.
Ho imparato a cucinare piatti veloci. Tutto sommato, ci si guadagna anche in salute.
Ho imparato a sopportare il disordine. Bè, questo è stato facile.
Ho imparato a fare progetti piccoli e a suddividerli in tante piccole tappe.
E, per fortuna, durante il lavoro ho tanti tempi morti: non mi posso muovere dall'ambulatorio, ma se non ci sono pazienti non ho nulla da fare, quindi posso scrivere o leggere.

Ma se mi addentrassi nel "Desidero il tempo di...", la lista è davvero lunga.
Vorrei leggere di più.
Vorrei viaggiare come facevo un tempo, come quando alcuni amici ci dissero: non conosciamo nessuno che viaggia tanto quanto voi!
Vorrei andare a darmi una restaurata, chessò, un massaggio, un ciclo di mesoterapia, perchè la scusa della gravidanza fra poco non regge più. E magari un po' di piscina o palestra non sarebbe una cattiva idea.
Vorrei uscire di più con gli amici, far tardi di notte non solo per preparare biberon, ma anche per bermi un bicchiere e ridere di qualche scemenza.
Vorrei -perchè no?- andare a ballare! Da quanto tempo non lo facciamo più?
Vorrei riprendere a suonare il pianoforte, che quel benedetto diploma me l'ho tanto sudato, e adesso è come se fossi di nuovo una principiante.
Vorrei ascoltare la musica stravaccata sul divano, e non solo in macchina durante il tragitto per il supermercato (che è sotto casa!). Oppure andare ad un concerto e saltare fino a non avere più fiato.

Vorrei fare di più all'ammmoore con mio marito: 'sti figli sono un anticoncezionale eccezionale (e scusate la rima), ma qua stiamo diventando come fratello e sorella!

domenica 10 luglio 2011

Mi ami? Ma quanto mi ami?

Ieri sera, ultima notte in montagna, sul lettone:

"Fagiolina, smack, smack, buonanotte. Mamma ti vuole tanto bene!"
"Mmhh, smack, smack mamma"
"Fagiolina, ma tu mi vuoi bene?"
"Sì, mamma!"
"...ma quanto mi vuoi bene, Fagiolina?"
"SEDICI!!"

???

giovedì 7 luglio 2011

Me la merito, perchè...

Con questo post partecipiamo alla Caccia al Tesoro 2011 "Sogni e Desideri" di Mammafelice.
Per questa settimana, il tema è "Me la merito, la felicità, perchè..."

Barbara, già con questa prima tappa, ci ha messo subito in crisi.
Purtroppo sono molto più abituata, nella vita, a dire a me stessa, o a sentirmi dire: devi fare di più, non è abbastanza, avrei potuto fare in un altro modo, gli obiettivi sono ancora lontani..., piuttosto che guardare a ciò che ho già fatto o raggiunto e goderne. Sono stata educata a non vantarmi dei miei progressi, tanto che quasi non li vedo più.
In secondo luogo, questo non è solo un mommy-blog, ma si potrebbe definire un parents-blog (anche se io scrivo più spesso), e quindi io e GF ci siamo confrontati su questo tema, prima di scrivere qui. Non ci è facile definire la felicità. Se felicità è sinonimo di serenità, non possiamo definirci felici: non riusciamo a dormire sonni tranquilli di fronte alle ingiustizie che incontriamo quotidianamente. Purtroppo, o per fortuna, non ci riesce una felicità leggera e spensierata. Ma una felicità più "consapevole", non autoreferenziale, non è meno vera e potente. Anzi, forse porta in sè lo stimolo a fare di più, a non fermarsi, a guardare avanti. Ci rendiamo conto di essere stati fottutamente fortunati nella vita: siamo nati liberi, abbiamo avuto la possibilità di sceglierci e di scegliere l'indirizzo delle nostre esistenze. La maggior parte delle persone al mondo incontra guerre, violenze, fame, malattie. Noi no, almeno fino adesso. Non essere felici di ciò che abbiamo sarebbe un'offesa nei confronti di coloro che sperimentano tante e tali soffererenze. La felicità è quasi un dovere, per quelli come noi.

Ma poichè Barbara ci chiede di presentarci, partendo dalle doti e dai talenti che possediamo, ecco dunque perchè io me la merito, la mia felicità:
perchè a 15 anni ho deciso di diventare un medico, e dopo tanti studi e sacrifici, ce l'ho fatta.
perchè il mio migliore amico è diventato mio marito e anche il padre dei miei figli.
perchè ho lavorato e sto lavorando su di me per liberarmi dei preconcetti con cui mi hanno cresciuta, e ora posso definirmi una persona più aperta e libera.
perchè ho superato un periodo di grande dolore e ne sono uscita più forte e consapevole.
perchè so prendermi in giro e ridere di me stessa.
perchè sono una discreta viaggiatrice, mi so adattare ad ogni situazione e apprezzo chi è diverso da me.
perchè, grazie a questo blog, ho ripreso a scrivere, e mi piace. E sembra piacere anche a chi mi legge.
perchè la mia bambina è bella, libera, volitiva e impavida, e il merito è anche un po' mio.
perchè il mio bambino è bello, dolce e innamorato della sorellona, e anche qui il merito è pure mio.
perchè ogni tanto un paziente mi ringrazia, perchè so ascoltare.
perchè sto imparando a cucire e i miei lavoretti sono carini.
perchè so cucinare, e mi piace farlo per le persone che amo.
perchè mi piace mangiare e bere in compagnia (e si vede).
perchè ho ripreso maglia e uncinetto, che mia madre mi aveva insegnato da piccola, e sono bravina.

perchè, anche se non ho il pollice verde, l'insalata è cresciuta lo stesso e ce la siamo mangiata.