tag:blogger.com,1999:blog-16067805427169165792024-01-24T01:10:11.003+01:00mammaebabboTri-mamma e Tri-babbo, Fagiolina, Nanetto e Fagiolino. Per prendere un gattino aspettiamo ancora un po'.Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.comBlogger190125tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-37915511202743806292017-03-14T20:53:00.000+01:002017-03-14T20:53:28.599+01:00Prima o poi arriva<div style="text-align: justify;">
Io non so se quello che mi sta succedendo in questi giorni abbia un nome specifico o meno. Sindrome pre-mestruale, sbalzi d'umore stagionale, saudade, culture shock. Magari è di tutto un po'.</div>
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Ieri il malumore/malessere degli ultimi giorni ha raggiunto l'apice e la crisi è esplosa. In ambulatorio sono andata in panico e ho fatto una figura di merda col mio tutor. Sarà che mi avevano assegnato un compito che ritenevo al di sopra della mia portata, sarà che da alcuni giorni non ci dormivo al solo pensiero. Una prima visita in gravidanza, una paziente semplice dal punto di vista clinico, senza problemi. E però si trattava di compilare paginate di moduli, capire a chi inviarli, capire chi e come e quando avrebbe preso e dato i prossimi appuntamenti per visite ed analisi. E poi la visita ginecologica da svolgere, cosa che ho fatto pochissimo, e solo sotto supervisione durante gli anni di tirocinio. Ma quello è stato il meno, a quel punto ero già in crisi. Il tutor si è accorto che le mie guance stavano diventando sempre più rosse (maledette guance, non ci ho mai fregato nessuno... alla faccia di provare a farla franca durante gli esami!!!), e lui ha cominciato a venire sempre più spesso nel mio ambulatorio per chiedere se avevo bisogno di aiuto. Una volta congedata la paziente ho dovuto ammettere con me stessa e con lui che ero andata in panico. E per che cosa? Per una visita appena al di fuori della routine. A momenti non riuscivo nemmeno a chiudere il tappo di una provetta. Sono scoppiata in lacrime di fronte a lui, che -poveretto-cercava di tranquillizzarmi e rassicurarmi. "Tutto sta andando bene" -continuava a ripetermi- "tutto è sotto controllo, stai lavorando bene e stai crescendo dal punto di vista comunicativo e professionale". Niente, di fronte all'ineluttabile verità che i venticinquenni neolaureati tirocinanti sono molto più sicuri e indipendenti di me, io ero in crisi. Io <i>sono</i> in crisi.</div>
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Quando stai così il cuore ti dice una cosa, la testa te ne dice un'altra.</div>
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La preoccupazione delle enormi responsabilità che ci si è presi, nei confronti di sè stessi e della famiglia (strappare i bambini al loro nido, lasciare un lavoro sicuro, una bellissima casa nel Paese più bello del mondo, far patire questa decisione ai miei genitori, salutare gli amici) e la paura di non farcela prendono il sopravvento. All'inizio tutto il futuro è davanti, tutto può accadere e non ci si aspetta niente da te. Dopo sei mesi qualche risultato si deve cominciare a vedere, lo si <i>deve</i> cominciare a mostrare. Non si è più un foglio bianco tutto da scrivere. </div>
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Va tutto bene, continuo a ripetermi, <i>continuano</i> a ripetermi. A 42 anni imparare una nuova lingua, cambiare tutta la propria vita, non è mica un gioco da ragazzi! </div>
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E se a fine inserimento, fra otto mesi, non sarò in grado di lavorare in modo indipendente? chi mi vorrà? chi mi offrirà un contratto?</div>
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E se GF nel frattempo non troverà un lavoro, che cosa faremo? Valigie in fretta e furia e si torna con la coda fra le gambe? E cosa diremo ai bambini? "cuccioli, si torna a casa e dovrete arrabattarvi a recuperare l'anno di scuola italiana che vi siete persi!".</div>
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E poi quando vai in crisi qua, a chi lo racconti? Che fai, telefoni a casa e racconti a mamma che hai paura di non farcela? ...col timore di sentirti dire la frase più odiata da ogni expat? "ma che ti credevi, che erano tutte rose fiori? <i>te l'avevo detto...</i>". No no, la paura di sentirselo dire è troppo grossa. Eviti. "Tutto va bene, le giornate si stanno allungando anche qua, mamma, i bambini stanno bene e vanno a scuola felici".</div>
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Peccato che i piccoli mascalzoni quando li rimproveri per i capricci si mettono a strillare "voglio tornare in Italiaaaaa!!!! dai nonniiiii!!!", facendo leva su tutti i tuoi sensi di colpa. Come fanno a sapere perfettamente quali tasti toccare??</div>
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Il mio supercomprensivo tutor era tranquillo e sereno come una pasqua. </div>
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"Prenditi il tuo tempo"- mi ha detto- "ai pazienti acuti ci pensiamo noi. Tu sei qui per imparare, non come forza lavoro. Adesso fai un bel respiro, finisci di compilare il diario clinico. E poi vai a casa e ti fai un bel bicchiere di vino rosso italiano".</div>
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Io mi sono scusata mille volte. Comportarsi così a 42 anni, che vergogna. Che figura di merda.</div>
<br />Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-32663449514351659392017-02-22T18:11:00.001+01:002017-02-22T19:02:06.292+01:00Ispirazioni<div style="text-align: justify;">
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; line-height: 120%; }</style>Appena tornata a casa da una giornata faticosa nella mia nuova vita lavorativa. Nuovo ambulatorio, nuovi pazienti, nuovi colleghi, nuova lingua. Nuovi standard, nuove mansioni. Nuove medicine. E’ come aver ricominciato da zero, da quando 15 anni fa ero appena laureata. Però con la padronanza di linguaggio di un decenne. </div>
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Sull’autobus del ritorno leggo una proposta della mia amica Delia DezaYeppa: raccontare delle donne che ci hanno ispirato. E per me, sul momento, più che all’ispirazione, è venuto da pensare “ma CHI (cavolo) me l’ha fatto fare?”. Poi, pensandoci meglio...sì, chi mi ha ispirato a scegliere questa vita?</div>
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La prima che mi viene in mente è Maria Montessori. Chi non la conosce? Una delle prime donne medico in Italia, come potrei non pensare a lei?</div>
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Eppure, scava scava, mi viene in mente un libro che lessi tantissimi anni fa. Avrò avuto 8-10 anni, il libro era un volume vero, mica una roba da bambini. Il titolo non lo ricordo. Chissà da dove veniva, forse dalla biblioteca, forse da mia sorella. Fu una folgorazione, lo divorai. Parlava di una ragazza di buona famiglia, destinata ad una vita di agi come moglie e madre nella ricca borghesia inglese. Ma lei no. Studiosa, testarda, generosa, curiosa, rifiuta il fidanzato e decide di diventare infermiera, un mestiere che al tempo era agli ultimi gradini della scala sociale. Lei rivoluziona tutto, porta il metodo scientifico nella professione. Non paga di ciò se ne parte con alcune colleghe per la guerra di Crimea, a condividere pulci e diarrea con i soldati. Una che ha tenuto testa a generali, medici, politici, professori universitari. Una donna dall’apparenza fragile in un mondo maschilista, con una forza e una volontà da leone.<br />
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Io quando lessi quel libro pensavo fosse un bel racconto. Molti anni dopo scoprii che quella donna, che rivoluzionò un mondo e che trasformò l'infermieristica in una vera e propria scienza del “prendersi cura”, era esistita veramente. Si chiamava Florence Nightingale. <br />
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Quel libro ha seminato nella mia infanzia il desiderio di aiutare i malati. Ci sono voluti molti anni per scoprire che quel seme era germogliato nel silenzio del mio subcosncio e che aveva portato alla decisione di diventare medico. <br />
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Ecco qua la storia di Florence Nightingale: https://en.wikipedia.org/wiki/Florence_Nightingale<br />
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E grazie, Delia. </div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-81316642736744424422017-01-14T19:18:00.001+01:002017-01-14T20:11:12.675+01:00Medici danesi vs medici italiani, pazienti danesi vs pazienti italiani 1<div style="text-align: justify;">
Probabilmente è troppo presto per scrivere questo post, dal momento che ancora non mi sono completamente immersa nella realtà sanitaria danese. La mia timida incursione per ora è solo limitata ad un giorno di ambulatorio (medico di base, per chi non mi conosce) a settimana, e sempre come affiancamento al mio tutor. Non ho avuto ancora il "piacere" (!) di visitare da sola un paziente danese. Però comincio a farmi qualche idea e se non comincio a buttare giù le mie impressioni rischio di perdermi. Inoltre con questo post comincio a rispondere alle tante domande che mi sono state fatte da amici e colleghi durante le vacanze italiane.</div>
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La mia frequentazione di gruppi di medici di famiglia su facebook continua a ricordarmi quanto sia stridente il confronto tra le due situazioni sanitarie. PREMETTO: il confronto è IMPIETOSO. Ovvio che si tratti di miei pensieri e interpretazioni <i>personali:</i> chiunque esprima una sua opinione, qualsiasi sia l'argomento, ci mette dentro tutto il suo background e il suo vissuto. E ovvio anche che mi dispiaccia fare la solita figura dell'espatriata che dall'estero pratica lo sport di dire male dell'Italia, che in fondo mi ha comunque cresciuta e fatto essere ciò che sono ora. Però non mi rompete le palle scrivendomi che sono ingiusta con la mia Patria, a meno che non siate medici di famiglia italiani che lavorano in DK. </div>
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1) I medici danesi lavorano 37 ore a settimana. La separazione tra vita e privata e lavoro è SACRA, non esiste al mondo che ci siano incursioni di pazienti nello spazio che il medico riserva alla sua famiglia. Un medico italiano è tenuto ad essere reperibile 12 ore al giorno. Questo porta i pazienti a sentirsi autorizzarti a chiamare SEMPRE nel corso della giornata. E per qualsiasi cazzata (mentre la reperibilità sarebbe per urgenze...non per farsi prescrivere la terapia cronica). Sia mentre stai facendo ambulatorio e sei nel mezzo della visita di altri pazienti, sia all'ora di pranzo (ore 13,30: "dottore ho pensato di chiamare a quest'ora perchè magari in questo momento è un po' più libero" ...sì, di pranzare!), sia ovviamente mentre sei in bagno, arriva lo squillo malefico. Non rispondi subito? continuano a tempestarti. Li richiami? "ah dottore, che fatica a rintracciarla!". Molti iniziano a chiamare alle 7 di mattina, se non hai l'accortezza di spegnere il cellulare di notte. Moltissimi si sentono autorizzati a chiamare la domenica, perchè ritengono che la guardia medica non sia abbastanza competente, ..." e poi, dottore, io mi fido solo di lei". Ammetto che la responsabilità è anche di coloro che permettono di tutto ai propri pazienti, li abituano ad un rapporto non professionale, ma amichevole. La diagnosi on demand: con whatsapp i pazienti mandano senza ritegno foto di gole e genitali. Colpa anche dei medici-zerbini, che ricordano con nostalgia i bei vecchi tempi dei medici condotti, di campagna o della mutua, mentre il mondo è completamente cambiato e se non si arginano le pretese dei pazienti non si ha più una vita. Non è cinismo. E' inutile fare gli zerbini e poi andare in burn-out dopo 10 anni, non si fa un buon servizio nè a se stessi, nè alla comunità. Qui in DK si finisce alle 16. Si torna a casa, si sta con i cari. Si è tutti più sereni.</div>
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2) Ogni paziente chiama prima di andare in ambulatorio, e prende appuntamento. Se si tratta di un'urgenza, chiama dalle ore 8 alle ore 9 e generalmente gli si trova un posto in giornata. Oppure ogni ambulatorio riserva un giorno alla settimana ai pazienti urgenti, che comunque devono sempre chiamare prima di andare in ambulatorio. Ogni paziente ha un tempo limitato. Di solito 10 minuti. Direte: ma è poco! No, se non ci si perde in chiacchiere. Italia: ogni paziente viene e ti snocciola 5 o 6 problemi (dottore ho mal di gola. Ah, visto che sono qui mi misura la pressione? E poi mi segna le medicina per la vicina di casa? Ah...ho trovato nel cassetto queste analisi, mi ero dimenticato di portagliele, me le controlla?), ti parla di almeno un familiare (moglie, marito, sorella, figlio, fratello). Danimarca: si viene per 1 problema alla volta. C'è da dire che i risultati delle analisi e esami strumentali e lettere di dimissioni arrivano direttamente sul computer e quindi non c'è tutto il viavai di pazienti con referti in mano come in Italia. In DK il medico non misura pressioni, non fa tamponi faringei, né prelievi. Ci pensano le segretarie. Nel momento in cui un paziente ti entra in ambulatorio vedi già la sua pressione, la PCR (=proteina C reattiva, un indice di flogosi che può aiutare nella distinzione tra infezioni virali e batteriche), la sua glicemia, le sue analisi. Ci si focalizza prima sul problema, si visita, si ha anche tempo per fare empowerment del paziente.</div>
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3) Qua non ho MAI, MAI visto una sola volta pazienti entrare e dire "dottore, mi DEVE segnare ... (analisi, medicine, esami, impegnative per specialisti)". Qua il paziente viene, espone il suo problema e aspetta che sia il medico a proporre terapie, test, approfondimenti. In Italia il 60% delle visite inizia con la richiesta di cui sopra. Non vi dico poi il giorno dopo delle trasmissioni a tema "medico" in tv: ognuno crede di essere affetto da questo e quello e pretende di fare tutti i test del caso. O magari "la parrucchiera mi ha detto che quella medicina è taaaaanto meglio di quell'altra e allora la voglio pure io!". E se non gliela dai si incazzano. E se non gliela segni "con la nota" o in fascia A (=per non pagare), si incazzano. E se poi non funziona, si incazzano. Con te, mica con la parrucchiera!</div>
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4) Qua le visite domiciliari sono casi ECCEZIONALI. Ora, non voglio dire che questo sia giusto a prescindere dai casi. Chiaro che se uno è immobilizzato a casa ha diritto ad una visita domiciliare. Ma in Italia si è COMPLETAMENTE perso il senso della misura. E in questi periodi di influenza si raggiungono picchi di follia indicibili. Richieste di visita per giovani sani con febbre da un giorno, per capogiri, per debolezza, per raffreddori. "Dottore, mica vorrà farmi uscire con questo freddo?", "Dottore, se non viene a vedere mia madre (per la quarta volta in un mese) dovrò portarla al pronto soccorso" (ah, per portarla al PS la fai uscire?). In Italia i vomiti sono sempre incoercibili, le diarree sempre al limite della sopravvivenza, le tossi insopportabili, le stanchezze eccezionali, i mal di gola allucinanti. Le influenze sono sempre "io non sono mai stato così in vita mia!", anche a 50 anni. Qua in DK ho visto una vecchietta di 87 anni e 39 chili, venire con le sue gambe (e il deambulatore) in ambulatorio, dopo 7 giorni di vomito e diarrea, con la febbre, dopo aver perso 6 chili. Spedita in ambulanza al pronto soccorso per disidratazione, ma venuta con le sue gambe! L'accordo collettivo nazionale italiano prevede le visite domiciliari per i pazienti che non si possono muovere da casa. Con questo si intendono i pazienti allettati, o con handicap, quelli estremamente anziani. La febbre NON è un motivo per non poter uscire di casa (anche per i bambini, sì!!), come non lo è la "fiacca", o non avere la macchina (!!!!). L'influenza c'è anche in Danimarca in questa stagione. Non è arrivata UNA SOLA chiamata per visita domiciliare. La gente, se proprio non può aspettare il decorso della malattia, si prende una Tachipirina e viene in ambulatorio. Se non ha la macchina, si piglia un taxi. Da noi se non vai ti minacciano di chiamare i carabinieri. Alternativa: finisci per prescrivere antibiotici a casaccio al telefono, per evitarti di fare 30 domiciliari al giorno (vedi il punto 6). Oppure i pazienti vanno ad intasare i PS e succede (regolarmente, tutti gli anni) il casino mediatico. In Italia è sempre EMERGENZA influenza, una delle più temibili e rare malattie del mondo.</div>
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5) Non ho MAI visto mettere in discussione la decisione del medico. I pazienti qua si fidano. Vengono per un problema da un professionista esperto nella materia e si fidano, come di solito ci si dovrebbe fidare di uno che ne sa di più di noi, sennò che ci si va a fare? In Italia siamo tutti allenatori di calcio... e tutti medici. Nel 90% dei casi, quando proponi un percorso terapeutico o diagnostico, il paziente conosce sempre una soluzione alternativa, che gli è stata proposta dal vicino di casa o dalla cassiera del supermercato: "dottore, con la Mafalda ha funzionato XXX, perchè non me lo fa fare pure a me??". Per non parlare di quel 5% dei pazienti che proprio si incazzano, ti fanno le piazzate, ti insultano, ti minacciano... specialmente se sei una donna. Vi sembra che esageri? chiedete a qualsiasi medico voi conosciate, chiedetegli non SE, ma QUANTE volte è stato minacciato, sia fisicamente che verbalmente. Resterete sorpresi.</div>
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6) Si usano meno farmaci. Ma meno meno meno, eh. Pazienti in terapia con più di 3-4 farmaci sono rari, pur avendo condizioni patologiche gravi. In Italia i pazienti anziani con più di 4-5 farmaci in terapia cronica sono la norma. Qua i farmaci si pagano, a meno che non si soffra di una patologia cronica (ipertensione, diabete) e solo i farmaci per quella patologia. Antibiotici? si pagano. FANS? si pagano. Cortisone? si paga. Superato un tetto annuale di spesa (circa 140 euro) poi lo Stato rimborsa. Sarà per questo, sarà per una maggiore oculatezza, mi sembra che però si abusi molto meno di quanto si faccia in Italia. I pazienti non chiedono, i medici prescrivono poco. Ho letto non pochi commenti di Italiani in Danimarca che si lamentano che "a meno che non stai per morire il medico l'antibiotico non te lo segna!!!"). Certo, in Italia siamo abituati a prescrivere antibiotici al telefono, e sempre col "salvastomaco" perchè TUTTI da qualche anno a questa parte credono di avere la gastrite, e "un po' di cortisone dottoreee non me lo segna?", e noi medici italiani giù a segnare. Un po' perchè siamo esasperati, un po' perchè delle linee guida ce ne freghiamo, un po' perchè pur di far smettere quel caxxo di telefono di suonare siamo disposti a qualsiasi cosa. E poi ci ritroviamo con le più alte percentuali europee di antibioticoresistenza. Sono 2 mesi che ho iniziato ad andare in ambulatorio qua in DK. Non ho MAI visto una sola volta prescrivere il cortisone al di fuori delle malattie reumatiche o allergiche. Colleghi italiani... quante volte avete visto in Italia un paziente con bronchite o polmonite senza il suo bel Bentelan o Deltacortene in tasca?</div>
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7) Qua il medico fa il medico. Fa diagnosi, prescrive terapie. Mansioni infermieristiche (prendere pressioni, glicemie, fare prelievi, cambiare cateteri, fare medicazioni semplici, valutare parametri di crescita nei bambini...) sono svolte da infermieri. C'è una stretta collaborazione tra medico di famiglia e infermiere di famiglia. Ognuno ha il suo ruolo, il suo spazio e la sua dignità professionale.</div>
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8) La gestione delle urgenze. Qua per andare in Pronto Soccorso bisogna prima chiamare. Se, e SOLO SE, si ritiene di avere una condizione per cui si rischia la vita (un infarto, un ictus), si chiama l'ambulanza che ti viene a prendere. In tutti gli altri casi, si telefona, si parla con un operatore (esperto in triage telefonico) che, se ritiene che non sia una reale urgenza, ti dice di aspettare il giorno successivo e andare dal medico di famiglia, se ritiene sia un'urgenza ti dà l'appuntamento per il PS. NON si può andare in PS autonomamente e senza appuntamento. Anche il medico di famiglia, prima di inviare in PS, deve chiamare, esporre il caso e prendere appuntamento per il proprio paziente. Risultato: nei PS danesi non avvengono e non avverranno MAI situazioni come quelle apparse a Nola nelle scorse settimane. Devo dire che, con mio figlio che si era appena tagliato un dito e sanguinava molto, sono stata 20 minuti al telefono ad aspettare il mio turno per parlare con un operatore. A quel punto mi sono stufata e mi sono arrangiata con quello che avevo in casa. In Italia sarei corsa in PS per fargli dare i punti.</div>
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9) Chiudo richiamando il punto 1 e cioè il confronto per me più importante, più sorprendente, più stridente: i medici di famiglia danesi sono sereni, rilassati e contenti del loro lavoro. In Italia NESSUNO dei miei Colleghi (specialmente quelli più anziani) è così sereno. Sarà che il nostro sport nazionale è la lamentela (...e mi ci metto anche io, tant'è che me ne sono andata!), ma parlare con un medico di famiglia in Italia è assolutamente deprimente, sconcertante, sconfortante. I medici di famiglia italiani sono o squali senza scrupoli, o vittime in burn-out, o eroi che pensano ancora di essere ai tempi de "<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/La_cittadella_(romanzo)" target="_blank">La cittadella</a>"... e poi regolarmente si bruciano le ali. Sperano nella riconoscenza dei pazienti come risarcimento dei loro sforzi, in una visione romantica e antiquata della propria figura professionale. E quando puntualmente la riconoscenza non arriva, rimangono feriti, delusi, frustrati. Se si lavora per ottenere riconoscenza, si è proprio sbagliato tutto. Molti cercano di trovare le proprie soddisfazioni professionali in altre attività: politica, volontariato, insegnamento. La sanità italiana è continuamente sotto accusa. Non c'è alcuna stima professionale tra colleghi. Una continua accusa reciproca di incompetenza, una guerra tra poveri (eticamente) assolutamente penosa. I miei colleghi danesi sembrano contenti di ciò che fanno, anche dopo 30 anni di professione. Questo è per me molto, molto confortante.</div>
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Qualcuno troverà un po' ciniche alcune mie affermazioni. Io penso che fare il medico NON sia una mission, ma una professione con un grande impegno etico certo, ma non una missione. E poi, guarda caso, quelli che mi hanno detto "eh... ma se per te non è una missione, hai sbagliato mestiere!" sono quelli che più di tutti abusano della mia disponibilità. Linko qua un post che nella sua sguaiata violenza verbale mi ha fatto tanto ridere (ma la realtà è proprio questa!): <a href="https://nessunodicelibera.wordpress.com/2015/02/22/nemmeno-le-puttane/">https://nessunodicelibera.wordpress.com/2015/02/22/nemmeno-le-puttane/</a></div>
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La nostra medicina generale, gratuita per tutti come credo nessun'altra in Europa, disponibile 24 ore su 24 ore, è bellissima, ma non è più sostenibile. E' triste dirlo, ma è una costatazione. Alla prossima puntata.</div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-19030494071509433582016-12-19T22:23:00.002+01:002016-12-19T22:23:12.585+01:00La figaggine<div style="text-align: justify;">
Comunque, un capo che mi telefona e mi messaggia insistendo per mandarmi in vacanza un giorno in anticipo perchè altrimenti rischiamo di trovare troppo traffico ad Amburgo e sai, coi bambini in macchina può essere dura... beh, io tutta 'sta figaggine non l'avevo MAI MAI MAI provata.</div>
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God jul!!</div>
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Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-45496395339136326672016-12-05T21:22:00.000+01:002016-12-05T21:33:27.622+01:00Jul<div style="text-align: justify;">
I danesi vanno matti per il Natale.</div>
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Che poi non si chiama nè Natale, nè Christmas, ma proprio Jul. Già la parola ha poco a che fare con la religione, in quanto Jul è l'antica festa della luce pre-cristiana. Insomma, si festeggiava il solstizio d'inverno (...o giù di lì), il giorno più corto dell'anno, augurandosi la luce e il ritorno alle giornate più lunghe. Il Natale cristiano si è poi sovrapposto a questa festa antichissima, facendola sua: la nascita di Cristo rappresenta la luce che torna nel mondo, e proprio per questo si è deciso che fosse proprio intorno al solstizio d'inverno.</div>
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QUANDO?</div>
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I festeggiamenti cominciano all'inizio di novembre. Sì sì, appena smontati i ciaffi di Halloween, si parte con i ciaffi natalizi. Visto che Cristo non c'entra, non si trova un presepe manco a pagarlo oro. Angeli, comete, magi... niente. In compenso, visto che si tratta di una festa della luce, le luminarie ce ne sono a pacchi. La casa del nostro vicino sembra un centro commerciale. Qua vanno forte Julemand (=Babbo Natale) e Julenisser, che non sono i piccoli aiutanti di Babbo Natale, ma folletti dispettosi. Anticamente nelle campagne era bene tenerli buoni offrendo loro una ciotola di porridge e qualcosa da bere, altrimenti avrebbero fatto dispetti agli animali della stalla e agli abitanti della fattoria.</div>
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L'ultima domenica di novembre comincia l'Avvento: Julemand arriva, porta i regali ai bimbi e accende gli alberi di Natale. Qua a Hjerting (sobborgo di Esbjerg) abbiamo festeggiato il Natale paesano il... 20 novembre!!</div>
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JULEFROKOST </div>
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In teoria significa "pranzo di Natale", ma è una cena. E NON si fa a Natale!</div>
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Pure per questa, i danesi si preparano con anticipo, fosse mai che si arriva impreparati all'ultimo. Si comincia ad organizzare a partire da agosto. Sì sì, agosto, avete letto bene. Agosto. Si festeggia dai primi di novembre in poi esclusivamente coi colleghi di lavoro (i familiari e partner sono esclusi), ci si ubriaca generalmente come le nocchie a suon di snapps (=cicchetti di acquavite), juleøl (=birra prodotta esclusivamente nel periodo di Natale, a gradazione doppia) e vino. Si raccontano storielle triviali, si fanno scherzetti zozzi e giochetti volgari, si cantano canzoncine sguaiate, specialmente coi capiufficio, che per l'occasione dismettono la veste seria e si sbragano. Mi è stato riferito che spesso le corna (...non quelle delle renne) si sprecano. Avete presente la festa di Natale nel film "Love actually?". Ecco, tipo. Tanto il giorno dopo non si ricorda più niente nessuno. Devo dire che lo julefrokost cui ho partecipato è stato tranquillo: brindisi e balletti a gogò, ma niente di particolarmente pruriginoso.</div>
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A SCUOLA </div>
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Si arriva quindi alle festicciole nelle scuole. Oohh, ecco una cosa che mi è particolarmente piaciuta. In Italia ho partecipato (da bambina) e assistito (da mamma) a un sacco di recite di Natale. Di solito i bambini fanno prove infinite per dire 2 battute in una sceneggiata di cui generalmente non capiscono il senso, imparano qualche canzoncina o spesso semplicemente piangono sul palco. Tutto è una gran vetrina per mostrare ai genitori quanto hanno lavorato a scuola. I genitori un po' sbuffano, un po' sgomitano per riprendere i figli, un po' guardano l'orologio, un po' si commuovono.</div>
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Beh qua invece c'è la festa. I genitori vengono invitati in modo informale a festeggiare l'arrivo di Julemand. Si arriva all'ora solita in cui si ritirano i bambini (circa le 16), si sta insieme ai propri figli seduti ai tavolini della classe. Il maestro chiede ai bimbi se vogliono cantare una canzone, decidono al momento quale e... via, si canta tutti insieme. Chi la sa, chi non la sa, chi fa finta, genitori e figli insieme. Pietro ha cantato in danese e io a momenti mi commuovo. Vengono offerti gli immancabili caffè e ableskriver (=frittelle di Natale) con marmellata di ciliege, ci si impasticcia di zucchero a velo insieme ai bambini. Si ritagliano un po' di decorazioni tutti insieme. Arriva Julemand, propone qualche altra canzone ai bambini. Un maestro improvvisa due accordi di chitarra. Due Julenisser accompagnano Julemand: sono due ragazzine di circa 10 anni, spigliate, sorridenti. Non se la tirano, non fanno nè le vergognose nè le fighette: coinvolgono i piccoletti dell'asilo, fanno scherzetti a Julemand. Julemand tira fuori gli immancabili dolcetti e caramelle per i bimbi, e via. La festa è finita, andiamo a casa.</div>
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Mi è piaciuto, molto. Sia il carattere rilassato dell'occasione, sia il fatto che fosse veramente una festa PER i bambini. I genitori erano ospiti e non spettatori.</div>
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IL COMUNE</div>
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L'accoglienza che questa città fa alla comunità straniera secondo me è straordinaria. Ieri siamo stati al Potluk (=pranzo condiviso) di Natale, organizzato dal Newcomers Office di Esbjerg. Un grande salone, con tavole apparecchiate e decorate. Tutte le famiglie straniere sono state invitate, ognuno ha portato i piatti della propra tradizione. E poi glogg, birra, ris-à-l'amand (=budino di riso, dolce tipico natalizio danese) caffè e bevande per tutti. Due laboratori organizzati per far divertire i bambini. Giochi e regalini per grandi e piccini. L'immancabile arrivo di Julemand. Tutto per coinvolgerci e incontrarci, passare una giornata piacevole con altre famiglie, conoscere le tradizioni danesi. Tutto messo a disposizione dal Kommune. Figata.</div>
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JUL</div>
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Il 24 dicembre è Jul. Si festeggia rigorosamente in famiglia. I danesi, anche se non religiosi, vanno in chiesa di pomeriggio. Poi alle 18 circa inizia la cena a casa, dove si mangia tradizionalmente l'anatra arrosto. Si scartano i regali dei piccini, si canta facendo il girotondo intorno all'albero. I bimbi vanno a dormire, i grandi giocano, cantano. Il Natale è famiglia, per tutti, anche qua.</div>
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E il 25 dicembre che si fa? Niente. Niente niente niente. Ci si riposa, ci si riprende dalle bevute della sera prima, si digerisce. Jul è finito. Non c'è Santo Stefano, ci si prepara già per l'ultimo dell'anno. Il 1 gennaio le feste di Natale sono concluse.</div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-21206092603295781972016-11-29T18:11:00.000+01:002016-11-29T20:47:07.042+01:00Danesi, colleghi, tutor<div style="text-align: justify;">
E' già un mese che non scrivo!</div>
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Non riuscirò mai a mettermi a pari.</div>
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Domani avremo il nostro primo modultest di danese. Gli insegnanti ci assicurano che si tratta di una formalità, però un test è sempre un test, no?</div>
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<br />
Come faccio a riassumere tutto quello che è successo ultimamente?</div>
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Farò un elenco. Perdonatemi la scarsa poesia.</div>
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1) Il danese. IL DANESE!!</div>
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Urca se è difficile impararlo. Imparare una nuova lingua a 42 anni è parecchio straniante. Ti ritrovi a esprimerti per ore e ore con: "Il gatto. Sta. Sul tetto" o roba del genere. Parli come un bambino di 3 anni, anzi, peggio. Quando andiamo a prendere Pietro al bornehaven (=l'asilo) a volte i mocciosi ci chiedono qualcosa e noi rimaniamo come ebeti a guardarli senza capire niente. Qualsiasi concetto anche minimamente articolato è una montagna ripidissima. Mettere correttamente in ordine le parole in una subordinata è un giro sull'ottovolante.</div>
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Cazzo, mi sento fighissima perchè finalmente PENSO in inglese, e non basta. E' come essere soddisfattissima per aver perso 20 chili e poter rientrare nella taglia 42, e... cazzo, la nuova 42 è la 38.</div>
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2) I miei colleghi di corso.</div>
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Ci sono altre 2 coppie di medici: una dalla Polonia, e una da Cuba (emigrati in Spagna da circa 12 anni). Ti senti fighissima perchè parli italiano, francese e inglese e capisci un po' di spagnolo. Dopo 5 minuti che li hai conosciuti ti senti una merda, perchè questi qua parlano tutti 5 lingue. Una bella dose di umiltà, ci vuole. L'affinità dei mediterranei non è una leggenda metropolitana, comunque, c'è poco da fare. I cubani/spagnoli per ora sono quelli con cui ci troviamo meglio. Hanno alle spalle storie che a raccontarle ci vorrebbe una vita a parte. I polacchi invece sono convinti che io e GF siamo dei mafiosi in trasferta e noi glielo lasciamo credere. In generale è comunque un'esperienza molto stimolante stare seduti alla stessa tavola con cubani, polacchi, svedesi, danesi, portoghesi, cileni, venezuelani, inglesi, rumeni. Un ragazzo rifugiato afgano, ex-chirurgo per MSF, dice poco e ha tutto un mondo già alle spalle.</div>
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3) Il GAP culturale.</div>
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C'è? Non c'è? Sì e no. 'Sti danesi sono gentili, hanno un'ironia dark interessante, sono rigidi come tronchi su certe cose, supertolleranti su altre. Guidano di merda e hanno auto da schifo, ma rispettano sempre i limiti. Bevono come le spugne alle feste, ma reggono l'alcool come io non ho mai visto. E prendono rigorosamente il taxi se hanno bevuto. Sono vicini a noi, sono europei, ma la loro storia è molto molto diversa dalla nostra. Hanno difficoltà anche solo a esprimere a parole il concetto di "avanti Cristo".</div>
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Un episodio mi ha particolarmente colpita.</div>
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Dopo 2 settimane dall'inizio del corso io e una collega abbiamo avuto un brutto raffreddore, un po' di febbre e tosse. Siamo andate lo stesso a lezione, che per noi al momento è come andare al lavoro, perchè siamo pagati per questo. Siamo stati cazziate pesantemente. Se si sta male SI DEVE stare a casa, è PROIBITO andare al lavoro, perchè si rischia di trasmettere malattie ai colleghi. Figurati, e io che pensavo di fare il mio dovere. Figurati, e io che in Italia sono andata a lavorare anche con la febbre a 39 sennò i capi mi richiamavano. Qua anche se tuo figlio sta male, telefoni al capo e stai a casetta tua. Niente certificati, giustificazioni, richieste in carta bollata. "Qua il rapporto di lavoro è basato sulla fiducia", ci hanno risposto. E mi viene da pensare alle polemiche annuali sulle assenze sospette dei vigili romani sotto le feste di capodanno, ai certificati falsi di malattia e tutto il baraccone.</div>
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4) Il mio tutor e colleghi.</div>
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Venerdì inizierò, un giorno alla settimana, ad andare nella mia practice. Il mio tutor intanto si premura di farmi sentire a mio agio ancora prima di cominciare. Un invito a casa sua con tutta la famiglia per un caffè in giardino, una visita ai cavalli insieme ai bimbi, due chiacchiere rilassate. Qualche telefonata per chiedermi come stanno i bimbi, se la scuola è partita bene, se abbiamo bisogno di qualcosa. Quasi un mese fa annuncio una visita alla practice per un saluto, e mi invita a pranzo fuori (pranzo di pesce), insieme ad un collega. 4 ore di chiacchiere, di spiegazioni, di cultura e storia danese, di curiosità. Una settimana dopo sono stata invitata allo Julefrokost (=il pranzo di Natale. Sì, un mese prima...lo so. Julefrokost è un'istituzione, l'occasione più importante dell'anno per qualsiasi azienda/ufficio, il momento più alto di convivialità del gruppo-lavoro). Un rito di passaggio. Un onore. Sono stata pomeriggio e serata con 16 sconosciuti, che parlavano tutti danese. Millemila brindisi e scherzetti e giochini. Tutti che mi hanno salutato, accolto, dato il benvenuto. E il mio tutor seduto vicino a me che mi raccontava, spiegava, indicava, traduceva. Se penso al mio professore di malattie infettive che in 4 anni di specialità non mi ha mai neanche pagato un caffè, con cui non ho mai scambiato neanche un'opinione personale*. Boh. Ragazzi. Io non ho parole. Spero di essere all'altezza di tale accoglienza, veramente.<br />
<br />
*Per dare a Cesare quel che è di Cesare, comunque, il mio tutor (NB.: NON il professore, eh) a malattie infettive, A.G., è stato invece un meraviglioso e disponibile collega. Con lui sì, che abbiamo fatto mille belle chiacchierate. </div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-10028701557523323272016-10-16T21:27:00.005+02:002016-10-16T22:26:54.075+02:00Lunchbox, altro che passione<div style="text-align: justify;">
Non avrei mai creduto di poterlo dire, ma mi ritrovo a rimpiangere le mense scolastiche italiane. Ebbene, sì, dopo aver partecipato allo sport nazionale della mamma lamentosa all'uscita della scuola, dopo aver detto la mia su "mangiano troppa XXX e troppa poca YYY" (e al posto delle incognite metteteci quello che vi pare), adesso ricordo con nostalgia i tempi in cui qualcun altro provvedeva ai pranzi dei bimbi.</div>
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Qua niente mensa, niente cuoche amorevoli, niente inservienti attenti, niente pasto caldo.</div>
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Qua c'è il LUNCHBOX.</div>
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All'inizio sembra una novità divertente: "Ah, adesso sì che avrò il controllo su quello che mangiano i MIEI figli!". Vai da Tiger* e cerchi il bento-box più cool, immaginando <a href="http://www.sempredirebanzai.it/10-ricette-dei-cibi-ghibli-che-abbiamo-sempre-desiderato/" target="_blank">i meravigliosi pasti giapponesi dei film di Miyazaki.</a></div>
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<a href="http://i1.wp.com/www.sempredirebanzai.it/wp-content/uploads/2016/01/4587036085_69595b79cd.jpg?w=500" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="176" src="https://i1.wp.com/www.sempredirebanzai.it/wp-content/uploads/2016/01/4587036085_69595b79cd.jpg?w=500" width="320" /></a></div>
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<a href="http://i1.wp.com/www.sempredirebanzai.it/wp-content/uploads/2016/01/tumblr_nhz1ln9TN21trrpl8o1_500.jpg?resize=300%2C200" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://i1.wp.com/www.sempredirebanzai.it/wp-content/uploads/2016/01/tumblr_nhz1ln9TN21trrpl8o1_500.jpg?resize=300,200" /></a></div>
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<br /></div>
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La realtà è diversa: i bambini hanno FAME. Io non so se i bambini giapponesi, così magrolini, riescono a stare dalle 8 alle 16 con quelle scatolettine là, ma i miei figli italiani, cresciuti a vincisgrassi e porchetta, con quelle due cazzatelle colorate ci fanno l'aperitivo. Ci vuole una scatola GROSSA, capiente, che non si apra al primo lancio di zaino e che possa contenere un pranzo e una merenda.</div>
<div style="text-align: justify;">
Qua la policy delle scuole sconsiglia fortemente (per non dire VIETA...qua la parola "vietato" viene spesso sostituita da complicati giri di parole per non sembrare troppo definitivi) di fornire junk food o dolci ai bambini. E vabè, su quello c'ero arrivata anch'io, le caramelle per pranzo non sono il massimo. Purtroppo non c'è la possibilità di riscaldare i cibi, neanche col microonde, per cui bisogna prevedere cibi appetibili anche freddi. Infine devo tentare di preparare cose che si mangino facilmente, possibilmente con le mani (oppure devo fornire forchette o cucchiaino, che rubano spazio). Niente minestre o zuppe, che se si rovesciano fanno un casino. Insomma, i cappelletti in brodo o la parmigiana di melanzane non sono adatti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il risultato è che ogni mattina mi tocca svegliarmi mezz'ora prima per preparare i lunchbox, scervellarmi per inventare menù sani e gustosi e variarli il più possibile. Ricordo i primi tempi dell'università, quando ancora non avevo capito che era meglio andare in mensa e prendevo un panino al bar ogni giorno: dopo 2 anni ho sviluppato una gastrite che ogni tanto mi fa una visitina ancora oggi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oh ragazzi, io ci provo.</div>
<div style="text-align: justify;">
I miei lunchbox prevedono sempre un elemento principale di carboidrati + proteine (es.: insalata di pasta con verdure, riso con piselli e carote, un panino integrale con insalata e crema di tonno, un uovo sodo, insalata di legumi), verdura da mangiare cruda (ad es.: sticks di carote o cetriole, pomodorini, cavolfiori crudi), frutta fresca, frutta secca (mandorle, noci, nocciole), a volte hummus, a volte yogurt greco con miele e mandorle, a volte un salatino di sfoglia con prosciutto e formaggio.</div>
<div style="text-align: justify;">
A volte è proprio la morte delle idee e gli faccio un panino col salame e sticazzi. Ho deciso di fare del mio meglio, ma anche di non sentirmi troppo in colpa se a volte gli dò una semischifezza. Che poi noi degli anni 70 a panini col salame ci siamo cresciuti.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Emma e Leo hanno il doposcuola dalle 14 alle 16, che prevede che facciano non una, ma ben 2 merende. Aggiungo un frutto per ciascuno e una fetta di torta che di solito faccio la domenica e cerco di far durare qualche giorno. In mancanza della torta, vado di minisandwich o biscotti.</div>
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<br /></div>
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Che stress! alla fine dell'anno scolastico in Italia ero stremata dai loro compiti, quassù sarò stremata dai lunchbox.</div>
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<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyLXdC2mSm8r_SHIc2nK5fJbiwEi4nPX808e1pVudmPjgpuKnv4S2SDpNOgEDnHmvKNz3LqwsWPyP4gG5IE0D7h2UevTZ7HgvYC2X9mRNZPrfho6ruqcoMQPnEIb7Rc42Y1Gd-rCmnrmeK/s1600/14672693_10210574417944711_1021521176_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyLXdC2mSm8r_SHIc2nK5fJbiwEi4nPX808e1pVudmPjgpuKnv4S2SDpNOgEDnHmvKNz3LqwsWPyP4gG5IE0D7h2UevTZ7HgvYC2X9mRNZPrfho6ruqcoMQPnEIb7Rc42Y1Gd-rCmnrmeK/s320/14672693_10210574417944711_1021521176_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lunedì: Muffin di carote e mandorle, insalata di pasta con pomodoro e feta, stick di carote, spicchi di mele, uvetta</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicw5rHIRET-NpsUUdWHcbuGnQsAfoMCUw6Cmt_KzIc5qqCG-BNdtL7BwnQMZyl2JUaTh1aoAeBVxr-X0Ycb5xHrzT_sQSQdywPlLkXhtyVyI0qdivP14kWcb8dke9qxiRg8iiEUju6oVC6/s1600/14686686_10210574414944636_1522782928_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicw5rHIRET-NpsUUdWHcbuGnQsAfoMCUw6Cmt_KzIc5qqCG-BNdtL7BwnQMZyl2JUaTh1aoAeBVxr-X0Ycb5xHrzT_sQSQdywPlLkXhtyVyI0qdivP14kWcb8dke9qxiRg8iiEUju6oVC6/s320/14686686_10210574414944636_1522782928_n.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Martedì: Salatino prosciutto e formaggio, cavolfiore crudo, banana, mandarino, mela, stick di parmigiano, fettine di banana secca</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEQbo5657Ofqy7hxn2Sgq1OXAwDwu3WR5NnRM-wZBN4-TUjKhodrPWJJ-ZCyzYB7YjWvFrrpUjvzAhk6vfwIhs_lCPTue2P946MimP_mrjYqmcpUi5nGtq2FtMSsvbCjw5uKN0hBdH3YXC/s1600/14697053_10210574440505275_1118709258_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEQbo5657Ofqy7hxn2Sgq1OXAwDwu3WR5NnRM-wZBN4-TUjKhodrPWJJ-ZCyzYB7YjWvFrrpUjvzAhk6vfwIhs_lCPTue2P946MimP_mrjYqmcpUi5nGtq2FtMSsvbCjw5uKN0hBdH3YXC/s320/14697053_10210574440505275_1118709258_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mercoledì: Insalata di ceci e pomodori, stick di carote, fetta di pane integrale, spicchi di mela, noci</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgUVzxjDvi7uFf1h3vyGPViXoAega6uvQT_Sqf2ELM-R_N6juXnAcqhQQdDtzqigpfyu1vG2RzOiz01cF397tO8ubcLq2A7p87PvwY1q7MeIQVCE_9Z2pwxhyphenhyphenESII4Xd-3ccByAsyS_GYX/s1600/14699593_10210574418104715_2017571590_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgUVzxjDvi7uFf1h3vyGPViXoAega6uvQT_Sqf2ELM-R_N6juXnAcqhQQdDtzqigpfyu1vG2RzOiz01cF397tO8ubcLq2A7p87PvwY1q7MeIQVCE_9Z2pwxhyphenhyphenESII4Xd-3ccByAsyS_GYX/s320/14699593_10210574418104715_2017571590_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giovedì: Panino con salsa di tonno e insalata, panino con mascarpone e marmellata, banane, pomodorini, noci, banane secche</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2kNIS9vhXxrGqTmJvxWgIi2O656IH07d6_zdUFu8Upz8EH5uxGdE7obewZ8vy-JdrQvJkafjAe-9iq_8g6aERdnDL-av-mNDOMwzBkSR7c62Z_GPWkCWMorhLZHKMhvp5APwcC5ChlEkp/s1600/14724276_10210574417784707_641478651_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2kNIS9vhXxrGqTmJvxWgIi2O656IH07d6_zdUFu8Upz8EH5uxGdE7obewZ8vy-JdrQvJkafjAe-9iq_8g6aERdnDL-av-mNDOMwzBkSR7c62Z_GPWkCWMorhLZHKMhvp5APwcC5ChlEkp/s320/14724276_10210574417784707_641478651_o.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Venderdì: Muffin carote e mandorle, pomodorini, uva, banane secche, sandwich con hummus e insalata</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
* Ho scoperto che Tiger è una firma danese, che si pronuncia Tier e che significa non solo "tigre", ma anche "a spende poco". </div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-74395142326619243132016-09-28T21:10:00.000+02:002016-09-28T21:17:10.607+02:00Di come nacque la scrittura danese.<div style="text-align: justify;">
Anno 1023</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Olaf Herjolfossøn il Vichingo è stanco dopo una lunga giornata di sgozzamenti e razzie. Se ne sta spaparanzato su una spiaggia siciliana e guarda il cielo. Ad un certo punto sente due italiani che parlano tra loro e pensa:</div>
<div style="text-align: justify;">
-Oibò! che strana lingua! che dolci suoni! Vorrei impararla anche io!-</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma Olaf non ha molti amici in Sicilia, poichè nei mesi precedenti non si è fatto una buona fama, e al solo vederlo così pelorosso e alto, tutti quanti fuggono spaventati.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Allora Olaf decide di andarsene alla biblioteca comunale di Vigata e scopre una fantastica cosa: i libri!</div>
<div style="text-align: justify;">
-Oibò! - pensa il nostro amico Olaf - chedè questa bellezza? questi meravigliosi segni? E perchè noi vichinghi padroni del mondo non li conosciamo? -</div>
<div style="text-align: justify;">
Infatti la lingua di Olaf è solo PARLATA. Al massimo i druidi tracciano qualche runa sulle pietre cerimoniali, ma a scuola si insegna come costruire le navi e come bruciare le case altrui, ma di scrittura non c'è traccia.</div>
<div style="text-align: justify;">
-E che vogliamo essere noi da meno di questi latini e greci? Giammai! - si dice Olaf.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E allora si mette a tavolino e decide di inventare la lingua scandinava SCRITTA.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quei cazzoni dei latini e greci si arrovellano con le declinazioni e le coniugazioni dei verbi.</div>
<div style="text-align: justify;">
-No no, lasciamo perdere 'sta rottura di palle, - pensa Herjolfossøn - che poi i bimbi a scuola mi trascurano il corso di impalamento per star dietro alla grammatica-</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Olaf però non vuole essere da meno dei terroni mediterranei, e allora decide di strafare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Raduna il clan e decidono, dopo essersi scolati 8573 corni di birra, di scrivere TANTE TANTE consonanti, anche se non si pronunciano.</div>
<div style="text-align: justify;">
Allora quella parola deliziosa, che lui ha sempre pronunciato “laili” decide di scriverla “lejlighed”, o quella che le sue mogli chiamano “soue-else” la scriverà “soveværelser”.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sefuli! (= selvfølgelighed)</div>
<div style="text-align: justify;">
-I latini hanno la H e non la pronunciano, e noi vogliamo essere da meno? Noi non pronunceremo la G, la D, la V, la L, la R, la K solo se è doppia, la T se viene dopo la D, la H ma solo se viene prima di V, scriviamo ER ma diciamo A, eccetera eccetera eccetera.</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
Si pronuncia “al”, si scrive: alfbÒVKIJBdvòiæødtdtghsbrpal. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E che, vogliamo accontentarci di quelle 5 vocali sfigate??</div>
<div style="text-align: justify;">
No no. Noi ci scriviamo pure la ø, la æ e la å, e poi coglioniamo tutti dicendo che si pronunciano in modi completamente diversi dalle solite A, O e E. E se provano a dire il contrario, sgozziamo tutti!-</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E poi Olaf ha un'idea GENIALE.</div>
<div style="text-align: justify;">
Decide che il suono dello smørrebrød che gli va di traverso si scriverà: D. </div>
<div style="text-align: justify;">
-E coloro che provano a pronunciarla “D”, gli stupriamo le mogli!- tuona il nostro Herjolfossøn.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Olaf ora è contento e soddisfatto.</div>
<div style="text-align: justify;">
I norvegesi hanno i fiordi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Gli svedesi avranno l'Ikea.</div>
<div style="text-align: justify;">
I danesi avranno tante tante consonanti (mute).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E una patata sempre in gola.</div>
</div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-24733457302114866472016-09-18T18:00:00.000+02:002016-09-18T18:00:03.097+02:00Io e le banche: una luuuunga storia
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Chi mi conosce da tanto tempo sa che con le banche non vado granchè d'accordo. Basta l'evocazione di questa frase : "ma lei, conosce qualcuno?" per strappare un sorriso ai miei amici di lunga data.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">
Ho dovuto aprire un conto in una banca danese, indispensabile per l'accreditamento dello stipendio.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Ecco,
ho scoperto che le banche sono uguali da tutte le parti.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Anzi
no.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Anzi sì.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Capitolo
1: la scelta della giusta banca.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Vado
a trovare il mio tutor per un saluto e esce fuori che devo
aprire il conto in banca. Lui mi suggerisce una piccola banca a cui
fa riferimento tutto lo studio e io decido di accettare il suo
consiglio. Vado subito nel vicino ufficio della suddetta banca e ci
accoglie un impiegato anzianotto MOLTO in difficoltà con l'inglese. Non fa caso
al fatto che gli dica che sono un medico dell'ambulatorio vicino
(come suggeritomi dal tutor) e ci invia al sito web per tutte le
informazioni, dicendoci che ci vogliono 14 giorni per aprire un
conto. Mhhh... Salutiamo e se n'annamo. Se non sembra interessato <i>lui</i> ad acquistare nuovi clienti, figuriamoci <i>noi</i>.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Svoltiamo
verso la piazza principale e ci dirigiamo alla Danske Bank, la più
grande del Paese.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Lì
l'impiegata mi apre un conto in 10 minuti, senza battere ciglio. Per la carta di credito,
niente da fare: ai nuovi arrivati non si concede, niente eccezioni, il contratto di lavoro che mi porto dietro non basta a garantire che sarò una cliente affidabile. Mi devo accontentare
della carta di debito. E vabè, aspettiamola a casa. Continuerò ad usare la mia VISA italiana (e pagare un botto di commissioni).</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Capitolo
2: il direttore della banchetta.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="color: black;">Il
giorno dopo ricevo una telefonata da un numero danese. E sai chi è? Il direttore della piccola banca suggeritami dal
tutor. Motivo: scusarsi tantissimo per il trattamento che avevo
ricevuto il giorno precedente. Il mio
tutor l'aveva chiamato per dirgli che sarei andata, lui ha convocato
il suo impiegato che parlava male inglese e quando ha scoperto che
non avevamo aperto il conto mi ha chiamata personalmente. Quando gli
ho detto che avevo risolto con un'altra banca era mortificato (spero che
non sia volata una testa!), mi ha chiesto di incontrarci il giorno
successivo per ridiscutere la situazione davanti ad un caffè, mi ha
mandato un'ulteriore mail di scuse... </span>Oddio, alla fine ero imbarazzata per lui. Mi faceva pena, e ancora di più il suo impiegato, che si sarà preso un rimprovero coi fiocchi. Ho anche mandato un sms di scuse al mio tutor, alla fine, che si era speso per me.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ma ve lo immaginate un
direttore di banca italiano che mi si comporta così? Boh, io no.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Comunque
la frittata era fatta: il conto lo avevo già aperto da un'altra parte
e stigrancazzi la banchetta.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Capitolo
3: le carte di debito/credito.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Dopo
una settimana mi arriva il bancomat. Tutta contenta, provo
ad usarlo alla caffetteria della scuola di danese. Niente. Ci vuole
la fantomatica Dankort. A quel punto interviene la mia superenergica insegnante
di danese e prende la situazione in mano. Mi chiede quali condizioni
avevo strappato alla Danske Bank, come mai non mi avevano dato una
VISA/Dankort, quali erano le spese previste. Alle mie risposte replica:</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">"no,
nononono... non ci siamo!! Dammi il numero che adesso li chiamo IO!". E segue una bella strigliata telefonica al povero impiegato di turno.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Urca, da quando è cominciata 'sta storia sto falciando bancari come se non ci fosse un domani.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Capitolo
4: il meeting.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Dopo
10 minuti di telefonata M. torna con un nome e un orario su un biglietto.
Due giorni dopo mi aveva fissato un appuntamento con una consulente
della Danske Bank. Mi suggerisce quali condizioni strappare (conto
completamente gratuito, carta VISA gratuita, trasferimenti
all'estero gratuiti, ecc...). Spalanco gli occhi: come otterrò tutto
ciò? "Tranquilla"-mi fa- "le ho detto che sei un
medico, e qui abbiamo <i>talmente</i> bisogno di voi che ti stenderanno un
tappeto rosso".</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Capito. Adesso devo andare lì e fare la
cazzona. Mi ci vedo proprio.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Due giorni dopo vado all'appuntamento: dietro l'ingresso tutto vetri della sede amministrativa mi sta già aspettando la
tipa. Ci conduce in un piccolo ufficio tutto per noi: maxischermo,
caffè, acqua. Dopo le due chiacchiere di rito cala gli assi.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Oh, ragazzi, mi hanno messo tra i <i>clienti VIP</i>! NON ho spese. Ho la
VISA. Se deposito euro non pago niente. Posso ritirare euro dal
bancomat senza ricarichi. Non ho dovuto neanche parlare, aveva già
fatto tutto.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Mi rivolgo agli amici di lunga data: Io tra i clienti VIP! Ma mi ci vedete???</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Mi saluta e mi
informa che per ogni richiesta lei è <i>sempre</i> disponibile.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Nota
in più: la mattina stessa vado a depositare degli euro allo
sportello. L'impiegata mi fa pagare 40 corone (circa 5 euro) di commissione. Penso: aaahhh, vedi? stocazzo che non pago niente!</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="color: black;">Dopo 3 ore ricevo una mail: la mia
consulente ha già provveduto a rimborsarmi le 40 corone e si scusa perchè l'impiegata me le ha fatte pagare</span> (probabilmente non le era ancora stata notificata la modifica del mio profilo-cliente).</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: inherit;">Oddio... avranno cazziato pure quest'ultima?</span></span></div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-42405858214490679542016-09-17T17:36:00.001+02:002016-09-17T18:29:27.225+02:00Primo mese<div style="text-align: justify;">
Un mese fa giungevamo in Danimarca. Mi ripeterò, ma sono accadute talmente tante cose che sembra una vita fa. </div>
<div style="text-align: justify;">
Io e GF abbiamo iniziato il corso di danese il 1 settembre. E' MOLTO impegnativo: 6 ore di corso al giorno e alla fine usciamo con feroci mal di testa. Inoltre, mi sembra di essere tornata al liceo, con GF che fa una domanda dietro l'altra all'insegnante, che fra un po' avrà il terrore di porre il fatidico "ci sono domande?" alla fine della lezione. Diciamo che GF non si lascia scappare l'occasione di mitragliarla. Comunque, tra una pausa caffè e l'altra (ma quanto caffè bevono questi qua??), le giornate procedono di gran carriera. A confronto degli anni universitari in cui letteralmente correvo tra le aule e l'ospedale mangiando (se andava bene) un panino per strada qua è tutto relax. E stare lontano dai pazienti per qualche mese è un toccasana per il mio burnout. Il mio dovere al momento è solo IMPARARE, la mia responsabilità è stare attenta, arrivare puntuale (puntuale per davvero eh, ritardare solo 3 minuti non è <i>acceptable</i>) e fare compiti...una passeggiata di salute a confronto degli ultimi, estenuanti, tempi al lavoro. E poi dormo <i>tutte</i> le notti a casa (anche se ancora sui materassi gonfiabili... pare che l'Ikea sia un <i>tantino</i> lenta a fare le consegne) e sono libera <i>tutti</i> i weekend!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La nostra insegnante è una macchina da guerra, al solo sentire il suo nome (la conosce tutto lo Julland, pare) tutti ci guardano un po' ammirati e un po' preoccupati: "aahhh, è M. che vi insegna!! allora ci credo che state faticando!". Il corso proposto dal Kommune (250 ore gratuite sono previste per tutti i Newcomers) a confronto del suo è un brodino leggero. La Regione ha fatto un grande investimento nel pagarmi questo corso (anzi... mi <i>pagano</i> per partecipare al corso), e la possibilità che anche GF partecipi (in quanto facente parte dello Spouse Program come coniuge di un medico) è un grande privilegio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ce ne siamo resi conti una settimana fa. GF è stato invitato ad un ciclo di incontri orientati alla ricerca del lavoro rivolti ai Newcomers del Kommune di Esbjerg. Per partecipare ha chiesto di poter essere assente un giorno al corso di danese: M. è stata scontenta, ma quella che ha l'obbligo di frequenza sono io, lui ha facoltà di scelta. Beh, per GF l'incontro con gli altri expat è stato interessante per l'argomento in sè, ma ancora di più per il confronto con altri immigrati, i quali pur stando qua da anni non parlano ancora danese. Molti di loro (ingegneri, informatici, ecc...) se la sono sempre cavata con l'inglese e l'hanno ritenuto sufficiente. La loro sensazione è che imparare una lingua difficile come il danese non sia indispensabile, visto che qua tutti parlano anche inglese. E forse non lo è, in effetti, in alcuni lavori. Ma a nostro avviso (e anche secondo tutti i job-adviser di qua) se non sai parlare non puoi nemmeno sperare un minimo di integrazione, di conoscere la cultura del Paese in cui vivi. Di capire -che so- cosa dicono durante la riunione scolastica dei genitori o ad uno spettacolo teatrale. O i tuoi figli quando cominceranno a parlare in danese tra loro. E se neanche ci provi forse agli occhi dei locali sei solo uno con la puzzetta sotto il naso che viene qua solo per soldi, senza alcun reale interesse a viverci per davvero. In fondo, non è lo stessa cosa che diciamo noi italiani degli immigrati di lungo corso in Italia? GF si è ritrovato a sapere, dopo solo due settimane di corso, più danese di persone che stanno qua da due anni. Insomma, siamo stanchini, facciamo i compiti dopo cena, non abbiamo tempo a volte manco di fare la spesa, ma già cominciamo a vedere i primi frutti: capiamo qualche frase alla radio, esprimiamo qualche concetto elementare. Certo, tornare a parlare come dei bambini di 2 anni non è piacevole, ma ci vuole un po' di autoironia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Fagiolina e Nanetto sono entusiasti della scuola, non si riesce a cavare loro una parola di bocca su cosa effettivamente facciano ("ma leggete? scrivete? avete imparato delle parole nuove??"...niente, omertà assoluta), ma per ora ci accontentiamo di vederli sereni e allegri. Fagiolina, in particolare, continua a ripeterci quanto sia felice della scuola qua, ogni tanto si confonde e le sembra di essere ancora in vacanza! Rivedere la serenità nei suoi occhi è una gioia immensa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Fagiolino invece queste ultime due settimane ha cominciato ad accusare il colpo. Grandi pianti e addii strazianti quando lo lasciamo alla mattina al kindergarten. C'è da ammettere che anche lo scorso anno ogni tanto piangeva all'asilo, i primi mesi. Ma qua la cosa ci fa sentire molto più in colpa, immaginandolo solo e incompreso in classe. Tuttavia quando lo riprendiamo sembra molto tranquillo, e le maestre e maestri ci confermano che è partecipe, allegro e anche rubacuori: pare che tutte le bimbe se lo contendano. Lo hanno definito "brillante". Lo ritroviamo zozzo lercio come un porcello, segno che si è divertito un bel po' a ruzzolare, arrampicarsi, scavare e pasticciare. Ha cominciato a cantare qualche canzoncina, ma a casa è reticente pure lui nel raccontare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci hanno raccontato che piuttosto che imparare <i>lui</i> il danese, sta insegnando l'italiano a tutta la scuola. </div>
<br />
<br />Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-65911666089516111122016-08-30T16:27:00.000+02:002016-08-30T16:27:14.233+02:00Bambini coraggiosi<div style="text-align: justify;">
Siamo in DK da due settimane e sembrano mesi. La casa è ancora vuota e gli scatoloni semiaperti occhieggiano in mezzo a quella che sarà la sala. Ci sono state così tante novità che provare a scriverle tutte diventa un compito arduo.</div>
<div style="text-align: justify;">
La più importante di tutte: i bambini hanno cominciato tutti la scuola. Fagiolina e Nanetto nella scuola pubblica (folkeskole), in una receiving class per bambini stranieri, Fagiolino nel kindergarten.</div>
<div style="text-align: justify;">
Io non so descrivere il senso di ammirazione e orgoglio che provo nei confronti dei miei figli: bambini coraggiosi, che affrontano emozionati, ma senza paura, sfide che terrorizzerebbero qualsiasi adulto. E non che siano inconsapevoli, perchè avevano ben chiaro in mente che sarebbe stato tutto nuovo e che sarebbe stato difficile capire e farsi capire. Con una sola parola sicura in testa ("toilet"...per stare tranquilli!) sono entrati nelle rispettive classi e si sono tuffati in un mondo nuovo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Noi genitori passiamo i giorni a cercare di contenere l'ansia. La maestra della scuola elementare appena arrivati ci ha dato in mano un biglietto con scritto TAXA, un orario e un indirizzo vicino al nostro domicilio. Io ho subito capito male ("eccolallà: alla faccia del tutto gratuito...eccoli che vogliono una tassa da pagare") e invece si trattava del TAXI che dal giorno successivo (NB.: <u>secondo</u> giorno di scuola) sarebbe venuto a prendere i nostri figli a casa per portarli a scuola. Aggratis. Eh sì, perchè abitando distanti da scuola oltre 2,5 km abbiamo diritto a questo servizio. </div>
<div style="text-align: justify;">
Cuore di mammà, subito angosciata al pensiero dei miei cuccioli che non solo vanno tra gli stranieri (ahahaah...fa ridere, qua gli stranieri siamo NOI), ma ce li porta uno sconosciuto, e chissà dove scendono, chissà dove li scarica, chissà se trovano la via della loro aula nella scuola così grande...</div>
<div style="text-align: justify;">
Il primo giorno di taxi siamo stati tentati di seguirlo, di nascosto. Ci siamo dati un contegno e ci siamo trattenuti. Due ore dopo la maestra ci ha mandato, di sua iniziativa, un sms per dirci che era tutto ok. Oh, io 'sta cosa l'ho trovata di una sensibilità enorme. </div>
<div style="text-align: justify;">
I bimbi tornano a casa contenti, stanchi, un po' frastornati.</div>
<div style="text-align: justify;">
"cosa hai capito oggi?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"niente"</div>
<div style="text-align: justify;">
"avete imparato una nuova parola?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"boh?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"vi siete divertiti?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"un sacco!"</div>
<div style="text-align: justify;">
Per adesso va bene così.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E il piccolo?</div>
<div style="text-align: justify;">
Ha cominciato l'asilo ieri.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lui non ha una maestra dedicata all'insegnamento del danese: imparerà ascoltando gli altri. Pure lui si è buttato nella mischia e ha giocato come un matto tutto il giorno. Certo, l'ambiente aiuta: tanti, ma tanti di quei giochi e attività da perderci la testa (compreso un parco tricicli/macchinine a pedali invidiabile: vorrei poterci andare io!), soprattutto all'aperto. Altalene, scivolo, orto, grandissima area sabbia, decine e decine di secchielli e palette, la nave dei pirati, l'autobus, i travestimenti, il tavolo da falegname, l'albero per arrampicarsi, le amache, la zona fuocherello/barbecue all'aperto...boh, nemmeno ricordo tutto. L'inserimento, che immaginavo netto e crudo (...all'inglese: li smolli lì da subito e li riprendi dopo 6 ore) invece è ritagliato sulle sue/nostre esigenze: volete restare un'ora/due ore/tutto il giorno? ok. Il primo/secondo/terzo giorno? ok. Volete andare via e telefonarci? ok.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il primo giorno siamo stati due ore con lui durante le quale siamo stati in disparte a guardarlo e a parlare col suo insegnante di riferimento, il quale è rimasto quasi sempre con noi (osservando Pietro nel frattempo) per rispondere ad ogni - proprio OGNI- nostra domanda. Oggi lo abbiamo lasciato alle 8 e lo abbiamo ripreso alle 14. Stanchissimo e soddisfatto. Kenneth (il suo insegnante) oggi ha contattato un consulente linguistico per avere consigli sulla gestione dell'impatto della nuova lingua su Pietro: stanno progettando un sistema visuale (stile "point-it": immagini da indicare) per aiutarlo a farsi capire meglio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi piace che ci siano insegnanti giovani, insegnanti maschi, insegnanti che sembrano molto committed ed entusiasti del loro lavoro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Negli ultimi due giorni abbiamo deciso di cambiare un poco i nostri progetti per i primi mesi: la mia (futura) insegnante di danese ha molto insistito affinchè anche GF partecipasse al corso con me. Cioè, capiamoci bene: un corso superintensivo per me -che devo sbrigarmi a imparare presto la lingua per poter lavorare- è figo, ma ci sta. Ma la <i>figaggine</i> estrema dello stesso corso GRATUITO pure per GF...boh, a me pare di sognare! come si può dire di noad una opportunità così? Pertanto anzichè essere libero a casa GF sarà al corso con me fino alle 15, a Vejle, circa 100 km da qui. Come organizzarci coi bimbi? il kindergarten è aperto fino alle 17, e i bimbi più grandi cominceranno il doposcuola (SFO) dalle 14 alle 16. Ecco: questo ha fatto incrinare le mie (millantate) sicurezze e oggi mi sono presentata in segreteria per chiedere info sull'SFO con gli occhi strapazzati dalle lacrime. <i>Che madre di merda, non mi accontento mai, guarda 'sti cuccioli sbattuti in un mondo sconosciuto, e ce li lascio pure per più del previsto, sono un mostro! </i>Abbiamo tempestato la povera segretaria di domande ansiose da veri italian parents...alla fine se la rideva sotto i baffi, mentre ci mostrava quanto è vicina l'aula dell'SFO a quella dei bimbi, come è grande il giardino e quanto sarà facile per loro fare nuove amicizie. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Boh, io sono veramente orgogliosa dei miei figli. Sono impavidi e curiosi, sicuri di sè e sensibili, si fanno coraggio e vanno avanti. Bravi, bravi, bravi.</div>
<br />Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-52664007087558568822016-08-21T18:32:00.000+02:002016-08-21T18:32:45.646+02:00Primi giorni, prime impressioni<div style="text-align: justify;">
Siamo in terra danese. </div>
<div style="text-align: justify;">
La casa è veramente bella, sia per la sua struttura, un po' rustica e imperfetta, con il pavimento in vero cotto e i mattoni grezzi intonacati di bianco, sia per la sua fantastica posizione, a due passi dal mare, con un grande parco proprio dietro lo steccato del giardino. La sensazione è un po' quella delle vacanze, che scendi in spiaggia direttamente in costume e torni su ancora bagnato dopo i tuffi.</div>
<div style="text-align: justify;">
La fatica è veramente tanta, però. Un conto è muoversi da soli, un conto coi bambini, che si stancano, strillano, vogliono attenzione e attenzione e -l'ho detto?- attenzione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sono rumorosi, urlatori, maneschi: passano ore ad azzuffarsi e parlare a voce altissima. L'altro giorno, all'Ikea (grande il triplo di quella anconetana, ci abbiamo messo 3 ore a girarla), Fagiolino ha ringhiato a due bambine e spinto un bambino che gli rubava un gioco: questi piccoli biondi danesi sono completamente indifesi di fronte a tanta aggressività (che in Italia passa invece del tutto inosservata) e se ne scappano piangendo dai genitori che ci guardano orripilati.</div>
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D'altro canto, se in Italia reagiremmo con una sonora sgridata, qua non è ben visto nè il gridare ai bambini, nè -figuriamoci!!- prenderli per un braccio e portarteli via: ti guardano tutti come se fossi un orco. Beh, immaginate 3 figli che urlano e si rincorrono e si rotolano per terra e si spintonano per tutta l'Ikea, stanchissimi loro e stanchissimi noi, e non puoi neanche sgridarli, e però ti guardano tutti male perchè fanno troppo casino. Uno stress che ci ha fatto coniare un nuovo termine: STOMACOSSO (=stomaco così contratto e duro da diventare di consistenza ossea). Non c'è Peridon o Pantoprazolo o Maalox che tenga, contro lo stomacosso. </div>
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Nonostante le letture angoscianti di pagine facebook di italiani expat, che riportano pratiche burocratiche complicatissime e file estenuanti, la nostra esperienza con gli uffici danesi per ora è stata più che positiva: siamo stati accolti e coccolati all' International Citizen Service di Odense, i bambini riforniti di giochi e materiali per colorare, attese brevissime. Sarà perchè avevamo già preparato tutto in anticipo. Sarà perchè Jørgen, il recruiter con cui ho preso i contatti fin dal primo momento, è stato come sempre professionale ed efficiente, tanto da essere presente nel giorno del nostro arrivo. Sarà perchè avevamo tutti i documenti in regola, o forse perchè c'è necessità della mia figura professionale. Insomma, è andata liscia.</div>
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Entrare in una casa COMPLETAMENTE vuota è snervante, e per quanto sei preparato e hai preparato i bambini, e hai raccontato loro (e anche a te stesso) che in fondo è come stare in campeggio, e dormire per terra è fantastico, "<i>facciamo finta di guardare il cielo stellato</i>"... dopo cinque giorni sei stanco. Non avere nemmeno le sedie ci ha però dato l'occasione di fare colazione di fronte al mare e cenare sul tavolo del parco giochi: come sempre da una mancanza nasce un'occasione.</div>
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Siamo in crisi con l'immondizia: qua non si riciclano molte cose che siamo abituati a riciclare, e non abbiamo ben capito come funziona il ritiro a domicilio. Come nella famosa storiella, può funzionare tutto a meraviglia, ma se non funziona il... <i>foro di uscita</i>, tutto si blocca e si incasina! speriamo di trovare presto il bandolo della matassa.</div>
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Io sono stata fin da bambina un'animista convinta: sono certa che le cose abbiano una loro anima e oggi mi sono trovata a commuovermi pensando alla nostra casa italiana. La casa qua, pur vuota e con le sue scomodità, è veramente meravigliosa, e io mi sento di tradire quella italiana, che abbiamo sistemato e organizzato a nostra immagine. Mi sento di farle uno sgarbo e lei se ne dispiacerà. E allora per dispetto elenco le cose scomode (e anche scontate, lo so...) di qua, così mi sento meno in colpa:</div>
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-Lavandino della cucina minuscolo, lo scolapasta mi ci entra appena (lo so, non è pensato per le <i>magnate</i> italiane, ma io ero abituata al mio 2 vasche)</div>
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-Niente scolapiatti, nè gocciolatoio. Niente. Ma se sporchi un bicchiere e gli dai una sciacquata, poi, dove lo devi mettere?</div>
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-OVVIO: la mancanza di bidet. Ma questo <i>ce lo sapevamo</i>, no?</div>
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-I fuochi a induzione. Saranno moderni, ma a me fanno cagare: ci mettono ore a scaldarsi, e le modifiche di potenza sono lentissime. Non sarà un caso che gli chef usano il gas, no?</div>
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-La porta che si apre solo col codice, niente chiave. Se va via la luce, come si fa??</div>
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-Qui i ragni sembrano proliferare alla velocità della luce, ma perchè?</div>
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Oggi siamo stati a fare una passeggiata a Marbaek, la zona verde 10 minuti a nord di casa nostra: km e km di boschi sul mare, che ci ricordano il Monte Conero. Si cammina tra gli alberi, in sentieri che un po' si addentrano e un po' sbucano sul mare, tra abeti, pini, faggi, e cespugli di more e rose canine. Il bosco dà sul Vadehavet National Park, che è un parco marino istituito per proteggere la miriade di uccelli che passa di qua durante le migrazioni. Verso l'interno ci sono dei laghi (non so se salmastri o meno) dove oggi abbiamo visto le mucche fare il bagno. Insomma, le bucoliche dietro casa. Ci siamo portati a casa un bottino di more che ora stanno cuocendo in forno in un clafoutis.</div>
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Il tempo per ora ci ha graziato, donandoci 3 giorni di sole pieno e gran caldo (mi sono pentita di non aver preso neanche una maglia a maniche corte), e 3 giorni di pioggerellina sottile alternata ad arcobaleni e nuvolette. Non poteva esserci imprinting migliore per i nostri bimbi.</div>
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Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-12971647022717249712016-07-24T16:30:00.000+02:002016-07-24T16:30:05.689+02:00L'infinito<div style="text-align: justify;">
Alla radio, mentre guido, c'è una canzone che improvvisamente evoca i miei 18 anni. E nei 3 minuti della canzone mi scorre davanti l'ultimo anno di liceo, quando sapevo che avrei voluto fare il medico, anche se ancora non avevo ancora idea di cosa significasse.</div>
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Gita di fine anno nella festosa Spagna degli anni 90: la prima volta all'estero senza genitori.</div>
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Mi sentivo libera, libera libera e piena di vita. Le mie prime trasgressioni, che a pensarci adesso mi inteneriscono, che a confrontarle con quelle di un attuale quattordicenne sembrano ridicole: le sigarette, i (tanti) bicchieri pieni di ghiaccio e Grand Marnier o Cointreau, o vodka, passare la notte nella camera dei ragazzi, con i professori che facevano la ronda fuori della porta, il gioco della bottiglia, obbligo o verità. Quella camicetta trasparente che mettevo per andare in discoteca, il bagno vestiti nella piscina dell'hotel, il tuffo nel Mediterraneo gelido con la paura della punizione degli insegnanti. C'era una frenesia, una voglia di correre, di scappare in avanti, una curiosità di guardare al di là della siepe che non ho provato mai più in modo così travolgente, ingabbiata successivamente nei miei tomi universitari e nel rigore autoimpostomi nello studio. C'era un turbamento e un languore che mi struggeva e mi eccitava e stravolgeva; c'era una sensualità che comandava ogni nostro gesto di tardoadolescenti e ci faceva sentire temerari e sfrontati. Dormivamo pochissimo, bevevamo tanto, ci sfioravamo, ci guardavamo negli occhi, c'erano silenzi lunghissimi e risate fragorose. Il sesso non aveva ancora svelato tutti i suoi misteri, eppure c'era sesso ovunque, in ogni tocco e sguardo e ammiccamento. Non si poteva, non si doveva superare il limite, e compensavamo con sguardi che ci davano i brividi. Tanta vita è venuta dopo, i successi e i fallimenti, le soddisfazioni professionali, la disperazione e la solitudine, il tradimento dei valori e delle amicizie, la deprivazione emozionale, lo stordimento di storie e persone che andavano e venivano. E il sesso: non più immaginato, il trasporto della passione o la noia della consuetudine, l'amore rabbioso e quello dolce, gli amorazzi di una serata, il piacere e anche, talvolta, il fastidio. E poi l'amore finalmente pieno e totale, il compimento di una strada tortuosa iniziata da tanto, la famiglia, vedere sè stessi moltiplicati negli occhi dei figli. Ma solo poche altre volte mi è accaduto di vivere l'esaltazione febbricitante di quella settimana di vacanza, quando tutto il mondo era a portata della mia mano, tutto era possibile perchè tutto era immaginabile.</div>
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Ieri GF ha compiuto 42 anni, e fra poco li compirò anche io. Abbiamo avuto una rara occasione di relax in questi giorni frenetici, una sdraia sotto le stelle, la vista del mare, della luna, delle nostre Marche, che fra poco saluteremo, una birra fresca in mano e una musica easy nelle orecchie. Eravamo al compleanno di un amico di sempre: 50 anni. E ho pensato che una volta si andava alla gran festa dei 20 anni, mentre ora cominciano le feste per i 50.</div>
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Io gli anni che ho non me li sento, dentro. Il fisico, quello sì, è uno sfacelo, ma se dovessi azzardare la mia età direi che ho 28 anni. L'età in cui mi sono liberata delle regole familiari e ho avuto obblighi solo verso me stessa, ma con tutto il futuro davanti e tanti anni per realizzarlo. Sento che tutto può essere, tutto POSSO essere. E' stata una serata dolce, c'era il profumo dell'estate e quella brezza di mezzanotte che ti rinfresca l'appiccicaticcio dell'afa diurna. GF era vicino a me e ho rievocato quella sensualità dei 18 anni, la stessa esaltazione. E GF sempre, da sempre e per sempre nei miei occhi, oggi come allora.</div>
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No, non ho più 18 anni, nè 28. Ci sono momenti in cui mi dico: "sono amica di B. da 30 anni, ho questo ricordo di 35 anni fa..." sorprendendomi io stessa di queste cifre. E però io sento che ancora tanta parte del mio futuro è là, oltre la siepe, e io, Noi, stiamo per andare a prendercelo.</div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-12027514994430222972016-07-16T11:46:00.000+02:002016-07-16T11:46:39.158+02:00Io e le mie colleghe<div style="text-align: justify;">
Meno un mese alla partenza. Si comincia a mettere in ordine, raccogliere scatoloni, buttare quello che non serve più.</div>
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E ovviamente in questa operazione di decluttering non possono mancare bilanci e riflessioni.</div>
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Ieri sono stata a cena con le mie colleghe-amiche, per dirci arrivederci. Siamo state proprio bene, chiacchiere, aneddoti, pettegolezzi e risate. </div>
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Sono stata proprio fortunata, dal punto di vista dell'ambiente di lavoro, in tutti questi anni. Sono sempre stata circondata da persone disponibili e collaborative, pronte a darsi reciprocamente una mano quando c'era bisogno. Sia durante gli anni della specializzazione a Ferrara, che durante gli anni della medicina generale e della guardia medica non ho mai sperimentato prevaricazioni e divisioni e so che questa è una vera rarità.</div>
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Ho riportato tante volte su questo blog lo sconforto di un lavoro a tratti insoddisfacente, la mia rabbia per le ingiustizie o le indifferenze di dirigenti poco oculati, il dispiacere del sentirmi poco apprezzata.</div>
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Ebbene, in un mondo così, l'environment diventa ancora più importante, addirittura fondamentale per tirare avanti. E, lo ripeto, io sono stata proprio fortunata. Con le mie colleghe e colleghi ci siamo sempre dati una mano, sia professionalmente che umanamente, non è MAI capitato un episodio spiacevole, una recriminazione o un'accusa. Non oso neanche immaginare che inferno sarebbe potuto essere se fossi capitata (e capita, capita...) tra colleghi invidiosi a fare lo slalom tra dispetti e sgambetti professionali.</div>
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Ricordo benissimo gli anni dell'università, dove certi patetici personaggi ti guardavano in cagnesco anche se facevi solo un esame più brillante del loro, o che ti sgomitavano in corsia per attirarsi le attenzioni del professore di turno. Io fin da allora sono sempre stata un'outsider, una che tirava dritta facendosi i fatti suoi. Ma tra medici dicono sia importante (o forse necessario) stabilire una rete di conoscenze, costruirsi ad arte rapporti (spesso a soli fini utilitaristici) di reciproco scambio (=do ut des) per poter sempre dire "io sono amico di...". Salvo poi ritrovarsi col culo per terra appena il tuo "amico" si scorda di te se/quando gli fa comodo.</div>
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Sarà per questo che di tutti i 100 e più colleghi di università quelli con cui ho mantenuto una vera amicizia sono meno di 5. Sarà forse per questo che alcuni dei patetici personaggi di cui sopra sono conosciuti professionisti con la targa di ottone sul corso principale della città e io ancora mi arrabatto.</div>
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Tuttavia, ho fatto quello che la mia natura mi diceva di fare.</div>
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E credo di averci guadagnato in serenità e coerenza. Non mi sono mai dovuta guardare le spalle.</div>
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Anche le mie colleghe stanno un poco ai margini, come me: persone tranquille che cercano un bilancio tra lavoro e vita privata e famiglia, che non immolano tutte le proprie energie (fisiche ed emotive) sull'altare della carriera. Non hanno rimorsi, stanno a testa alta. E io sono stata bene con loro.</div>
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Mi sento di ringraziarvi tutti e tutte, per avere reso piacevole la navigazione in questi mari tempestosi.</div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-81340667699918675972016-06-18T00:10:00.000+02:002016-06-18T00:29:58.519+02:00Le mie prime dimissioni<div style="text-align: justify;">
Non so neanche più quante volte in questi ultimi mesi ho compiuto un gesto del quale mi sono detta: "da qui non si torna indietro". Quando ho accettato il nuovo lavoro, quando ho firmato il contratto, quando l'ho comunicato alla mia famiglia, quando ho firmato il nulla osta per il cambio di scuola di Fagiolina. Oggi ho fatto il più difficile: rassegnare le dimissioni. Di questi tempi, dare le dimissioni da un lavoro a tempo indeterminato, uno stipendio discreto e soprattutto sicuro, non è facile. Un incarico senza ferie, senza aspettative, senza malattia, senza maternità, ma comunque un lavoro che mi ha permesso di portare avanti la mia famiglia per cinque anni. Ho avuto tanti dispiaceri, su questo lavoro; primo fra tutti, e non lo dimenticherò mai, il dolore e il senso di ingiustizia per dover lasciare Fagiolino e Nanetto a 3 mesi di vita per i miei turni di 12 ore. E i miei genitori o GF che mi portavano in ambulatorio un Nanetto disperato dalla fame perchè lo allattassi. E il senso di frustrazione e di inadeguatezza quando i bambini piangevano mentre uscivo per fare la notte. E i saluti frettolosi, le cene fatte in piedi o non fatte per niente, e GF da solo a prepararli alla mattina. Ma ho anche conosciuto delle Colleghe e Colleghi fantastici, disponibili, onesti e collaborativi come ce ne sono pochi, purtroppo, nel nostro ambiente. Ho avuto la riconoscenza e il supporto di tantissimi pazienti, ho imparato a conoscere le persone, le loro case, le loro piccole difficoltà quotidiane. Credo di essere stata di aiuto ad alcuni di loro. Ho ricevuto gesti di stizza, di rabbia, di disperazione, di minaccia, di supporto, di riconoscenza, di amicizia. Ho visto le case di centinaia di persone: mi sono fatta un calcolo approssimativo e avrò fatto oltre 5000 visite, in questi 5 anni (ma sono 15 anni che faccio, anche se non continuativamente, questo mestiere, quindi sono certamente molte molte di più). Ho imparato a non aver (quasi) più terrore delle notti da sola, a mantenere il sangue freddo...ove possibile, a confrontarmi con la cronicità e con le urgenze. Credo di aver imparato a parlare con la gente.</div>
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Oggi ho scritto la prima lettera di dimissioni della mia vita.</div>
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Questo lavoro non prevede aspettative, sono una libera professionista, se sospendo la mia attività non ci sono alternative alla cessazione del rapporto di lavoro.</div>
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Oggi ho consegnato a mano le mie dimissioni: fare una raccomandata mi sembrava troppo impersonale.</div>
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I miei superiori mi hanno a malapena degnata di uno sguardo, l'unica cosa che mi hanno chiesto è stata se davo un preavviso congruo. Nè un "in bocca al lupo", nè un "come mai?", o un "comunque, grazie" (ma questo di certo non me lo aspettavo, eh). Ho visto la totale indifferenza nei loro sguardi. Mi sono addirittura chiesta se effettivamente mi avessero riconosciuta.</div>
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Un medico, un professionista che dovrebbe essere una risorsa per questo Paese se ne va, e nessuno sembra accorgersene. Sono molto dispiaciuta, sembra che io non abbia lasciato nessun segno. Via una, sotto un'altra a sgobbare. Tutto questo non fa che rafforzare la mia determinazione. Cuocetevi nel vostro brodo: graduatorie bloccate, H16, H24, Sanità Pubblica, Sanità Privata, ECM, Decreti Ministeriali...non sono più affar mio. </div>
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Come mi è capitato di ripetere più volte in questi giorni, raramente ho preso una decisione importante con così tanta sicurezza e fiducia, tuttavia... quanta, quanta amarezza mi lascio indietro!</div>
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<br /></div>
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<br /></div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-72404993554942255132016-04-20T21:37:00.000+02:002016-04-20T23:10:03.823+02:00Alla ricerca di una scuola buona<div style="text-align: justify;">
Torno ancora una volta sull'argomento scuola.</div>
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La scorsa settimana abbiamo avuto i colloqui di Fagiolina. Tra le tante cose che metterò nel mio bagaglio di ricordi lasciando l'Italia, ci sarà lo sguardo ferito di una delle sue maestre. Ci ha confessato, con gli occhi lucidi, che sente di non essere riuscita a mettersi in contatto con la classe, di non essere stata capace di trasmettere loro ciò che avrebbe voluto. E ci ha detto, quasi bisbigliando, che facciamo bene a portare via Fagiolina. Che fiorirà di nuovo, in un altro ambiente. Che avrà finalmente il modo di essere fino in fondo la bambina speciale che è. Che ha grandi potenzialità che non è riuscita ad esprimere in questo ambiente sfavorevole. </div>
<div style="text-align: justify;">
Il senso di sconfitta che emergeva dalle parole di questa giovane (ma esperta) insegnante ci ha toccati profondamente. Ci ha riempiti di tristezza per lei, e di rabbia per nostra figlia, per il suo futuro e quello di un'intera generazione. Di amarezza per questa Italia che non guarda avanti e non mette gli insegnanti nelle condizioni migliori per lavorare. Che guarda irrimediabilmente al passato senza accorgersi che la buona scuola è <span style="color: red;"><a href="https://www.uppa.it/educazione/scuola/la-scuola-non-e-una-gara/" target="_blank">altro</a></span> (leggete tutto l'articolo, è molto interessante: https://www.uppa.it/educazione/scuola/la-scuola-non-e-una-gara/).<br />
<br />
"<i>La scuola efficace è quella che sa trasformare la classe in un
laboratorio di interazione continua e sistematica fra i bambini, che
lavorano, insieme, in funzione di un’esperienza concreta e condivisa.
Questo metodo permette, attraverso la problematizzazione, di
attraversare gli errori e utilizzarli ai fini dell’apprendimento,
piuttosto che della competizione.
</i><br />
<i>Purtroppo l’Italia, in modo particolare con la riforma Gelmini che ha
riproposto i voti nella scuola primaria e addirittura la possibilità di
essere bocciati sulla base di un’insufficienza numerica, è regredita in
maniera significativa. Valutare continuamente con dei punteggi numerici
quello che l’alunno sta facendo significa interferire in modo
arbitrario con quel flusso mentale, cognitivo, ma anche sensoriale,
grazie al quale il bambino acquisisce una competenza. Le valutazioni
negative non producono alcun miglioramento nel rendimento scolastico,
costituiscono soltanto una modalità punitiva e mortificante."</i><br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Uscendo, mi risuonava in mente la scena de "La meglio gioventù", ormai vista e rivista decine di volte, specialmente da me che sono un medico. Una scena ambientata OLTRE 40 anni fa.</div>
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<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/N0VYLTYwx3s/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/N0VYLTYwx3s?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Ieri Fagiolina è stata male, e per un giorno è rimasta a casa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi è tornata a scuola e la maestra di matematica le ha dato per compito una scheda da completare. La stessa scheda su cui hanno lavorato ieri in classe, mentre lei era assente, e che avrebbero dovuto completare per domani. I suoi compagni hanno quindi avuto le ore in classe e 2 pomeriggi per farla. Fagiolina ha avuto solo oggi pomeriggio. Beh, nella scheda c'erano oltre <span style="font-size: x-large;">60</span> operazioni da svolgere. Dopo 8 ore in classe, perchè Fagiolina va a scuola a tempo pieno.</div>
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Essere stata male un giorno si è trasformata in una sorta di handicap e "recuperare" quello che non ha fatto in classe sembra una punizione. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Io non mi sento neanche più di criticare questo modo di fare la scuola. Non so più a chi attribuire colpe e responsabilità: la situazione è grave a così tanti livelli che ci vorrebbe, come si dice nel film, un'apocalisse, altro che una patetica riforma.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Io so solo che Fagiolina venne definita, anni fa, da educatrici di grande esperienza e competenza "una bambina straordinaria, una leader naturale, una fuoriclasse", e adesso me la ritrovo a piangere calde lacrime su decine di operazioni, a gridare "io odio i compiti! io non ci capisco niente! <i>io non ci riuscirò mai</i>!" e non so se è troppo tardi per toglierle dalla testa e dal cuore questa spina gelida che le è entrata dentro e che le fa credere di non essere capace di imparare.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In Danimarca non esistono voti fino a 13 anni, perchè "lo scopo dei primi anni di scuola è quello di sviluppare primariamente le competenze sociali dei bambini".</div>
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La premessa sembra buona, speriamo di ritrovare un po' di serenità.</div>
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<br /></div>
<br />Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-8561156586852956442016-04-11T12:39:00.001+02:002016-04-11T14:53:59.335+02:00L'accoglienza vs l'invadenza<div style="text-align: justify;">
Da un paio di settimane ho dato il via ad una operazione di decluttering estremo in casa. Complice il <a href="http://mammaebabbo.blogspot.it/2016/03/danimarca-arriviamo.html" target="_blank">prossimo trasloco</a>, ho deciso di liberarmi di una montagna di oggetti che giacciono da mesi, se non anni, nei meandri di casa e di rivenderli, riciclarli, regalarli e, solo se non c'è alternativa, buttarli. L'idea è quella di fare un po' di ordine, togliere di mezzo quello che tanto non porteremmo mai con noi in Danimarca e lasciare solo quello a cui siamo <i>estremamente</i> affezionati. Per quanto tutti quelli che vengono a casa nostra si stupiscano di quanto sia "vuota" e spartana (ci chiedono se ci siamo appena trasferiti quando, in realtà, stiamo qui da oltre 3 anni), le cose da eliminare non mancano di certo.</div>
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<br /></div>
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Ieri nel mio paesello c'è stato un mercatino svuota-soffitte in piazza e ho colto l'occasione di fare il mio banchetto di libri e oggetti usati.</div>
<div style="text-align: justify;">
Appena arrivata, alle 8,30, parcheggio temporaneamente davanti al ristorante della piazza per poter scaricare velocemente il banchetto e la mercanzia: tempo neanche 10 minuti e la padrona del ristorante (che sarebbe rimasto chiuso fino all'ora di pranzo) mi invita a spostare subito l'auto, che lì non può stare e dà fastidio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La giornata poi è scorsa via abbastanza piacevolmente, con qualche vendita e qualche chiacchierata, complice il primo sole primaverile.</div>
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Ho scoperto che la mia vicina di banchetto di destra è anche una vicina di casa, mentre i miei vicini di sinistra erano due uomini marocchini con un tavolo enorme pieno di oggetti di ogni tipo.</div>
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L'organizzatrice del mercatino mi racconta che quest'anno ha dovuto faticare parecchio per ottenere i permessi per il mercatino: nonostante la giunta di sinistra, sembra sia indecoroso fare un'esposizione di cianfrusaglie e paccottiglia usata. Alcuni negozianti della piazza si sono lamentati e opposti, e non si sa se ci saranno altri eventi del genere. Inoltre, in questo periodo c'è un'importante mostra di quadri in città che attira molti turisti: che cosa potrebbero pensare di tutte queste cianfrusaglie che deturpano la bellezza della nostra gloriosa città??</div>
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<br /></div>
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All'ora di pranzo, mi volto un attimo verso sinistra e scorgo che si apprestano a mangiare uno stupendo cus cus da un'ENORME tajine. Una roba mai vista. Sorrido e auguro buon appetito, ma loro mi invitano, cucchiaio alla mano, ad unirmi a loro. Non ci metto molto ad accettare: troppo gentili loro e troppo invitante l'aspetto del cus cus, che io adoro! Condividiamo il pasto chiacchierando, e mi fanno notare come sia bello mangiare dallo stesso piatto, perchè i confini in quel momento non ci sono più.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhnXEvWW-npjQv4KYwGpvo9ex_euglHMjEOPK8XOia7BurM_EvE8nahTP1o3ZdzBmou8FxYrT22rQWmwuvHhWrx7wEEWhgI0YjmhozSJ-VuOff0tAgsygF8HfKv5CT39YN1qNJaN4KfUwn/s1600/cus+cus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhnXEvWW-npjQv4KYwGpvo9ex_euglHMjEOPK8XOia7BurM_EvE8nahTP1o3ZdzBmou8FxYrT22rQWmwuvHhWrx7wEEWhgI0YjmhozSJ-VuOff0tAgsygF8HfKv5CT39YN1qNJaN4KfUwn/s320/cus+cus.jpg" width="320" /></a></div>
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<br /></div>
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Notano tra i libri usati sul mio banchetto <a href="http://shah-in-shah/" target="_blank">Shah-in-shah di Kapuscinsky</a>, (ho quasi tutti i suoi libri) che in copertina mostra una immagine di Khomeyni e da lì in un attimo cominciamo a parlare di religioni, di guerre, di sciiti e sunniti, di orrori e di pace. </div>
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<a href="http://static.lafeltrinelli.it/static/images-1/xl/411/2016411.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://static.lafeltrinelli.it/static/images-1/xl/411/2016411.jpg" height="320" width="206" /></a></div>
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<br /></div>
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Mi raccontano brani del Corano, sorridiamo all'irrazionalità di alcuni dogmi ("ma se Gesù è il figlio di Dio, chi sono i suoi nonni?"). Io ascolto, confesso che per noi europei è molto difficile comprendere le spaccature interne all'Islam, dichiaro che a mio parere staremmo tutti meglio se non ci fossero religioni. Il tempo passa, offro loro un caffè, scherzano dicendo che è una cosa molto strana che un medico si metta a fare mercatini. Una persona "modesta", mi definiscono.</div>
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<br /></div>
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Ad un certo punto sento una nenia sommessa: uno dei due prega dopo aver steso il tappetino a terra. Si sente appena la sua voce, si avverte che è un momento di intimità.</div>
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<br /></div>
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Nel pomeriggio si materializza un vassoio d'argento con un delizioso tè alla menta che i due signori offrono orgogliosi a metà piazza.</div>
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<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxgrmvE1WbGI55E1QPS4hyh2vkPqTyzRk5zBDFeV7k0IyIdcPuppBgAhvZiwvKd-cAq1zfP41JwQV2mgb_nqOdHuFinaQdhsdTBaSJ0V7rEYKEI_M8MjdEn44AYiUa7PXdDeeOLKxESJxi/s1600/t%25C3%25A8+alla+menta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxgrmvE1WbGI55E1QPS4hyh2vkPqTyzRk5zBDFeV7k0IyIdcPuppBgAhvZiwvKd-cAq1zfP41JwQV2mgb_nqOdHuFinaQdhsdTBaSJ0V7rEYKEI_M8MjdEn44AYiUa7PXdDeeOLKxESJxi/s320/t%25C3%25A8+alla+menta.jpg" width="320" /></a></div>
<br /></div>
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Alle 18, arriva accanto a noi un gruppetto di persone. Piazzano proprio accanto al tavolo dei due marocchini una sorta di ambone, microfoni, altoparlanti. Infine sistemano un grande manifesto "missione in piazza" e l'immagine di Gesù. Iniziano canti a squarciagola nel microfono, bambini e adulti armati di chitarre che girano in cerchio, si allargano, invadono il corso. Raccontano al microfono di vite tristi e vuote che miracolosamente hanno acquistato un senso dopo aver conosciuto Gesù, cercano di coinvolgere la piazza. </div>
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Sono invadenti, sono rumorosi. Non si riesce più a parlare con gli avventori del banchetto, anzi, le persone che passano corrono via veloci e non si fermano al mercatino: c'è troppo rumore, la passeggiata domenicale si fa per stare un po' in pace.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo un'ora e mezza di preghiere e canti (parecchio lagnosi, tra l'altro...se questo deve essere un mezzo per fare proselitismo sarà il caso di trovare qualcosa di più accattivante!), la maggior parte di noi comincia a smontare banchetti. Non ne possiamo più, ci è venuto il mal di testa. E la gente non si ferma neanche più a comprare, gira alla larga.</div>
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<br /></div>
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Me ne sono andata con un grande senso di fastidio, e anche di vergogna.</div>
<div style="text-align: justify;">
Avevo sperimentato la condivisione e il dialogo con questi due signori gentilissimi, avevo osservato il loro modo discreto di pregare e di vivere le loro tradizioni e convinzioni, e poi arrivano questi ferventi neocatecumenali, che devono sbandierare a tutti la loro fede, invadere gli spazi e rumoreggiare sguaiatamente di conversioni e peccato, sbatterci in faccia i loro bambini-soldato della fede. Questo secondo me è stato indecoroso, questo è stato volgare.</div>
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I due marocchini non hanno detto una parola fuori posto, neanche uno sguardo di fastidio nei loro confronti. Piuttosto una sorta di rassegnazione.</div>
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Ci siamo salutati stringendoci la mano, ma piuttosto sommessamente, le voci sopraffate dai canti microfonati.</div>
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<br /></div>
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Il ristorante, che a quell'ora apre per la cena, ha la vetrina coperta dal grande manifesto di Gesù. La padrona non fa neanche un accenno di protesta. Tutto va bene: quei canti sguaiati sono in italiano, quella piccola folla è dei nostri, tutti rispettabili e irreprensibili cittadini del paesello, famiglie per bene. Non venditori ambulanti, non spacciatori di cianfrusaglie che tanto rovinano il decoro della città. Non -non sia mai- stranieri islamici!<br />
<br />
Ecco, io a tutti quelli che continuano a blaterare di islamici che ci <i>sbattono in faccia</i> la loro religione e la loro cultura, che si devono adeguare, che sono chiusi, che <i>non vogliono</i> integrarsi...gli avrei fatto passare una giornata come quella di ieri.</div>
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<br /></div>
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P.S. Mi chiedo infine se anche i "missionari in piazza" abbiano dovuto pagare la tassa per l'occupazione di suolo pubblico che invece è stata richiesta a tutti noi espositori.</div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-26962405481463107592016-04-06T15:13:00.002+02:002016-04-06T15:34:52.793+02:00Rido e piango insieme<div style="text-align: justify;">
Ore 12,40 di un mercoledì di aprile. Squilla il telefono e vedo che il numero del chiamante inizia con +45: Danimarca. Faccio la figa e non mi faccio cogliere impreparata, rispondendo con un: "Hello, Margherita is here!"</div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Buonciorno</i>, io chiamo perchè so che avete delle domande per noi sulla scuola di Esbjerg".</div>
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<br /></div>
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Mi cade la mascella.</div>
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<br /></div>
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Il <a href="http://www.energymetropolis.com/" target="_blank">Comune di Esbjerg</a>, come tante altre città danesi, ha un ufficio dedicato ai newcomers, per aiutare i nuovi arrivati a stabilirsi confortevolmente nella città. Durante i recruitment days fatti a gennaio a Esbjerg, la Regione <a href="https://www.regionsyddanmark.dk/wm157175" target="_blank">Syddenmark</a> e <a href="https://www.workindenmark.dk/" target="_blank">Workindenmark</a> (le Agenzie che, di fatto, mi hanno offerto il lavoro) mi hanno fatto conoscere la responsabile del <a href="http://www.energymetropolis.com/live/" target="_blank">Newcomer's Service</a>, con la quale siamo in contatto per tutto ciò che riguarda documenti, housing e scuole. Lei stessa, dopo averci chiesto le nostre preferenze riguardo la zona dove abitare, ci ha consigliato la scuola e il quartiere più adatto a noi. Ha contattato la scuola, inviando la richiesta per l'iscrizione nella receiving class (dove i bambini che non parlano danese sono inseriti per il primo anno, per facilitare loro l'apprendimento della lingua).</div>
<div style="text-align: justify;">
E oggi la scuola ci ha chiamati, per mettersi a nostra disposizione!</div>
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<br /></div>
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Fagiolina e Nanetto andranno in classe insieme, una classe di 12-15 bambini. Orario: 8-14.</div>
<div style="text-align: justify;">
"C'è da acquistare qualcosa, tipo libri, penne, quaderni?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"No, forniamo tutto noi!"</div>
<div style="text-align: justify;">
[e mi viene da pensare alle 2 pagine di lista di materiale scolastico da comprare anche per l'asilo, qua in Italia]</div>
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"C'è da mettere un fondo cassa, tipo per gli acquisti della classe durante l'anno?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"No, da qualche anno qua in Danimarca non è più legale dare soldi alla scuola pubblica."</div>
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[e mi viene da pensare che ci è toccato mettere un fondo cassa per fornire i bambini di acqua e carta igienica. Per non parlare del "contributo volontario"/<i>obbligatorio</i> che paghiamo ogni anno alla scuola elementare]</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"I bambini devono portare il pranzo?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"Sì, possono portare quello che vogliono. Faranno 2 pause durante la mattinata, perchè si sa, sono BAMBINI, e devono uscire tutti i giorni."<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Occhi umidi.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"E devono avere un abbigliamento particolare? una divisa? o forse tutine impermeabili per stare fuori?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"No no, nessuna divisa! Sì, una tuta impermeabile può essere una buona idea, perchè qua i bambini escono anche se piove...."</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Alla fine di giugno saremo ad Esbjerg per trovare la casa, sarà possibile venire a visitare la scuola?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"Ma sì, certo, siete i benvenuti!!"<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Lacrimuccia che mi si affaccia al ciglio.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"E...dobbiamo portare dei documenti, qualcosa per l'iscrizione?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"Ma no, state tranquilli. I bambini hanno già il loro posto!"</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Io...io... ti ringrazio tantissimo, sei stata molto gentile! E... tu sei un'insegnante della scuola?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"Ma sì!! IO SARO' L'INSEGNANTE dei tuoi bambini! Per me è stata una <i>bellissima sorpresa</i> sapere che ci saranno due bambini italiani nella classe!!"</div>
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<br /></div>
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E lì altro che occhi a cuoricino, io non sapevo più se ridere o se piangere.</div>
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<br /></div>
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NON SOLO la municipalità si è occupata di trovare la scuola adatta alle nostre esigenze, verificare che ci fosse posto nella receiving class e iscrivere i nostri bambini, MA la scuola si è procurata di CHIAMARCI per rispondere ai nostri dubbi, trovando un'insegnante che parlasse anche italiano (per essere sicuri di capirci bene), rendendosi disponibile per altri chiarimenti e per una visita guidata tutta per noi. </div>
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<br /></div>
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Vabè, io non faccio altro che chiedermi dove sia l'inc..ata, perchè sembra TROPPISSIMO bello.</div>
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<br /></div>
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Boh, saranno per caso cattivissimi coi bambini??</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Jkiij9dJfcw/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/Jkiij9dJfcw?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-53314545389163114702016-04-01T22:37:00.003+02:002016-04-01T22:37:49.403+02:00Pillola rossa o pillola blu<div style="text-align: justify;">
Ancora una volta il parco giochi dopo la scuola si rivela una finestra aperta sulle dinamiche sociali dei nostri figli. Accompagni i bambini a giocare e sei spettatore di comportamenti che mai ti aspetteresti da un settenne.</div>
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Nello specifico: una compagna di classe che tratta tua figlia come una schiavetta. Le mette in mano il suo succo di frutta -finito- e le dice: "buttalo via". Non è la richiesta di un favore, ma un ordine. E poi se ne va a giocare più in là, lasciando tua figlia tra lo stupito e il sorpreso, a cercare un cestino.</div>
<div style="text-align: justify;">
GF, dopo aver assistito alla scena, si è avvicinato alla bimba e le ha chiesto il perchè di questo comportamento poco gentile. E la bambina a sostenere imperturbabile lo sguardo di un adulto, senza scusarsi, senza porsi un dubbio al mondo.</div>
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<br /></div>
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Non è la prima volta che assistiamo a queste scene. Una volta la bambina, giocando con una amichetta, si è messa a schizzare Fagiolina con l'acqua delle pozzanghere per non farla avvicinare. Un'altra volta, si è divertita a spaventare Fagiolino, incastrandogli quasi una mano nello sportello dell'auto. Tutto sotto lo sguardo impassibile della nonna, troppo presa dalla sigaretta o dal cagnolino, o dai pettegolezzi per ACCORGERSI che la nipote si comporta da bulletta. </div>
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<br /></div>
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Ok, mi rendo conto che detta così non sembra tutta sta gran cosa. Ma è lo <i>stile</i>, la spregiudicatezza, e la innegabile <i>voluntas nocendi</i> che ci lascia sbalorditi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Altro che innocenza infantile.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E Fagiolina, in tutto questo? Non si rende pienamente conto di essere trattata con disprezzo. Desidera giocare con la compagna di scuola, e non capisce come mai non riesce a farlo. Non sa leggere la situazione, prova disagio e non sa neanche perchè. Si difende come può, a volte fingendo indifferenza, a volte accettando i piccoli soprusi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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GF oggi, tornando a casa, le ha spiegato cosa era successo:</div>
<div style="text-align: justify;">
"Fagiolina, non ti sembra che X. si sia comportata male? Secondo te era giusto che tu buttassi la sua spazzatura?"</div>
<div style="text-align: justify;">
Fagiolina comprende quello che aveva solo intuito, e ne rimane profondamente turbata. Ferita, forse. E per molti motivi: perchè la sua "amica" non si è comportata da amica. Perchè improvvisamente si accorge di essere stata presa in giro. Perchè sperimenta il senso di esclusione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ed è anche quasi arrabbiata con GF, che le ha disvelato questa realtà, mentre poteva lasciarla nell'illusione che X. le avesse "chiesto" un semplice favore.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Qual'è l'età giusta per accorgersi che esistono persone negative? Che cosa dobbiamo fare noi genitori: proteggere i nostri figli evitando loro lo scontro con la cattiveria il più a lungo possibile, oppure buttarli nella mischia affinchè si rendano presto conto di come a volte è amara la realtà?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/RSFX9D7jZCs/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/RSFX9D7jZCs?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
No, perchè a volte io penso che la pillola blu non era così male. Si vivrebbe inconsapevoli, felici e stigrancazzi.</div>
Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-83379324653233529032016-03-25T12:52:00.001+01:002016-03-25T12:58:26.902+01:00A settembre ci sarò!!!<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="https://www.youtube.com/embed/yyNjODTzGbU" width="480"></iframe><br />
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Dopo nemmeno un mese dal nostro arrivo ad Esbjerg, sull'isoletta di Fanø, proprio davanti alla città, ci sarà questa meraviglioso festival: non vedo l'ora!<br />
Mi sembra un segno che è la destinazione giusta. Yeahhhh!Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-85225558983889528392016-03-23T21:20:00.000+01:002016-03-23T23:18:28.413+01:00Danimarca, arriviamo!!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
</div>
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<br />
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Eccolo qua, il comunicato ufficiale: ad agosto la famigliuola partirà, emigrerà, leverà le tende. Destinazione: Danimarca.</div>
<div style="text-align: justify;">
Chi se lo sarebbe immaginato?</div>
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Sì lo so, sono anni che parliamo di andare a vivere all'estero, ma la Danimarca non me la sarei mai aspettata. Di tanti Paesi che ho visitato, specialmente in Europa, la Danimarca mi mancava proprio; GF ha fatto qualche vacanza a Copenaghen, ma io sono stata nella terra della Regina Margherita II (ebbene sì! :-) ) per la prima volta 2 mesi fa. E precisamente per il mio colloquio di lavoro finale.</div>
<div style="text-align: justify;">
10 anni ci abbiamo messo, a trovare il coraggio di fare il salto, e le candidate sono state tante: Inghilterra, Svezia, l'Irlanda era in pole position, la Scozia (che rimane nei nostri sogni), ma abbiamo fatto un pensierino anche alla Francia. All'India, addirittura. E invece Danimarca.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Vorrei cominciare qua il diario di questo espatrio, per ricordare giorno per giorno tutti i passi di questa nostra grande avventura familiare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lascio tutto: contratto a tempo indeterminato, casa appena ristrutturata, la lingua italiana e le mie sicurezze. Il lavoro l'ho cercato e trovato io, GF per il momento ha l'obiettivo sempre più vicino della laurea, e quando ci saremo sistemati là si metterà anche lui a cercare il suo impiego. I bambini sono entusiasti, per ora, poi chissà.</div>
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<br /></div>
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<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Esbjerg" target="_blank">Esbjerg</a>. Si va ad Esbjerg, sul Mare del Nord. La città del vento.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
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width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mennesket ved Havet - L'uomo che guarda il mare, il simbolo di Esbjerg</td></tr>
</tbody></table>
<br />Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-63996362193187740262016-03-12T14:50:00.003+01:002016-03-12T15:04:14.479+01:00E pure la litigata col bagnino<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">Una sabato mattina mi sveglio masochista e decido di portare tutti e 3 i bimbi in piscina. Da sola. Dopo mezz'ora di vasca piccola esorto Fagiolina a farsi una nuotatina in vasca grande, con la tavoletta, mentre io resto coi piccoli in vasca piccola. Lotto 10 minuti per convincerla: non vuole andare perchè l'acqua è fredda. Raccomandazioni di restare vicino al bordo (ebbene sì, ancora non sa nuotare bene) e andare dritta. Alla fine si butta, fa mezza vasca, quando vedo che uno dei bagnati della corsia chiama il bagnino. Confabula 5 minuti, e poi il bagnino va da Fagiolina e la fa uscire. Senza dire nulla a me.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">Chiamo il bagnino e gli chiedo quale sia il problema.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-Eh, la bambina non può stare in vasca grande se non sa nuotare. Dà fastidio agli altri bagnanti.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-Ma scusi, se non la mando in vasca grande dove non tocca, come fa ad imparare?</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-Però se non va dritta non va bene.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-E allora come deve fare un bambino per imparare?</span><br />
<span style="color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif;"><span style="background-color: white; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-Deve fare un corso. (!!!!) Oppure lei (cioè io) deve stare con la bambina.</span></span><br />
<span style="color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif;"><span style="background-color: white; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-Ma ha visto che ne ho altri due???</span></span><br />
<span style="color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif;"><span style="background-color: white; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-Mi spiace, dà fastidio. E' il regolamento.</span></span><br />
<span style="color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif;"><span style="background-color: white; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-La prima corsia è quella per chi non sa nuotare bene, se gli altri bagnanti sono così bravi che si infastidiscono per una bambina che va lenta, perchè non vanno nelle altre corsie?</span></span><br />
<span style="color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif;"><span style="background-color: white; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-La bambina deve andare dritta.</span></span><br />
<span style="color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif;"><span style="background-color: white; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">-</span></span><span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">Questo è veramente ingiusto. Bisognerebbe avere più rispetto per i bambini che stanno imparando. La piscina non è fatta solo per chi sa già nuotare.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">Mi guarda con occhi bovini. Non sa manco cosa sto dicendo. per lui c'è un cliente infastidito, una bambina incapace e una mamma cacacazzo con troppi figli.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">Insomma, possibile che non si possa sguazzare tranquilli in piscina? che bisogna sempre essere nati "imparati"? come si impara se non si ha possibilità di provare??</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">Dopo aver faticato a convincere mia figlia che può farcela, che deve provare anche dove non tocca, che non deve avere paura e che se non prova mai non riuscirà mai...uno stronzo qualsiasi la fa uscire dicendole che non è capace. Ma vaffanculo va.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; line-height: 18px; white-space: pre-wrap;">Uscendo, mi sono letta tutto il regolamento. Col cazzo che ci fosse scritto che bisogna andare dritti. Pure in prima corsia.</span>Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-58593620261191544962015-10-28T12:18:00.000+01:002015-10-28T12:18:09.209+01:00Tra l'incudine e il martello<span style="font-family: inherit;">Una decisione difficile da prendere: accettare una sostituzione che si prospetta molto faticosa, sia per l'impegno (tante ore, tantissimi pazienti e pure maleducati, orari assurdi di ambulatorio, difficile compatibilità con gli orari di guardie e quelli familiari) sia emotivamente (poca empatia col medico da sostituire, sensazione di sottrarre risorse alla famiglia). Pro: soldi (ma neanche tantissimi) in più, che in questo periodo le spese ci stanno soverchiando. Contro: tutto quanto detto sopra. Quanti sacrifici sono disposta a fare e quanti rospi a inghiottire pur di rispettare tutte le scadenze economiche? Vale la pena farsi mettere i piedi in testa? oppure, in fondo, si tratta di qualche ora di lavoro ogni tanto, e poi mi lascio le rogne alle spalle? Ogni volta che mi trovo di fronte a queste scelte mi dico: dai, proviamo, che sarà mai? e poi, quando sono in mezzo alla tempesta mi dico sempre che sono stata una sciocca presuntuosa a non dar retta ai consigli di colleghi e amici, e che non vale sottrarre risorse temporali ed emotive alla mia famiglia per qualcuno che non lo merita e per due euro in più.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Medici che ritengono di farti un piacere a concederti di sostituirli.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Medici workaholic che ti guardano dall'alto in basso quando dico che i miei bambini sono la priorità.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Medici che ti chiedono fedeltà assoluta e ti fanno richieste assurde.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">In che casino mi vado a cacciare? </span><br />
<span style="font-family: inherit;"> </span>Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-73092161881391463942015-10-08T10:18:00.002+02:002015-10-08T10:38:17.984+02:00Una notte da non dimenticareUn turno così me lo ricorderò a lungo.<br />
Ore 1,15 di notte.<br />
Telefonata: "Dottoressa mio figlio di 3 anni respira male!"<br />
Quante volte ogni giorno sento questa frase? E poi nella maggior parte dei casi è solo un po' di muco che ostruisce il naso. Un raffreddore.<br />
"E' già successo l'anno scorso, all'ospedale mi hanno detto di fargli aerosol e Bentelan, io gliel'ho già dato, e in effetti mi sembra stia meglio..."<br />
Cosa ti fa avere l'intuizione che è meglio non esitare, meglio andare a vedere di che cosa si tratta?<br />
Potevo dire "Venga qui in ambulatorio" oppure "se sta andando meglio mi richiami fra 10 minuti e mi dice come va". Invece ho detto:<br />
"Mi dia l'indirizzo, che vengo subito, voglio stare tranquilla"<br />
<br />
E quando arrivo mi trovo di fronte alle immagini del manuale di emergenze respiratorie infantili.<br />
Un bambino dell'età di mio figlio, che sforza tutti i muscoli che ha per riuscire a tirare dentro l'aria, il cuore che batte a mille per la fatica, gli occhi chiusi per la fame di ossigeno.<br />
Un <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Croup" target="_blank">croup</a> grave. E se vi va, sentite l'audio sulla pagina Wikipedia, mette paura.<br />
Come ho avuto paura io. Ma non si deve mostrare la paura, sennò i genitori si spaventano e poi pure il bambino.<br />
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Ma il bimbo rantola, a momenti è molto agitato (segno di ipossia), a momenti tende ad addormentarsi (segno di ipercapnia), è pieno di rientramenti intercostali, il saturimetro dice 86%, la frequenza cardiaca arriva a 180.<br />
Provi coi tutti i tuoi mezzi a disposizione: cortisone, broncodilatatore. Il bimbo è talmente agitato che mi morde un dito, fortissimo, me lo fa sanguinare.<br />
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Quanto ci vuole a decidere per chiamare i soccorsi? A rendersi conto che non si hanno mezzi a sufficienza?<br />
Sempre troppo, sempre troppo, mi dico adesso, a posteriori.<br />
Perchè per un momento mi sono fidata di quello che mi dicevano i genitori, che gli altri episodi si erano risolti facilmente, che comunque stava andando un pochino meglio. Per un momento ho pensato che ce la potevo fare.<br />
Stanotte ci ho messo circa 10 minuti a capire che non bastavo.<br />
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"Pronto, 118? Sono la guardia medica, mandami subito l'ambulanza e l'automedica, ho un bimbo di 3 anni con laringospasmo, desatura, comincia a diventare cianotico, ho già fatto cortisone orale, intramuscolo e broncodilatatore!"<br />
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I volontari arrivano in 5 minuti, l'automedica dopo altri 5 minuti. Quando sei lì sembra un'eternità, cerchi di tranquillizzare bimbo e madre angosciata (giustamente), pienamente consapevole che ci vuole l'ossigeno, subito, e che tu non ce l'hai perchè sei solo la guardia medica e con te hai poco più che le tue sole mani.<br />
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La dottoressa del 118 arriva come un angelo salvatore, valuta subito la gravità della situazione, fa prendere una vena dall'infermiere, mette ossigeno con mascherina e reservoir, fa cortisonico in vena. Il bimbo risponde, ma poco.<br />
Bisogna caricarlo subito e portarlo in ospedale.<br />
Ci vuole l'adrenalina.<br />
Ci vuole un ambiente protetto, non questa camera da letto.<br />
Ci vuole la possibilità di gestire un arresto cardiocircolatorio, se necessario.<br />
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Quando escono, la dottoressa si volta verso di me e ci lanciamo uno sguardo da sopravvissute.<br />
"mamma mia", le dico, volendo significare "quanto l'ho vista brutta!!"<br />
"eh, ho visto", dice lei, volendo significare "hai ragione, era una situazione proprio brutta".<br />
Ci ringraziamo reciprocamente.<br />
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Salgo in macchina.<br />
Respiro 10 minuti, cerco di calmare il tremore delle mani.<br />
Questa notte non me la scordo di sicuro.Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1606780542716916579.post-92126341137156067192015-06-26T08:45:00.000+02:002016-03-23T21:53:42.693+01:00Come infilare una domanda sbagliata dietro l'altraCOSO: "lavori?"<br />
GF: no.<br />
COSO: "sei laureato?"<br />
GF: no.<br />
COSO: "e allora che fai?"<br />
GF: ho fatto ieri un colloquio per andare all'estero.<br />
COSO: "e che cazzo vai a fà all'estero? c'hai 3 figli!"<br />
GF: vaaabè. Ci si vede, eh? Ciao.Marghehttp://www.blogger.com/profile/06970947347533945506noreply@blogger.com1