sabato 30 marzo 2013

Aspettando la primavera

Astronomicamente è primavera da mò, peccato che la meteorologia non se ne sia accorta.
Nell'attesa ho fatto, dietro richiesta di un'amica, un cappellino-ciliegia (o mela??), lasciando perdere la lana dell'inverno e attaccando con il cotone dell'estate. Così, sperando che sia di buon auspicio.


Il modello l'ho adattato da qui: http://ferriegomitoli.blogspot.it/2012/02/cappellino-in-tondo-ricetta-base.html, ma dopo alcune prove con il gioco di ferri a 2 punte...


...ho deciso di lavorarlo in piano coi ferri diritti e ho fatto la cucitura dietro. Anche la prova fatta coi ferri circolari non mi ha convinta: aspetto con ansia che mi arrivi il set della Denise che ho ordinato per dedicarmi sul serio alla lavorazione circolare (e, soprattutto, Top-Down!). Non c'è niente da fare, il cotone svela ogni irregolarità della lavorazione, non c'è scampo, e col gioco di ferri il risultato non mi soddisfaceva!

Buona Pasqua e buona (speriamo) primavera!


venerdì 15 marzo 2013

Saperi preziosi

L'altro giorno passa mia madre da noi e mi fa:
"Ogni tanto vai a raccogliere le verdure nell'orto!"

Avete presente un orto invernale? No? Vi metto le foto:




Insomma, niente a che vedere con quei begli orti primaverili/estivi, pieni di succosi pomodori, generose melanzane, ridenti peperoni. L'orto invernale è incomprensibile a noi comuni mortali. Sì, certo, ci sono i cavoli, le verze e i broccoli che tutto sommato si riconoscono. Anche le bietole e i sedani, dai. Ci sono anche i finocchi, che però riuscire a capire se sono maturi o no, non è da tutti: stanno sotto terra! L'orto invernale è pieno di robe verdi, poco colorato, un po' triste se vogliamo. Le foto le ho fatte con un bellissimo sole, ma se è pure tempo brutto (come è giusto che sia d'inverno) ti fa proprio venire la depressione.

Insomma, alla vista del nostro orto mi sono detta:
"Ammazza quante erbacce, mamma si sarà sbagliata, cosa ci prendo qua da mangiare?"

ERRORE. Errorissimo!
Quelle che al mio occhio impreparato sembravano insignificanti erbacce, erano verdure.
Ho chiesto a mia madre di accompagnarmi a fare un giro per l'orto e tutto un mondo si è rivelato ai miei occhi. Rape, cicorie, bietoline, cavoli neri, insalatine da taglio, cardi, porri e tante altre.

Ma la meraviglia doveva ancora arrivare...
Mi ha portato in giro per il giardino e mi ha mostrato parecchie specie di erbe spontanee commestibili che non gli avrei dato un soldo di fiducia.
Insomma, abbiamo fatto un raccolto ricchissimo!


Un secchione di erbe miste così, biologiche, a Km meno che zero, non so quanto costerebbero dal rivenditore di fiducia.

Ve ne mostro un po', ma non mi chiedete i nomi. Mamma me li sciorinava come un manuale di botanica casereccio, ma io non ne ricordo quasi nessuno!
Bietoline e cime di rapa...





Ma anche cicoriette selvatiche, crispigni e... boh??






E poi tarassaco, speragne e non so che altro. Insomma, non solo ortica, che tutti quanti (ahi, ahi!) conosciamo. Dovreste vedere le insalate di mia madre, ci mette dentro erbe dai nomi fantastici: pimpinella, barba di frate, cresta di gallo, borragine e ultimamente anche fiori!

Ci sono saperi veramente preziosi. Uno di questi è sapere riconoscere le erbe spontanee, saperle raccogliere, pulire e cucinare. Tutt'altra cosa dal comprare insipidi pomodori fuori stagione e schiaffarli in mezzo ad un'insalata in busta. Mia madre per fortuna ha questo meraviglioso bagaglio culturale e cercherò di seguirla un po' di più nelle sue scorribande vegetali. Tra l'altro tutto questo, in tempi di crisi nerissima, si rivela un vero tesoro.

Ah, volete sapere cosa ci ho fatto?

Dopo averle pulite (ci ho messo un quarto d'ora) e lavate,


una rapidissima sbollentata in acqua, una ripassata in padella con aglio olio* e peperoncino e ci ho preparato una pasta meravigliosa e un contorno per la sera.



Ma secondo me ci potrebbe fare un pesto saporito, o anche gli gnocchi verdi o un bel risotto.
Il bello è che dopo tre giorni ricrescono di nuovo!

*Sì, lo ammetto, sono fortunata: anche l'olio era quello dei nostri bellissimi ulivi:



domenica 17 febbraio 2013

AMMO' BBBASTA!!!

Ieri, sabato, mi arriva in guardia medica un nonno che mi dice:
"Mio nipote ha la febbre da ieri, la pediatra ha detto di prescrivergli il Rocefin (terapia antibiotica intramuscolo usata per infezioni GRAVI, tipo polmoniti); mi può fare la ricetta?"
"Mi scusi, ma perchè devo prescrivere il Rocefin? Cosa ha riscontrato la pediatra? Il bambino ha una bronchite, una polmonite?"
"No, veramente la pediatra ha detto che non ha niente, ma siccome in passato ha avuto le convulsioni febbrili, per sicurezza ha deciso di prescrivere il Rocefin"
"E mi scusi, perchè non l'ha prescritto lei?"
"Perchè è sabato, è venuta a casa per farci un favore (nota: e si è fatta pagare 30 euro), ma ha detto che la ricetta me la deve fare lei, dottoressa".

ECCO. Mi sta capitando per l'ennesima volta questa cosa che NON TOLLERO PIU'.

Io non tollero più che qualcuno venga qua e mi dica "Il tal dei tali mi ha detto che mi deve prescrivere questo o quello". La firma sulla ricetta è la mia, IO sono responsabile di quella ricetta, se il farmaco fosse nocivo per il paziente in questione, la responsabilità sarebbe la mia. E chi mi dice poi che è vero che tal dei tali ha detto di prescrivere la tal cosa?
E poi, se tal dei tali ha deciso di prescrivere una cosa, perchè non ha tirato fuori il SUO ricettario e non l'ha prescritta lui?
Perchè io dovrei concordare a priori con la diagnosi?
In questo specifico caso è, tra l'altro, chiaro che il farmaco in questione è del tutto inadatto alla patologia corrente; prescrivendolo, dimostrerei di concordare con una diagnosi (infezione batterica grave) che ritengo SBAGLIATA.

NON SOLO.

Mi capita pure che mi telefonino e che mi chiedano di andare a somministrare questi benedetti farmaci intramuscolo, perchè è sabato/domenica/notte e non trovano nessuno che glieli sappia somministrare. Quindi mi chiedono NON SOLO di prescrivere, ma anche di SOMMINISTRARE farmaci per i quali non sono d'accordo.

UN FARMACO INUTILE E' UN FARMACO DANNOSO.

Mi chiedono di andare a massacrare culi di bambini colpevoli di avere solo un pochino di febbre da 1 giorno... MA STIAMO SCHERZANDO? Io ai miei figli non lo farei mai!

La pediatra in questione, guarda caso, qualche volta ci va lei a fare le iniezioni a domicilio... facendosi pagare 30 euro ogni volta. E ci credo che prescrive continuamente iniezioni!! Ogni ciclo le frutta 200 euro (senza fattura, ovviamente!)!!
Inoltre, cara la mia pediatra, se decidi di rispondere al telefono di notte, il sabato e la domenica e di fare visite domiciliari quando non saresti di turno (e ti fai pagare 50 euro a visita -senza fattura- dicendo, appunto, che sei fuori turno), allora fai pure le tue belle prescrizioni!
E comunque, un pediatra di libera scelta o un medico di famiglia NON PUO' effettuare visite COME LIBERO PROFESSIONISTA (a pagamento) ai pazienti iscritti nella sua lista: è una pratica scorretta e da denunciare.

BASTA! Oggi agli ignari e costernati genitori ho opposto il mio rifiuto, ho elencato le mie ragioni, e ho spiegato perchè la loro pediatra era da denunciare all'Ordine dei medici. Ho scritto tutto sul registro, ho ufficializzato che MI SONO ROTTA LE PALLE di essere la scribacchina di qualsiasi specialista, di concordare a priori con diagnosi non mie, di prendermi le responsabilità di altri, di mettere la mia firma su prescrizioni decise da altri.

Naturalmente sono andata a visitare il bambino in questione.
Aveva un raffreddore. ROCEFIN PER UN RAFFREDDORE!!!
Non ci ho visto più e ho fatto una tirata lunga mezz'ora.
I genitori in questione mi guardavano sbalorditi.

E alla fine, non hanno potuto far altro che concordare con me.

giovedì 7 febbraio 2013

Carnevale

Quando ho visto questo non ho saputo resistere!
Mi avanzava della lana del giusto colore e allora, facendo un po' a occhio, ho realizzato questo:






E l'ho messo in testa al mio Pimpi:






Quasi quasi me lo magno!!!


mercoledì 16 gennaio 2013

Il mio progetto per il 2013

Sono assente dal blog perchè ho dato vita ad un nuovo progetto. Sferruzzando alcuni regalini natalizi mi sono detta: "Ma da quanti anni lavoro a maglia? Trenta?". Eh, sì, in effetti mia madre mi insegnò che avrò avuto 7-8 anni. Anzi, mi regalò, proprio per Natale, un libro con le spiegazioni per realizzare delle bambole a maglia. Ancora ce l'ho, con la mia firma incerta nel retrocopertina. Tanta fu la voglia di "fare" quelle bambole, che mi misi d'impegno (o di tigna) e imparai. Prima diritto, poi rovescio. E poi, nel corso degli anni, un po' con l'aiuto di mia madre, un po' da sola, sbagliando, disfacendo e rifacendo, ho imparato tante altre cose. E allora, sempre sferruzzando, mi sono chiesta: "Ma perchè non condividere queste mie fatiche di semi-autodidatta? Perchè non insegnare ad altre il lavoro a maglia?".
Ho lanciato la mia proposta su Facebook e... magia del web! Un successone: sono fioccate un sacco di richieste.
Mi sono appassionata da matti a questo progetto. Si parte con un corso per principianti assolute, ma ho anche un sacco di idee per un corso intermedio, qualche workshop, uno knit-cafè. Magari qualche video su youtube.
Io sono fatta così: amo i lavori creativi ma anche ripetitivi, mi piace la maglia, l'uncinetto, il telaio, la caterinetta, ma anche fare i puzzle. Mi rilassa. Mi concentra e mi distende insieme. E mi piace vedere che ho creato qualcosa con le mie mani.


The Knitting Party:
lavoriamo a maglia!

1° corso di maglia a ferri
per chi non ha mai tenuto i ferri in mano,
per chi vuole rispolverare i ricordi di bambina/o,
per chi vuole sferruzzare in compagnia! 


(questa è l'intestazione della locandina del corso)

Ieri ho fatto la prima lezione. Ero molto molto emozionata, non ci avevo dormito la notte.
Non so, tutto questo ha un carico emotivo particolare, per me.
Sarà che mi smuove i ricordi d'infanzia.

E non vedo l'ora che i Fagiolini (tutti, maschi e femmine) siano abbastanza grandi per imparare. Già la Fagiolina mi chiede di insegnarle a cucire, e io le ho messo un grosso ago in mano, un pezzo di stoffa e un filo, e le ho fatto vedere come si fa.
E guardate qua che cosa ho trovato (fonte: http://www.ilmondodiru.it/?page_id=45):

Nella Pedagogia Waldorf il bambino non deve semplicemente essere occupato ma creare, si desidera che impari a fare cose sensate, a progettare, realizzare e finire un’opera che sia un telaio, un cappello lavorato ai ferri o una camicia cucita. Tutte doti utili nella vita quotidiana e nel lavoro. Le mani mediano fra capo e piedi, vale a dire tra Terra e Cielo, fra movimento e pensiero. Pertanto le attività delle mani, i lavori manuali, riuniscono ambedue le parti e servono a tutte e due. 
Nelle Scuole Waldorf- Steiner si inizia a far lavorare i bambini dell’asilo con il Telaio, il loro modo di lavorare ci dirà molto sulla loro maturità, difficoltà e talenti. Spesso un bambino con problemi di linguaggio faticherà un poco a tenere in ordine il filo e a seguire la ritmicità ed alternanza del sopra- sotto. Con i tessuti si creeranno delle piccole borse, copertine o arazzi. In prima classe i bambini sperimenteranno la Maglia da dito che introduce al lavoro a maglia vero e proprio. I bambini costruiscono i ferri da soli tagliandoli a misura e levigando dei tondini di legno, facendogli la punta e mettendo una pallina di cera in fondo affinchè il lavoro a maglia non esca. Questa attività dona molta gioia ed è per loro una tappa importante, lavoreranno a maglia: stanno crescendo!


“Rudolf Steiner ha messo in evidenza quanto sia importante fare la maglia. Con questo lavoro i bambini sperimentano come per mezzo di determinati movimenti delle mani e dei ferri da calza, col filo, si fa una maglia e con quest’ultima una successiva fintanto che alla fine diventa un utile tessuto intrecciato in cui una maglia di filo è sorta dall’altra e dipende da essa. Guai se una di esse non tiene, subito si forma un buco. Un tessuto fatto così può essere sperimentato addirittura come l’immagine fisica del processo del pensiero. Anche in esso un pensiero deve procedere dall’altro, non si deve rompere, non deve presentare lacune se l’insieme deve sussistere. Il bambino impara a fare la calza in un’età in cui un tale lavoro di pensiero non può esistere, anzi nuocerebbe. Possiamo dunque dire che impara a tutta prima a pensare con le mani. Molto più tardi, nelle classi medie e poi superiori, quando i ragazzi imparano ad esercitare un pensiero autonomo, il precedente aiuto delle mani, il far la calza appunto, ma non solo, renderà buoni servigi. Il prodotto finito, il lavoro finito, è per i bambini un premio per lo sforzo compiuto precedentemente. Tuttavia esso deve avere, come già detto, il suo collocamento sociale ed utile. In tal modo vengono risvegliati in lui importanti sensazioni sociali. Così si passa man mano dal gioco al lavoro. Come nella scuola si passa dal gioco all’arte, dall’arte all’artigianato fino a specializzarsi.” (Margrit Frey- Arlesheim)
Rudolf Steiner sintetizzava così: ‎"Lavorare a maglia insegna a pensare." 
Mica male, no?

giovedì 20 dicembre 2012

Regali fai da te all'insegna del riciclo

Eccetto alcuni libri che ho acquistato per i miei figli e altri bambini, quest'anno i regali li ho preparati quasi tutti a mano. Inoltre ho anche voluto riciclare  un po' di materiali che conservavo in casa proprio aspettando l'occasione giusta. Perciò, con le idee trovate sullo splendido blog di Chiara (modificando un poco le etichette), i vasetti vuoti degli omogeneizzati e qualche stoffa ho realizzato i miei pensierini natalizi. 

Sale marino integrale alle spezie: 



Sale rosa dell'Himalaya agli agrumi BIO:



Ho anche preparato il dado vegetale con verdure BIO, da un'idea di Ravanello curioso:


Ho poi confezionato tutto con delle stoffe colorate:



Ho aggiunto le etichette con gli ingredienti e ho fatto dei bei pacchettini (i sacchetti sono quelli dei distributori di cereali sfusi al supermercato!):



Infine, ho aggiunto delle decorazioni natalizie che ho cucito con feltro, stoffe e bottoni. Visto che col cucito non sono tanto esperta, questa è stata la parte più impegnativa. Però sono venute carine, no? 



Adesso mi rimane un po' di sferruzzo da finire, e siamo pronti!


giovedì 6 dicembre 2012

Due giorni speciali

Siamo appena tornati da una splendida gita infrasettimanale in un posto molto speciale, talmente speciale che anche solo definirlo non è facile: agriturismo, fattoria biologica, ecomuseo, azienda multifunzionale, agrinido. Abbiamo la testa e il cuore piena di idee, sogni, immagini, esperienze.

Ma partiamo dall'inizio.
Vista la prima nevicata che ha imbiancato i monti a noi più vicini, i Sibillini (sull'Appennino Centrale) abbiamo deciso di fare una fuga veloce in montagna per portare i bimbi a toccare la neve. Questa volta, invece di andare alla nostra casetta montanara, abbiamo però deciso di concederci una notte in agriturismo. Troppo sbattimento caricare l'auto di lenzuola, coperte, cibo, vestiti e tutto il necessario per soli due giorni.
Siamo stati qui.
Le nostre prime visite a questo luogo magico risalgono a quando Fagiolina aveva pochi mesi, ancora non c'erano le camere per dormire, era tutto in divenire. Già allora solo pranzarci era  stata un'esperienza unica: cibo biologico strettamente legato al territorio e alla stagionalità, legumi e cereali "antichi" riscoperti e coltivati a km 0, le stoviglie del commercio equo e solidale, cotture lunghe in pentole d'altri tempi. Recentemente l'azienda ha inaugurato un agrinido interno alla struttura, il primo agrinido nella nostra Regione, e noi abbiamo chiesto se i nostri piccoli potevano partecipare, per un giorno, alle attività insieme ai bambini iscritti. Ci sembrava una splendida occasione per vivere una giornata diversa dal solito.
E così è stata.

(disegno di G. Zavalloni)

Difficile raccontare tutto in poche righe.
Fagiolina e Nanetto, belli imbacuccati, hanno trascorso la mattinata nel grande orto della struttura, insieme alle educatrici, ai cinque bimbi del nido e a noi.
Hanno osservato tutti insieme un uccellino morto, forse per il freddo, forse per un gatto cacciatore. L'hanno toccato, hanno osservato gli occhietti senza vita, l'hanno soppesato per sentirne la leggerezza, hanno visto le piume volare via, le penne speciali delle ali, le unghiette appuntite. Hanno constatato che "non vola più" o che "non si muove". Hanno avuto il loro primo contatto con la morte.
Poi hanno dato mangiare alle quattro capre dell'azienda. Si sono sporcati col fango e hanno toccato il fieno profumato. Un pochino incuriositi, un pochino spaventati, le hanno viste avvicinarsi e allontanarsi e correre e spingersi. I nostri Fagiolini sono abituati alle nostre caprette e a dargli da mangiare, perciò sono stati belli spavaldi; Fagiolina faceva quasi la fighetta...
Poi, tra la scoperta di un bruco di cavolaia che camminava su una foglia e l'osservazione di insettini e lumache in mezzo alle foglie marce, i bimbi hanno raccolto legnetti, hanno spezzato con mani e piedi i bastoncini più lunghi, hanno fatto palline di carta. Insieme all'educatrice hanno costruito una piccola pira e hanno acceso il fuoco. Sì! Bambini di 2-3 anni hanno fatto il fuoco! Hanno osservato che il fuoco  "scalda", che "le foglie bruciando diventano nere", che "il fumo si muove col vento", e anche che "il fumo brucia negli occhi". Fagiolina, che alla soglia dei suoi 4 anni era la bimba più grande, ha pure fatto la sua marachella prendendo un fiammifero e accendendolo: non l'aveva mai fatto, si è appena appena scottata un dito (ha subito spento il fiammifero e si è data un bacino sul dito: non è rimasto neanche un minimo segno). Ha imparato che il fuoco scotta e che i fiammiferi non sono un gioco. Nanetto, col suo fare concentrato e riflessivo, ha osservato e toccato e annusato tutto quello che desiderava.

Poi i bimbi del nido sono andati a mangiare, noi abbiamo fatto una passeggiata e abbiamo proseguito la nostra giornata. Nel pomeriggio la responsabile della struttura ci ha fatto visitare le aree del nido, illustrandoci le funzioni dei materiali, degli allestimenti, degli spazi, dei mobili. Stanze piene di materiali naturali, di foglie, di sassi, di pigne, di colori, di legnetti. Specchi per osservarsi e osservare. Una stanza dell'accoglienza con grandissime finestre per guardare dal vero le stagioni che si succedono, con uno spazio per coltivare i semini raccolti, e in un angolo gli stivaletti di gomma pronti per uscire.
Abbiamo parlato molto molto a lungo con Federica, l'anima di questo progetto, educatrice ambientale, mamma e molto molto di più. Abbiamo parlato di approcci didattici, di come va la scuola italiana, delle nostre impressioni di genitori (che provano ad essere) attenti, delle nostre delusioni e delle speranze che riponiamo nei nostri figli. Abbiamo parlato di Pedagogia della lumaca, di scuola creativa, di approccio lento, di diritti dei bambini, del diritto di sperimentare il rischio. Il principale ispiratore di Federica ci è sembrato Gianfranco Zavalloni, il grande educatore e maestro purtroppo recentemente scomparso. Ma abbiamo anche osservato materiali steineriani, scritti di Loris Malaguzzi, disegni libri e illustrazioni di Bruno Munari, mobili montessoriani. Abbiamo sbirciato la ricca biblioteca del centro di documentazione ambientale (C.R.E.D.I.A. WWF), in cui oltre a titoli di educazione ambientale, c'erano un mucchio di libri di psicologia dello sviluppo, favole, giochi all'aperto, ... non so neanche io quanta roba c'era, mi è sembrato il paradiso, avrei voluto leggere tutto, c'erano testi che desidero da anni! La nostra lunga chiacchierata è stata interrotta da una nevicata straordinaria, con i fiocchi che venivano giù a valanghe, e che ci ha costretti a saltare in auto il più presto possibile per non rimanere bloccati lassù.

Questa esperienza ce la ricorderemo per un po', e anche i nostri figli.
Speriamo che qualcosa si muova anche da noi, non (o non solo) a livello di asilo nido, dove secondo me ci sono comunque ottime esperienze in corso (il nido montessoriano-psicomotorio che hanno frequentato/frequentano i nostri bimbi ci piace moltissimo, l'ho già scritto), ma a livello di scuola dell'infanzia e scuola elementare, dove secondo me c'è invece ancora tanto-tanto-tanto da fare!