sabato 28 gennaio 2012

Dei premi e delle punizioni



Io e GF abbiamo letto, ormai quasi due anni fa, un libro che ci ha fatto riflettere moltissimo: "Amarli senza se e senza ma - dalla logica dei premi e delle punizioni a quella dell'amore e della ragione" di Alfie Kohn. Dalla quarta di copertina:
 [...] uno dei bisogni fondamentali di ogni bambino è di essere amati incondizionatamente. Al contrario sistemi educativi quali punizioni (tra cui mettere in castigo), premi (come rinforzo positivo) e altre forme di controllo inducono i nostri figli a credere di essere amati solo se ci compiacciono o ci colpiscono favorevolmente.
Per una bella recensione vi rimando a questo post su genitoricrescono.com


Nel libro l'Autore critica, tra l'altro, i sistemi scolastici tradizionali, nei quali il bambino/ragazzo è stimolato a studiare non per il desiderio di conoscenza e l'amore per lo studio, ma solo per ottenere un buon voto, o un premio, o per evitare una punizione.

Io e GF abbiamo consigliato questo libro a molti amici, ne siamo rimasti veramente impressionati.
Ma.
Ma poi la vita di tutti i giorni è veramente dura, specialmente con una treenne vivace ed intelligente come Fagiolina, e un bimbo dolce e testardo come Nanetto.
A volte, quando siamo esasperati, mandiamo a cagare Alfie Kohn e la sua splendida teoria e il castigo ci scappa. Oppure, quando siamo sorpresi in positivo, non riusciamo ad evitare complimenti entusiasti e coccole supplementari.

Alla scuola materna, come del resto nel 99% delle scuole italiane, la logica dei premi e delle punizioni va per la maggiore. Non c'è nulla da fare. Abbiamo provato a discuterne con le maestre, ma con una classe di 28 bambini, ci rendiamo conto, un conto sono le teorie, un conto è la pratica (=tenerli a bada).
"Stare seduti sulla seggiolina" è la punizione data dalle maestre della scuola materna: quando un bambino si comporta male, viene fatto sedere in modo che si calmi un pochino e rifletta su ciò che ha combinato. Le caramelle sono invece il premio più diffuso.

Un giorno Fagiolina torna a casa e ci racconta che la maestra l'aveva messa in punizione, facendola stare sulla seggiolina, in bagno, da sola per un sacco di tempo.
-Ma ci sei stata tanto tempo?
-Sì!
-E hai pianto?
-No.
-Uhm... ti è piaciuto stare sulla seggiolina?
-Sììì!!
Allarmati, telefoniamo subito per avere spiegazioni.
La maestra, tra l'imbarazzato e il preoccupato, ci spiega che durante la mattinata un bimbo si era fatto la pipì addosso, lei era rimasta sola e Fagiolina non indossava le scarpe. Perciò si era portata Fagiolina in bagno, l'aveva fatta sedere per non perderla d'occhio mentre cambiava il bimbo e poi le aveva rimesso le scarpe.
Fagiolina, abituata a vedere lo "stare sulla seggiolina" come una punizione, aveva mal interpretato il gesto della maestra. Non aveva capito perchè doveva stare seduta.

Un altro giorno Fagiolina tornando da scuola ci racconta che la maestra l'aveva premiata.
-Ah sì? E cosa ti ha dato?
-Una caramella!
-E perchè? Sei stata brava?
-No.
-E allora, perchè ti ha premiato?
-Perchè avevo la tosse.

Insomma, Fagiolina non si orienta tanto, con 'sti premi e castighi.
Mannaggia Alfie Kohn, ci tocca darti ragione, ancora una volta.



3 commenti:

  1. Ah ah! Forte Fagiolina! Mi sembra però che più un problema dei premi e delle punizioni, ci sia un problema di comunicazione con la Maestra che ti dà la caramella anti-tosse o che ti piazza sulla sedia in bagno!
    In linea più generale lo stare seduto a "riflettere e calmarsi" non dovrebbe essere assegnato e quindi vissuto come punizione, ma veramente come "time out" e tempo per ritornare in sé. Invece la ricerca in educazione comportamentista più recente mostra come per la correzione dei comportamenti inadeguati la punizione non funzioni tanto bene, mentre il rinforzo positivo, meglio se simbolico (una stellina, un privilegio o un sorriso vanno meglio di una caramella), sono generalmente molto efficaci. E secondo me non è solo una questione di quanto è faticosa la giornata o quanti sono i bambini in classe. Tutti noi viviamo in società, e uno dei nostri compiti è fare in modo che i nostri comportamenti sviluppino al massimo le nostre potenzialità senza ledere quelle degli altri, quindi la risposta degli altri (che premiano o rimproverano) mi sembra perfettamente pertinente...

    Sabine

    RispondiElimina
  2. Kohn non fa però tanto un discorso di "efficacia", anche perchè questi metodi sono certamente ben efficaci nell'ottenere dai nostri figli ciò che vogliamo (che sia obbedienza, comportamenti educati, studio, eccellenza nello sport). L'autore spiega invece quanto premi e punizioni non siano per nulla utili nella crescita dei bambini come esseri pensanti, indipendenti dal giudizio altrui, in grado di distinguere autonomamente il giusto e lo sbagliato. Fa anche degli esempi molto convincenti raccontando di come studenti di scuole ove sono stati aboliti premi e voti siano più motivati allo studio, più attenti e curiosi, e ottengano risultati migliori nella vita. Non dico che accogliamo tutto ciò che dice Kohn, ma visto come siamo stati cresciuti (premi castighi e talcolta qualche scapaccione non erano certo messi in discussione 30 anni fa), è stata per noi una lettura rivoluzionaria.

    RispondiElimina
  3. Mia Figlia ha paura di essere messa in punizione sulla sedia da sola dietro la porta. Ha visto le maestre farlo per altri bambini ed ora le ha paura a fer le cose e soprattutto a scuola non ci vuole più andare. Io purtroopo lavorando non ho altra scelta, ma è difficile e dura. Ho parlato con le maestre della sua sezione e loro non lo fanno ma la altre si. Quello che mi fa rabbia è proprio che mia figlia non è ami stata punita ma cmq ha paura lo stesso e questa paura la sta bloccando.
    Purtroppo le maetsre di quella sezione dicono che per loro è un metodo efficace e nemmeno si mettono in discussione.

    RispondiElimina