domenica 18 settembre 2016

Io e le banche: una luuuunga storia

Chi mi conosce da tanto tempo sa che con le banche non vado granchè d'accordo. Basta l'evocazione di questa frase : "ma lei, conosce qualcuno?" per strappare un sorriso ai miei amici di lunga data.

Ho dovuto aprire un conto in una banca danese, indispensabile per l'accreditamento dello stipendio.
Ecco, ho scoperto che le banche sono uguali da tutte le parti.
Anzi no.
Anzi sì.

Capitolo 1: la scelta della giusta banca.

Vado a trovare il mio tutor per un saluto e esce fuori che devo aprire il conto in banca. Lui mi suggerisce una piccola banca a cui fa riferimento tutto lo studio e io decido di accettare il suo consiglio. Vado subito nel vicino ufficio della suddetta banca e ci accoglie un impiegato anzianotto MOLTO in difficoltà con l'inglese. Non fa caso al fatto che gli dica che sono un medico dell'ambulatorio vicino (come suggeritomi dal tutor) e ci invia al sito web per tutte le informazioni, dicendoci che ci vogliono 14 giorni per aprire un conto. Mhhh... Salutiamo e se n'annamo. Se non sembra interessato lui ad acquistare nuovi clienti, figuriamoci noi.
Svoltiamo verso la piazza principale e ci dirigiamo alla Danske Bank, la più grande del Paese.
Lì l'impiegata mi apre un conto in 10 minuti, senza battere ciglio. Per la carta di credito, niente da fare: ai nuovi arrivati non si concede, niente eccezioni, il contratto di lavoro che mi porto dietro non basta a garantire che sarò una cliente affidabile. Mi devo accontentare della carta di debito. E vabè, aspettiamola  a casa. Continuerò ad usare la mia VISA italiana (e pagare un botto di commissioni).

Capitolo 2: il direttore della banchetta.

Il giorno dopo ricevo una telefonata da un numero danese. E sai chi è? Il direttore della piccola banca suggeritami dal tutor. Motivo: scusarsi tantissimo per il trattamento che avevo ricevuto il giorno precedente. Il mio tutor l'aveva chiamato per dirgli che sarei andata, lui ha convocato il suo impiegato che parlava male inglese e quando ha scoperto che non avevamo aperto il conto mi ha chiamata personalmente. Quando gli ho detto che avevo risolto con un'altra banca era mortificato (spero che non sia volata una testa!), mi ha chiesto di incontrarci il giorno successivo per ridiscutere la situazione davanti ad un caffè, mi ha mandato un'ulteriore mail di scuse... Oddio, alla fine ero imbarazzata per lui. Mi faceva pena, e ancora di più il suo impiegato, che si sarà preso un rimprovero coi fiocchi. Ho anche mandato un sms di scuse al mio tutor, alla fine, che si era speso per me.
Ma ve lo immaginate un direttore di banca italiano che mi si comporta così? Boh, io no.
Comunque la frittata era fatta: il conto lo avevo già aperto da un'altra parte e stigrancazzi la banchetta.

Capitolo 3: le carte di debito/credito.

Dopo una settimana mi arriva il bancomat. Tutta contenta, provo ad usarlo alla caffetteria della scuola di danese. Niente. Ci vuole la fantomatica Dankort. A quel punto interviene la mia superenergica insegnante di danese e prende la situazione in mano. Mi chiede quali condizioni avevo strappato alla Danske Bank, come mai non mi avevano dato una VISA/Dankort, quali erano le spese previste. Alle mie risposte replica:
"no, nononono... non ci siamo!! Dammi il numero che adesso li chiamo IO!". E segue una bella strigliata telefonica al povero impiegato di turno.
Urca, da quando è cominciata 'sta storia sto falciando bancari come se non ci fosse un domani.

Capitolo 4: il meeting.

Dopo 10 minuti di telefonata M. torna con un nome e un orario su un biglietto. Due giorni dopo mi aveva fissato un appuntamento con una consulente della Danske Bank. Mi suggerisce quali condizioni strappare (conto completamente gratuito, carta VISA gratuita, trasferimenti all'estero gratuiti, ecc...). Spalanco gli occhi: come otterrò tutto ciò? "Tranquilla"-mi fa- "le ho detto che sei un medico, e qui abbiamo talmente bisogno di voi che ti stenderanno un tappeto rosso".
Capito. Adesso devo andare lì e fare la cazzona. Mi ci vedo proprio.
Due giorni dopo vado all'appuntamento: dietro l'ingresso tutto vetri della sede amministrativa mi sta già aspettando la tipa. Ci conduce in un piccolo ufficio tutto per noi: maxischermo, caffè, acqua. Dopo le due chiacchiere di rito cala gli assi.
Oh, ragazzi, mi hanno messo tra i clienti VIP! NON ho spese. Ho la VISA. Se deposito euro non pago niente. Posso ritirare euro dal bancomat senza ricarichi. Non ho dovuto neanche parlare, aveva già fatto tutto.
Mi rivolgo agli amici di lunga data: Io tra i clienti VIP! Ma mi ci vedete???
Mi saluta e mi informa che per ogni richiesta lei è sempre disponibile.

Nota in più: la mattina stessa vado a depositare degli euro allo sportello. L'impiegata mi fa pagare 40 corone (circa 5 euro) di commissione. Penso: aaahhh, vedi? stocazzo che non pago niente!
Dopo 3 ore ricevo una mail: la mia consulente ha già provveduto a rimborsarmi le 40 corone e si scusa perchè l'impiegata me le ha fatte pagare (probabilmente non le era ancora stata notificata la modifica del mio profilo-cliente).

Oddio... avranno cazziato pure quest'ultima?

1 commento:

  1. Mi fa piacere leggere tanto entusiasmo e mi piace pensare che "oltre" l'Italia ci siano belle scoperte da fare. Spero che anche noi, più tardi, faremo un'altra bella esperienza all'estero.... chissa. In bocca al lupo per tutto (ma penso che il difficile sia ormai fatto).

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